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Brasile: i Sem Terra scommettono sull’alternativa all’agricoltura capitalista

Dal nostro corrispondente in Brasile il resoconto della “12° jornada de agroecologia” dell’MST.

E’ terminata sabato 10 agosto la “12° jornada de agroecologia” organizzata dall’MST e da Via Campesina, quattro giorni di incontri sull’agroecologia realizzati all’interno della Escola Milton Santos, una scuola popolare di agroecologia conquistata e gestita dall’MST all’interno della città di Maringà nello stato del Paranà, che ha visto la partecipazione di più di tremila tra militanti e simpatizzanti della causa dei sem terras provenienti dalle città e dagli accampamenti del movimento in tutto il Brasile.

Le giornate sono state un momento di formazione popolare, tecnica e politica, rispetto al tema dell’agroecologia, unito ad un’analisi militante della situazione agricola del Brasile di oggi.

Numerosi sono stati i seminari e i laboratori organizzati per questa “jornada”, i temi cardine che hanno caratterizzato tutti gli incontri sono stati il rilancio dell’agroecologia, un modello di agricoltura di dimensione contadina e familiare libero da sementi transgeniche e da prodotti chimici portato avanti dall’MST e da Via Campesina come alternativa di classe al modello di agricoltura capitalista basato sulla monocoltura latifondista e sull’uso massivo di sementi OGM, oltre al rilancio di un “projeto popular e soberano para agricultura”, il progetto di azione collettiva dei movimenti sociali per la conquista della sovranità alimentare in Brasile, cioè l’autosufficienza alimentare del paese e la possibilità di autodeterminazione popolare nella scelta delle colture.

Nella prima giornata il movimento ha marciato per le strade della città di Maringà concentrandosi nel piazzale dell’università federale per denunciare la forte presenza delle multinazionali all’interno delle università e la loro influenza all’interno del mondo accademico contrapponendo il progetto di formazione popolare agroecologica e manifestando contro la chiusura di alcune scuole create all’interno degli accampamenti.

Le giornate successive di seminari e laboratori sono state aperte dall’intervento di Joao Pedro Stedile, leader storico dell’MST, con un’approfondita analisi sui progetti del Capitale nell’agricoltura brasiliana.

L’agricoltura è un settore fondamentale per l’economia brasiliana, il paese è infatti uno dei leader mondiali nell’esportazione di prodotti agricoli. L’analisi di Stedile ha illustrato come negli ultimi quindici anni vi sia stato un forte cambiamento del capitalismo all’interno dell’agricoltura del paese, uno scenario che se prima vedeva il dominio della borghesia latifondista brasiliana vede ora lo strapotere del capitale finanziario internazionale, possessore tramite multinazionali e banche di ormai tutta la catena produttiva del paese, dalla produzione di sementi alla commercializzazione. Non è mancato nell’intervento un plauso per il sanzionamento delle banche avvenuto durante le mobilitazioni degli ultimi mesi.

Questo cambiamento dei rapporti di potere all’interno del capitale ha portato ad un cambiamento delle caratteristiche del settore che vede aumentare fortemente le dimensioni dei latifondi, un aumento dovuto all’insaziabile sete di guadagno delle multinazionali e che mostra, dopo la liberalizzazione attuata dieci anni fa dal governo Lula, un utilizzo sistematico di sementi transgeniche che necessitano di un massiccio utilizzo di prodotti chimici. Una sostituzione con sementi OGM di cui hanno beneficiato solamente le multinazionali in quanto la produzione non è aumentata mentre invece si è aumentata la dipendenza degli agricoltori brasiliani costretti a comprare sementi transgeniche e prodotti chimici dalla medesima multinazionale. Quasi tutte le industrie sementiere sono state infatti acquistate da aziende estere che posseggono anche tutta la produzione di pesticidi ed erbicidi necessari alle colture.

Un cambiamento non solo tecnico ma anche finanziario. Sono aumentate le esportazioni di quelli che il mercato finanziario non chiama più prodotti alimentari ma commodities che a causa della speculazione, del mercato dei features e dell’oligopolio di 5 imprese multinazionali che posseggono la stragrande maggioranza del mercato, vedono alzare paurosamente i prezzi sul mercato internazionale.

Un mercato finanziario responsabile della creazione di altri mostri come il mercato della CO2, cioè la vendita di crediti di carbonio generati dalla creazione o dal possesso di foreste che assorbono anidride carbonica, vendibili sul mercato finanziario per rientrare nei livelli stabiliti dall’ormai fallito protocollo di Kyoto, e che ha visto recentemente un caso di compravendita di 300 mila ettari di foresta indigena acquistati con l’inganno da un’impresa francese con un guadagno in crediti di carbonio venduti di oltre 10 milioni di dollari.

La seconda parte dell’intervento di Stedile si è invece incentrata sulle contraddizioni che questo tipo di modello agricolo ha generato, contraddizioni sulle quali i movimenti contadini possono e devono agire in una prospettiva di lotta di classe.

La prima contraddizione è la caratterizzazione fortemente escludente di questo modello. Mai prima d’ora vi era stata una concentrazione della proprietà nelle mani di una così piccola fetta di popolazione, una concentrazione che non solo ha caratteristiche di esclusione sociale ma che vede anche una concentrazione della produzione verso la monocoltura di pochi prodotti, principalmente mais, canna da zucchero e soia, riducendo la biodiversità e generando una forte dipendenza del paese all’importazione di prodotti agricoli dal mercato estero, ne è esempio la forte importazione dalla Cina di riso e fagioli, elementi fondamentali della dieta quotidiana dei brasiliani.

Una situazione che pone un’altra contraddizione, quella dell’assenza di sovranità alimentare, che oltre a generare una dipendenza dal mercato estero per gli alimenti, crea anche una dipendenza sull’importazione di alti quantitativi di prodotti chimici necessari alla monocultura.

Una monocoltura che oltre ad impattare fortemente sull’ambiente rende di fatto debole il paese di fronte ai cambiamenti climatici sempre più frequenti di cui è esempio la forte carestia nel nord-est del Brasile scatenatasi lo scorso anno a causa della siccità.

Un altro aspetto su cui Stedile si è soffermato è il problema sulla salute generato dall’utilizzo di prodotti chimici in agricoltura. Il Brasile è il paese che usa il maggior numero di litri pro-capite di “agrotossici”, prodotti spesso banditi in molti paesi del mondo e che come rivela un indagine dell’istituto nazionale di ricerca sul cancro è la causa del 90% delle migliaia di casi di cancro nel paese, infermità fortemente in ascesa dopo la liberalizzazione delle coltivazioni transgeniche.

Una situazione che vede Via Campesina impegnata in una campagna per far pagare le cure mediche alle multinazionali.

La giornata ha visto poi l’intervento di numerosi movimenti sociali impegnati in vari ambiti di lotte agricole, ambientali e sociali, come la lotta contro la monocultura di Eucalipto, una coltura in forte aumento spinta dalle multinazionali della carta e appoggiata dal governo federale del Brasile con danni alle foreste, al suolo e all’approvvigionamento idrico di parti del territorio. Poi Stedile ha citato la lotta contro la costruzione di enormi dighe con grandi ricadute sociali e ambientali e la battaglia contro la monocoltura di canna da zucchero.

I seminari della giornata si sono chiusi con una forte critica a Dilma Russeff, colpevole di un forte rallentamento rispetto all’assegnazione di terre e di finanziare l’agrobusiness, e con una proposta, già espressa durante le contestazioni di giugno, per l’organizzazione di una costituente popolare per il paese.

IMG 2293Nella seconda giornata di seminari è stata invece illustrata la prospettiva di Via Campesina riguardo al “projeto popular e soberano para agricoltura”. E’ stato riaffermato come l’organizzazione contadina abbia creato nel tempo un nuovo metodo di lotta per la classe lavoratrice con una prospettiva anticapitalista all’interno della questione agraria, differenziandosi da altre organizzazioni di sinistra sostituendo alla sola prospettiva di collettivizzazione dei mezzi di produzione attuali, che andrebbe a mantenere lo stesso dannoso e fallimentare metodo di produzione, una proposta di alternativa basata sull’agroecologia. Un progetto che punta al raggiungimento della sovranità alimentare volto a garantire per tutta la popolazione un’alimentazione sana e abbondate, garantendo inoltre la capacità di autodeterminare che tipo di colture effettuare, obbiettivo che passa dalla conservazione di sementi locali e libere dal trangenico.

Un progetto con l’obiettivo di creare un’agricoltura libera dai veleni sparsi ogni giorno sui campi, in difesa del suolo, del territorio e della biodiversità, elemento essenziale per la coltivazione agroecologica, una metodologia di coltivazione che necessita di uno sviluppo della conoscenza popolare grazie alle scuole di agroecologia, alle conoscenze dei popoli indigeni e alla pratica costante ottenuta con la coltivazione della terra.

Nell’intervento dei rappresentanti di Via Campesina è stata sottolineata la necessità di rendere il cibo sano accessibile a tutti e non un prodotto di qualità disponibile solo per i più facoltosi.

Ad integrare la posizione di Via Campesina l’intervento di un membro del coordinamento nazionale agroecologia, un organizzazione che riunisce tutti i movimenti contadini impegnati su questo tema, volto ad illustrare le azioni messe fino ad ora in pratica e quelle in programma per attuare la transizione agroecologia.

Sono state illustrate le conquiste dei movimenti come la politica per lo sviluppo dell’agroecologia istituita dal governo di Dilma Russeff che ha creato una camera di lavoro interministeriale sull’agroecologia, un primo “plano nacional de agroecologia” che attende l’entrata in vigore di un secondo piano, basato sulla produzione di alimenti organici, sulla conservazione delle risorse naturali del paese sullo sull’appoggio ad una formazione agroecologia e su incentivi alla commercializzazione.

Un piano che prevede l’investimento di 2 milioni di reais per finanziare l’agricoltura contadina e familiare agroecologica, per finanziare i progetti di giovani contadini che scelgono di coltivare agroecologico e per investire nella produzione, conservazione e moltiplicazione di sementi locali.

Il piano prevede inoltre un finanziamento pubblico alla commercializzazione che destini alle mense scolastiche e ai programmi di sicurezza alimentari cibo coltivato con metodi agroecologici unito ad un finanziamento per la creazione di mercati locali.

L’intervento si è concluso considerando i rischi, le incertezze e le contraddizioni che stanno venendo portate avanti, mostrando coscienza del difficile contesto in cui si andrà ad attuare  il piano, della forte disparità in termini di incentivi che il governo sta elargendo all’agrobusiness rispetto all’agroecologia e della lentezza con cui questi programmi vengono attuati affermando la  necessità di una forte e costante pressione da parte dei movimenti sociali sul governo che nonostante queste aperture rimane fortemente legato agli interesse dell’agrobusiness.

Le giornate sono state inoltre cariche di arte e cultura creata dai compagni dei vari accampamenti tramite la “mistica”, una rappresentazione della lotta dell’MST carica di simbolismo, e grazie ai concerti di giovani del movimento presenti numerosi alla jornada.

A conclusione di tutto c’è stata una distribuzione a tutti i partecipanti di sementi libere dal transgenico e prodotte in un accampamento dei sem terra.

Queste giornate dimostrano la forza, l’organizzazione e la capacità di elaborare un progetto di lotta alternativo che possiede il movimento dei sem terras cosciente sempre delle contraddizioni che sta affrontando in un non facile cammino di lotta per la Riforma Agraria all’interno della società brasiliana. 

(Foto di Ernesto Faba)

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