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Bce: per la Grecia rubinetti chiusi e corda al collo

E’ uno Tsipras sconsolato e spiazzato quello che ha appreso che la Bce e la Troika continueranno a tenere Atene sulle spine e a ricattare il nuovo governo ellenico a corto di liquidità e sempre più debole in una trattativa che ha iniziato male e continuato peggio, pur spacciandola come una ‘grande vittoria’. D’altronde appariva chiaro fin dall’inizio che una trattativa con il ‘gigante’ rappresentato dall’Eurogruppo e dalla Troika – pardon, “le istituzioni” – non poteva partire da presupposti di moderazione e responsabilità da parte di una Grecia che ha tutto da perdere.

Oggi l’ennesima doccia fredda. Niente Quantitative Easing per la Grecia.
E’ al Der Spiegel che il premier ellenico ha affidato le sue sacrosante – ma forse ingenue – lamentele nei confronti della cabina di comando europea. L’istituzione monetaria europea “ci tiene ancora la corda attorno al collo”, ha detto in una intervista al settimanale tedesco. Uno sfogo, quello del premier ellenico, dopo che il direttorio della Bce che si è svolto ieri in trasferta a Nicosia, si è chiuso senza il previsto aumento al tetto di finanziamenti di emergenza che la Bce avrebbe dovuto concedere alle banche greche, un canale dal quale indirettamente lo Stato greco potrebbe attingere per ottenere liquidità a breve termine.
Questo strumento della Bce indirettamente potrebbe essere utilizzato dal governo Tsipras per finanziarsi, accordandosi con le banche greche per far comprare loro emissioni pubbliche (specialmente a breve scadenza) da utilizzare poi come garanzie (collaterali) per ottenere i rifinanziamenti della Bce. Ma il limite, pare, è stato aumentato dalla Bce ad Atene solo di 500 milioni di Euro. Una vera e propria presa in giro.
La decisione della Bce avrebbe spiazzato il governo di Atene, che contava sull’innalzamento del tetto della liquidità di emergenza dato che il Paese è a corto di liquidità e deve onorare diversi pagamenti in scadenza già a marzo, tra cui titoli di Stato a breve scadenza e una tranche di prestiti del Fondo monetario internazionale.
Se la Bce non apre il rubinetto “torneremo al thriller visto prima del 20 febbraio”, ha denunciato Tsipras. Ieri tuttavia il presidente dell’istituzione monetaria ha rivendicato come per parte sua la Bce stia già facendo molto per la Grecia. Anzi, “troppo”. Complessivamente, ha detto Draghi, la Bce ha crediti verso Atene per 100 miliardi di euro, il 68 per cento del Pil greco e il livello più elevato di tutta Eurolandia. “L’ultima cosa che si possa dire – aveva affermato Draghi – è che la Bce non stia aiutando la Grecia”. Il ritornello pronunciato da quello che avrebbe dovuto essere nelle intenzioni di Atene un alleato delle rivendicazioni elleniche è sempre lo stesso: Atene deve fare la sua parte rispettando il programma di correzione europeo. Dopo che quello chiesto oggi d’urgenza sarebbe stato negato dalla controparte, Tsipras ha chiamato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker per chiedergli un incontro la settimana prossima. Ma dovrà portare qualche dono in cambio se vorrà un allentamento della corda che l’Ue e l’Fmi hanno stretto al collo di Atene.
Brutte notizie per l’esecutivo ellenico – e il popolo greco – anche su altri fronti. Il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem ha ricevuto la lettera del ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis con le sei “riforme” proposte dal Governo ellenico, ma anche se verranno illustrate all’Eurogruppo lunedì ciò non accelererà l’iter per l’esborso degli aiuti finanziari. Secondo fonti Ue, il negoziato ‘tecnico’ che porterà allo sblocco della ennesima tranche di prestiti “è ancora in alto mare”. Tale processo, si precisa, non passa per i ministri ma per le istituzioni, cioè la ex Troika formata da Ue, Bce ed Fmi. Ma siccome il Governo ellenico non ha coinvolto le istituzioni su queste sei riforme il negoziato tecnico ancora non parte.
«C’è un chiaro accordo con l’Eurogruppo, che prevede la consegna di un programma di riforme dettagliato entro aprile (al più tardi per giugno); quindi ne verrà valutata l’attuazione. Solo se Atene consegnasse e attuasse il programma in anticipo potrebbe ottenere a degli anticipi sulle risorse», ha detto Martin Jaeger, portavoce del ministro delle Finanze tedesco Schäuble.
Ad aggravare il quadro in mattinata erano intanto arrivate cattive notizie sul fronte economico interno. I problemi finanziari sono più acuti di quanto noto: il più piccolo errore potrebbe provocare ritardi nei pagamenti o un default, ha scritto raggiante la principale agenzia di stampa tedesca, la Dpa, citando fonti del governo ellenico.
L’esecutivo avrebbe chiesto ai fondi pensionistici e altre istituzioni pubbliche di mettere a disposizioni i propri capitali. In passato Atene ha già attinto 250 milioni dal fondo agricolo e altri 114 dalla Commissione Poste e telecomunicazioni. Le banche greche sono adeguatamente capitalizzate, la liquidità è assicurata e non c’e’ alcun rischio per i depositi, ha da parte sua assicurato il governatore della Banca centrale ellenica, Yannis Stournaras, dopo un incontro con il premier e il ministro delle finanze Varoufakis. 

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1 Commento


  • Daniele

    Vista la situazione, ampiamente prevista da chi non è socialdemocratico o “moderato”, perchè il governo greco continua a pagare lo stipendio ai preti, non tocca l’immenso patrimonio della chiesa greco ortodossa e le enormi e assurde spese militari? Del resto la madre dei cretini è sempre incinta.

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