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Mosca: reagiremo a minaccia dei missili USA in Romania e Polonia

Il giorno successivo all’apertura ufficiale del cosiddetto sistema di difesa antimissilistica nella base rumena di Deveselu, USA e Nato ne hanno iniziato ieri la realizzazione anche in Polonia, nell’ex aeroporto militare di Redzikowo, vicino alle coste del mar Baltico. Il portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov ha dichiarato che tale spiegamento di armi in Europa orientale costituisce una minaccia per la Russia; la portavoce del Ministero degli esteri Marija Zakharova ha accusato gli USA di violazione dell’Accordo sulla eliminazione dei missili a corta e media gittata.

Già all’annuncio dell’inaugurazione del dispositivo rumeno, il presidente Vladimir Putin aveva definito le azioni di USA e Nato come l’inizio di una nuova corsa agli armamenti e aveva dichiarato che Mosca è obbligata ad adottare misure adeguate per liquidare la nuova minaccia. “Noi avevamo proposto la collaborazione, un lavoro in comune coi partner americani: tutto questo è stato respinto. Ora essi ci propongono non un lavoro, ma una discussione su un tema da loro fissato. Niente di concreto: tutto viene fatto unilateralmente, senza tener di conto delle nostre preoccupazioni e ciò ci rammarica”. Secondo Putin, non si tratta di un sistema difensivo, ma di parte del potenziale nucleare USA allargato alla periferia. “L’abbandono unilaterale dell’Accordo sulla difesa antimissilistica da parte USA era stato il primo passo per tentare di distruggere l’equilibrio strategico mondiale; questo è il secondo passo” ha detto Putin, che ha aggiunto che Mosca intraprenderà ogni azione necessaria per garantire l’equilibrio strategico, che rappresenta “la garanzia più sicura dall’insorgere di conflitti su larga scala”.

Il vice presidente della Commissione difesa del Senato russo, Frants Klintsevič, ha dichiarato che l’apertura del nuovo sistema d’armamento USA nella Romania sudoccidentale, potrebbe influire sulla ulteriore partecipazione russa all’accordo “New Start” (in russo “SNV-III”: Accordo sulle Armi d’attacco strategiche), sottoscritto nel 2010 da Barack Obama e dall’allora presidente russo Dmitrij Medvedev.

E’ chiaro come, a Mosca, appaiano di circostanza le “assicurazioni” fornite il 12 maggio dal vice capo del Pentagono, Robert Work, circa il fatto che i sistemi di direzione automatica “Aegis”, armati di missili-intercettori “Standard-3”, installati in Romania e Polonia e la loro programmata modificazione operativa da ora al 2018, non siano destinati alla liquidazione dei missili russi a corta e media gittata. E’ un fatto che, il giorno successivo, il diretto superiore di Work, il capo del Pentagono Ashton Carter, è nuovamente tornato sulla “minaccia globale” che costituirebbero per gli USA paesi quali Russia, “con le sue aggressioni, soprattutto in Europa”, Cina e la sua “crescente influenza nella regione del Pacifico” e Corea del Nord, seguiti nell’ordine da Iran e Isis.

In tali circostanze, ecco dunque che Mosca si appresta a rimettere in linea per l’ammodernamento almeno 6 reggimenti del vecchio convoglio “Molodets”, una sorta di treno con missili balistici intercontinentali “Jars”, trainato da tre locomotive, rimasto in servizio dal 1987 al 2005 e rientrante nell’accordo “New Start”. Solo che al posto del pesantissimo “Molodets”, che creava seri problemi al sistema ferroviario russo, ci sarà il nuovo missile intercontinentale “Rubež”, portato da un singolo vagone e non da due.

Proprio in coincidenza con il dispiegamento dei sistemi USA in Romania e Polonia, alcuni esperti notano che il missile balistico intercontinentale RS-24 ”Jars” può costituire lo scudo nucleare russo: di difficile individuazione da parte dei satelliti, perché in continuo movimento. Uno solo di questi razzi può portare, a 12mila km di distanza, 4 testate nucleari di 300 kilotoni ciascuna: in pratica 67 volte la potenza sganciata su Hiroshima, che potrebbe distruggere tre metropoli come Los Angeles. Accanto a questo, entro il 2020 Mosca programma di armare 10 brigate del missile OTRK “Iskander”, in grado di coprire la distanza tra Kaliningrad e Varsavia in 2 minuti alla velocità di 2.100 m/s.

Una recente rassegna pubblicata da Pravda.ru, rileva come Mosca pianifichi di spendere 22 trilioni di rubli nei prossimi 10 anni per l’ammodernamento del 70% del proprio arsenale e l’acquisto di ulteriori 1.000 elicotteri, 600 aerei, 100 vascelli, oltre a missili intercontinentali di nuova generazione. Nella rassegna si mettono a confronto nuovi modelli d’arma russi e statunitensi, quali il caccia T-50 russo di 5° generazione: del 30% meno costoso dell’americano F-22, una volta e mezzo più veloce, con autonomia quasi doppia. Sulla stessa linea il Su-35S e il Mig-35, ambedue in grado di colpire più obiettivi simultaneamente, più veloci dei corrispettivi caccia USA e il Su-34, definito “eroe della guerra con la Georgia” nel 2008, in cui riuscì a neutralizzare praticamente tutti i sistemi missilistici “Buk-M1” e i radar 36D6 regalati dall’allora presidente ucraino Viktor Juščenko all’ex presidente georgiano Mikhail Saakašvili. Di rilievo il Tu-160 “Cigno bianco”, il cacciabombardiere più pesante e potente al mondo, con 14mila km di autonomia, che porta 40 tonnellate di armamenti e può raggiungere New York in tre ore.

Ma, per fronteggiare i nuovi sistemi missilistici schierati da USA e Nato in Europa orientale, Mosca ha in programma anche il varo entro il 2020 di altri 7 esemplari del sommergibile strategico d’attacco “Borea”, un vascello con un’autonomia in mare di tre mesi, 5 volte più silenzioso dei precedenti esemplari e che, da 480 metri di profondità, è in grado di lanciare missili intercontinentali “Bulavà”, praticamente immuni da ogni difesa antimissile e che possono raggiungere ogni punto di USA e Cina fino a 8.000 km. E ancora: le corvette multiruolo “Stereguščij” destinate a colpire sommergibili, navi nemiche a 130 km di distanza e velivoli a 10 km di altezza col sistema “Kortik-M”. Entro il 2020 Mosca pianifica di armare 56 divisioni con i missili S-400 “Triumf”, che neutralizzano testate nucleari nemiche a 30 km di altezza e velivoli “invisibili” Stealth. Infine, tanto per rimanere sulla terra, la rassegna si chiude con quello che viene definito “l’orgoglio della difesa russa”: il carro T-90, in grado di superare trincee di tre metri e guadare corsi d’acqua fino a 5 metri di profondità ma, soprattutto, capace di liquidare un “Leopard” tedesco senza che questo possa avvicinarsi a meno di 2,5 km.

Vien da ripetere con l’imperatore del Faust goethiano “Qui si vedrà chi ha più forza e più coraggio”.

 

Fabrizio Poggi

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