L’ultima novità dell’inchiesta Russiagate è l’intervento di Rudolph Giuliani, l’ex sindaco “sceriffo” di New York e da poco tempo membro dello staff legale del presidente USA.
Secondo il suo parere, espresso nel corso di una intervista all’emittente televisiva ABC, Donald Trump non dovrebbe presentarsi nel caso di mandato di comparizione emesso dal procuratore Mueller.
“Gli stanno tendendo una trappola” – ha dichiarato senza mezzi termini Giuliani. Secondo l’ex sindaco di New York gli inquirenti non avrebbero nulla di concreto in mano, e presentarsi a rispondere potrebbe essere controproducente per il presidente.
«Non occorre presentarsi. Trump è il presidente degli Stati Uniti. Ha gli stessi privilegi degli altri presidenti. Clinton negoziò un accordo in cui non ammetteva l’efficacia del mandato di comparizione” – ha aggiunto, esprimendo chiaramente quella che vorrebbe essere la sua strategia difensiva: non presentarti, non rispondere.
Ma ci sono di mezzo anche ovvie questioni di opportunità politica, e Trump non potrà esentarsi dal comparire almeno di fronte ad un grand giury, come fece d’altronde Clinton per il caso Lewinsky.
In quel caso, Giuliani ha già dettato le regole: “Solo per due ore e mezza, solo in una forma concordata. Dichiarazioni non sotto giuramento. Solo domande e risposte, avendo le domande in anticipo. Così, potremmo realmente risolvere la questione con Robert Mueller”.
Giuliani nel corso dell’intervista è stato anche interpellato sull’altra tegola che sembra sul punto di cadere in testa a Trump, ossia un possibole “sexy gate” che in un paese bigotto come gli Stati Uniti non aiuta mai.
Parliamo della presunta relazione con la pornodiva Stormy Daniels, che Giuliani tende a ridimensionare e a non considerare rilevante: “Premetto che non sono coinvolto in questa storia. Quindi non lo so, mi limito a dire quello che hanno detto i diretti interessati: lui nega che sia successo, e anche lei lo ha scritto in una lettera. Lui lo nega e lei ha negato. Poi, proprio prima delle elezioni, si è fatta avanti con una certa dose di opportunismo”.
Alla domanda sul presunto utilizzo di fondi elettorali per “mettere a tacere” la Daniels, Giuliani ha tagliato corto: “Non lo so e non mi interessa. Ciò che conta per me sono due cose. La prima: non era un contributo della campagna di Trump. Secondo, anche se lo fosse stato è stato completamente rimborsato con fondi personali del presidente. Quindi caso chiuso per Donald Trump”.
D’altronde, cosa doveva dire? La realtà però appare un po’ meno semplice, ed il fatto che Trump abbia voluto inserire nel suo staff legale un personaggio come Giuliani è di per se indicativo di una cosa: il presidente ed il suo entourage si stanno rendendo probabilmente conto che qualcosa di complicato da gestire è in arrivo.
Giuliani è – come ricordato – il “sindaco sceriffo” di New York, l’uomo che ha sconfitto la criminalità nella Grande Mela, e sopratutto il sindaco coraggioso dell’11 settembre: dopo gli attentati alle Torri Gemelle ebbe un ruolo di primo piano nel far ripartire la città, al punto da meritarsi il titolo di “uomo dell’anno” da parte del Time.
Insomma, è personaggio di grande mediaticità e di buona fama, un “uomo della legge” che – oltre che per le sue doti di avvocato, che onestamente non conosciamo – può aiutare molto dal punto di vista dell’immagine.
Perchè l’impressione è che il procuratore Mueller non sia così privo di risorse come lo descrive Giuliani, ed il Russiagate è qualcosa di concreto, che potrebbe creare più di un problema a Trump.
Come d’altronde il sexy gate con Stormy Daniels la quale, ospite del Saturday Night Live (popolare show televisivo americano) ha inscenato un colloquio con Trump, interpretato per l’occasione dall’attore Alec Baldwin, che chiedeva alla stessa Daniels un consiglio per mettere fine agli scandali. La risposta? Eccola:“Dimettiti, mi spiace Donald, è troppo tardi. Tu non credi nel cambiamento climatico, ma, piccolo… è in arrivo una tempesta!”
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