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Kiev all’attacco nel Donbass forte degli aiuti USA e turchi

Ieri pomeriggio la portavoce della DNR ai colloqui di Minsk, Viktorija Talakina aveva dichiarato che la delegazione ucraina nella capitale bielorussa era priva dei pieni poteri per condurre una trattativa completa sulle questioni all’ordine del giorno, ed ecco che nella notte si sono ancor più intensificati i bombardamenti ucraini sul Donbass, in particolare su Donetsk.

Se nella giornata di ieri il vice comandante di corpo della DNR, Eduard Basurin, aveva parlato di quasi 600 tra proiettili di artiglieria e carri armati, granate e bombe di mortaio esplose lungo la linea del fronte dalle truppe di Kiev, la notte ha ricordato, a detta delle agenzie della DNR, le battaglie più furiose dell’estate 2014. Particolarmente intensi, dalla mezzanotte, i bombardamenti su Jasinovata e sulla zona industriale di Avdeevka, sui quartieri dell’aeroporto e di Lidievka, alla periferia di Donetsk, oltre alle aree di Spartak, Dokučaevsk e Veseloe. Intensa fucileria si è registrata anche nella zona meridionale della DNR, nell’area di Kominternovo.

Il tutto, come se l’arrivo martedì scorso di Victoria Nuland a Mosca, per discutere “i temi ucraini” col rappresentante presidenziale Vladislav Surkov, avesse convinto Kiev di poter contare ancor più sul pieno appoggio statunitense nella sua guerra contro le Repubbliche popolari del Donbass. E, come se un effetto ancor più convincente fosse venuto dai colloqui del Capo di Stato maggiore ucraino, Viktor Muženko, coi vertici del Ministero della difesa di Ankara, da cui è scaturito il prestito turco di un milione di dollari e la promessa di addestramento militare per i soldati ucraini, oltre a esercitazioni congiunte e altri aiuti tecnici. Tutto questo, insieme alla presenza sempre più evidente, secondo l’intelligence della DNR, di mercenari turchi e di alcuni paesi arabi a fianco delle truppe di Kiev. La stessa formulazione usata dai vertici turchi, della promessa di aiuti “in varie direzioni” lascerebbe intendere sia la fornitura a Kiev di vario armamento pesante, sia la prospettiva di azioni da parte di gruppi terroristici (come quelli di cui da tempo si parla) non solo nella DNR, ma anche nelle aree più prossime della Russia meridionale.

E se quelle turche, a parte il milione di $ (briciole, in campo militare) sono per ora solo promesse, da Washington si è già arrivati ai fatti. La Camera bassa del Congresso ha approvato ieri il Bilancio della difesa per il 2017, con uno stanziamento di 602 miliardi di $, che consente di mantenere invariato il numero di truppe di terra (480mila) e aumentare quello di aviazione e fanteria di marina e permette l’acquisto di nuovi vascelli, aerei, elicotteri. Il Bilancio prevede lo stanziamento di 3,4 miliardi per “la sicurezza in Europa”, con un “consistente aumento“ della presenza USA sul vecchio continente in uomini e mezzi corazzati, per “contenere la sempre più aggressiva potenza russa”, come aveva dichiarato il Segretario alla difesa Ashton Carter. Così che, pur se lo stanziamento diretto per “mezzi letali e non letali” all’Ucraina passerà dagli attuali 250 milioni $ ai 150 del 2017, l’effetto sarà comunque più che bilanciato dalla presenza diretta USA alle immediate vicinanze delle frontiere russe. Anche se sembra probabile il veto presidenziale sul progetto di Bilancio – particolare disaccordo sembra esserci sulle cifre riguardanti il proseguimento o meno degli Accordi con Mosca sia sulla riduzione delle armi di attacco strategiche, che sulla eliminazione dei missili a media e corta gittata, oltre all’accordo sui “Cieli aperti”, per il pattugliamento aereo – gli aiuti finanziari e tecnici a Kiev paiono fuori discussione, nel quadro del confronto strategico USA con la Russia sul teatro europeo.

Un confronto che i vertici militari statunitensi e Nato mettono sempre più pericolosamente all’ordine del giorno. The Independent riportava ieri le parole dell’ex vice comandante delle forze Nato in Europa, il generale britannico Sir Richard Schirreff, secondo cui una guerra nucleare con la Russia potrebbe divenire realtà già nel 2017. Ricorrendo all’esempio “delle azioni di Putin” in Georgia, Crimea e Donbass, il baronetto di sua maestà giudica verosimile un attacco russo ai paesi baltici, secondo lo scenario crimeano, mascherato da “difesa delle forti comunità di lingua russa”. Commentando tali dichiarazioni, il presidente della Commissione difesa della Duma, Aleksej Puškov ha detto: “L’ex vice comandante Nato ammette la possibilità di una guerra nucleare con la Russia nel prossimo anno. Sembra che per tali cariche arruolino solo dei pazzi”.

Fabrizio Poggi

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