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Daesh colpisce nel Kurdistan siriano, decine di morti

E’ di oltre 50 morti e almeno 170 feriti il bilancio, ancora provvisorio, dell’esplosione, in rapida successione, di due autobomba guidate da attentatori kamikaze di Daesh a Qamishli, città nel Nord-Est della Siria abitata da una maggioranza curda e in gran parte controllata dalle Unità di Difesa del Popolo (Ypg). Per tutta la mattinata il conteggio delle vittime è costantemente salito, e con ogni probabilità andrà ulteriormente rivisto al rialzo.
Il duplice attacco è stato già rivendicato sul web dallo Stato Islamico: “Oltre 100 morti e decine di feriti è il risultato di una operazione di martirio compiuta nel mezzo di un raduno di unità curde nella città di Qamishli”, recita il testo del comunicato postato su Telegram da Amaq, l’agenzia stampa ufficiale del Califfato.

Il primo attacco, secondo una fonte di sicurezza locale citata dalla tv curda “Rudaw”, “con l’esplosione di un camion-bomba nel quartiere occidentale di Qamishli”, abitato prevalentemente da arabi, è stato “subito seguito da una seconda deflagrazione, questa volta di un’autobomba, nei pressi della via del Ministero della Difesa” dove c’è la sede dell’Amministrazione autonoma curda della città capoluogo della provincia di Hasaka.

Lo scorso 24 luglio era stato un quartiere sciita di Baghdad, in Iraq, ad essere teatro di una strage rivendicata da Daesh che, debole sul fronte, potenzia gli attentati dal Medio Oriente all’Europa. L’attentato suicida compiuto ad un check point a nord della capitale irachena ha provocato una ventina di morti.

Intanto le forze del governo siriano, affiancate dalle milizie di Hezbollah e dalle forze militari russe, hanno conquistato dopo giorni di aspri combattimenti e di bombardamenti il quartiere di Leramun, finora controllato dai ribelli jihadisti nella parte nordoccidentale di Aleppo, inasprendo l’assedio sulle zone della città controllate dai gruppi islamisti. Violenti bombardamenti sono in corso contro il vicino quartiere di Bani Zeid, anch’esso controllato dai ribelli fondamentalisti. Le due aree sono state utilizzate proprio dai ribelli per lanciare razzi contro i quartieri governativi nella parte occidentale della città.

E’ in questo quadro che l’inviato Onu per la Siria, Staffan De Mistura, ha espresso ieri la speranza di riprendere i colloqui di pace sulla Siria “a fine agosto” dopo l’interruzione causata dal ritiro dai negoziati delle delegazioni dei gruppi jihadisti controllati dalle petromonarchie. La dichiarazione è arrivata dopo un incontro tra De Mistura e i delegati di Washington e Mosca. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il segretario di Stato Usa John Kerry hanno discusso della messa in atto in Siria delle “intese raggiunte e formalizzate” durante la visita di Kerry a Mosca del 15 luglio scorso, durante un incontro a Vientiane, capitale del Laos, a margine di una conferenza ministeriale dell’Asean.

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