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Austria. Presidenziali rimandate di nuovo, l’estrema destra ci spera

Il cosiddetto sistema democratico parlamentare – in un paese dove la “democrazia formale” sembrava funzionare un po’ meglio rispetto ad altri paesi del continente – non ci fa proprio una bella figura.
Dopo l’annullamento da parte della Corte Costituzionale dei risultati delle elezioni presidenziali di maggio, vinte per appena 31 mila voti dal liberale (dipinto di ecologismo) Alexander Van der Bellen sul candidato dell’estrema destra Norbert Hofer, era stato deciso che il paese dovesse tornare alle urne il prossimo 2 ottobre, a causa delle irregolarità di tipo burocratico riscontrate nello scrutinio delle preferenze, in particolare per quanto riguardava il voto per corrispondenza.

Ma è delle ultime ore la notizia che la ripetizione del ballottaggio che aveva scongiurato per un soffio la vittoria di un esponente dell’estrema destra nazionalista e nostalgica (del nazismo, ovviamente, per quanto in doppiopetto) non si terrà il 2 ottobre, ma ben due mesi più tardi, cioè il 4 dicembre. Anche questa volta a causare problemi – almeno è questa la spiegazione ufficiale – è il voto postale, molto diffuso in Austria: pare che la colla utilizzata per le buste all’interno delle quali gli elettori spediscono la propria preferenza agli uffici elettorali sia troppo scadente…e non permetta di sigillare perfettamente l’involucro come previsto dalla legge.

Una figuraccia senza precedenti per una classe politica e dirigente abituata fin qui a dare lezioni di efficienza al resto del continente, in particolare a quei paesi mediterranei spesso additati al pubblico ludibrio e paragonati a delle ‘repubbliche delle banane’ europee. Non a caso il quotidiano viennese Die Presse, commentando la vicenda, ha titolato “Republik Banane”.

Il problema è che la legge non contempla il rinvio di una tornata elettorale se non in presenza della morte di un candidato a poca distanza dalla data del voto. Domani il parlamento di Vienna è stato quindi convocato in seduta straordinaria per correggere l’attuale legge elettorale inserendo la possibilità di un rinvio per ‘motivi tecnici’, mentre il governo ha chiesto alla polizia federale una perizia urgente sulla qualità delle buste stampate nella regione orientale del Burgenland, che ha l’appalto ormai da anni senza che apparentemente si fossero mai verificati problemi.

In molti si chiedono, infatti, se si sia veramente in presenza di problemi tecnici, oltretutto tali da costringere a rimandare il voto di ben due mesi, o se invece la giustificazione formalmente addotta per il rinvio non sia un escamotage utilizzato per coprire motivazioni di carattere politico.
Se l’establishment spera forse che il rinvio conceda più tempo ai media collaterali e al governo per recuperare almeno una parte dello scontento popolare che ha portato a maggio al boom dell’estrema destra, ovviamente Norbert Hofer punta a vincere la sfida, aiutato da quello che nei suoi ambienti in molti definiscono un complotto mirante a impedire l’affermazione del candidato del Partito della Libertà Austriaco (FPOE). Un argomento che potrebbe far breccia, insieme al resto della propaganda dei ‘nazionalisti’ – contro l’immigrazione, in particolare – in alcuni settori dell’opinione pubblica che alla scorsa tornata si erano astenuti e che di fronte alla nuova imbarazzante figuraccia dell’establishment potrebbero cambiare idea.

Secondo gli ultimi sondaggi i due candidati alla carica di presidente – che tra l’altro in Austria ha scarsi poteri e una funzione esclusivamente cerimoniale – sarebbero appaiati. Ma al termine di una campagna elettorale che durerà quasi tre mesi potrebbe davvero succedere di tutto. Alcuni media liberali austriaci tentano di diffondere allarmismo tra gli elettori, affermando che l’eventuale affermazione di Hofer costituirebbe l’anticamera della Oexit, cioè della fuoriuscita di Vienna dall’Unione Europea. Ma l’effetto dell’allarmismo dell’establishment sulla decisione di alcune fasce di elettori scontenti dei tagli e delle inefficienze potrebbe essere opposto a quello sperato…
 

Marco Santopadre

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2 Commenti


  • Alberto Capece

    Parlare di estrema destra mi sembra molto esagerato e oserei dire molto routiner, l'ennesima dimostrazione che la sinistra ormai ragiona per ideal tipi e per convenzioni. Certo Hofer è quello che è, ma inutile pemsare che il suo avversario Van der Bellen sia molto diverso se non nella volontà di obbedire all'Europa. Una semplice scorsa alla sua biografia questo rampollo di una famiglia legata prima allo zarismo e poi al nazismo, ovviamente liberista, ovviamente anticomunista viscerale, ovviamente massone, naturalmente economista scuola di Chicago  considerava, troppo a sinistra i socialdemocratici austriaci ed è volato tra le braccia dei verdi che, com'è noto  o dovrebbe esserlo nei Paesi di lingua tedesca hanno una posizione politica assai diversa da quelli italiani o francesi e comunque abbastanza ambigua da consentire posizionamenti neutri ed ambigui. Oltretutto è anche quello che per pure ragioni elettorali ha suggerito la famosa barriera del Brennero, sia pure come semplice ballon d'essai che infatti posi si è sgonfiato. Non è certo il personaggio per cui valga la pena di fare una qualche battaglia anzi meglio un'avversario chiaro e dichiarato di questi infingitori di professione.


    • Marco Santopadre

      D’accordissimo con la tua analisi, che per altro è quella proposta sulle vicende austriache in questo e in pezzi precedenti. L’unico elemento di disaccordo è sul carattere del Fpoe e di Hofer, che sono platealmente partiti di estrema destra che seppure pubblicamente tentano di darsi un’immagine rispettabile al proprio interno conservano numerosi elementi di continuità con il neonazismo e con il fascismo. D’altronde il partito fu fondato nel 1956 da un certo numero di gerarchi dell’epoca hitleriana desiderosi di riciclarsi nel nuovo sistema politico a partire da una identità nostalgica, nazionalista pangermanista e tradizionalista. La formazione ebbe una evoluzione ‘liberale’ che ne permise la crescita e lo sdoganamento anche come forza di governo locale, finché Haider non impresse di nuovo una svolta a destra alla formazione, salvo poi andarsene e fondare un altro partito prima dell’incidente stradale che ne causò la morte. Il fatto che alle forze che sostengono l’impalcatura europeista e liberista da rigettare e combattere si oppongano spesso forze di natura nazionalista di destra, sciovinista e nostalgica non deve portarci a tollerare queste ultime. Semmai deve incitarci a rafforzare gli sforzi per la creazione di fronti politici progressisti e di rottura con l’Unione Europea da sinistra che sappiano ridare rappresentanza a quel blocco sociale che finora sulla sua strada incontra solo formazioni come quelle di Hofer e della Le Pen per dare sfogo alla propria protesta, al proprio risentimento, alla propria critica.

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