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Conferenza stampa di Vladimir Putin: “relazioni costruttive con gli Usa”

Prevista inizialmente per giovedì e poi rinviata per i funerali dell'ambasciatore Andrej Karlov, assassinato in Turchia lunedì scorso, si è tenuta venerdì mattina la tradizionale conferenza stampa di fine anno di Vladimir Putin. Iniziata alle 10 ora italiana e terminata alle 14, ha toccato temi sia di politica interna che sociale, ma soprattutto, anche per la massiccia presenza di giornalisti occidentali tra i quasi 1.400 accreditati, il presidente russo si è soffermato particolarmente sulle questioni internazionali.

La sintesi tematica che ne ha riportato la Tass a conclusione, ne costituisce un valido riassunto.

E dunque, a proposito dei rapporti con gli USA, Vladimir Vladimirovič si è espresso per relazioni costruttive sia con il nuovo presidente repubblicano, sia col Partito Democratico, ricordando come larga parte del popolo americano abbia una visione del mondo coincidente coi “tradizionali valori russi”, concordi su cosa principalmente ci si debba preoccupare, dove risiedano i pericoli e i problemi comuni. Alla domanda del rappresentante di RT, sulla democrazia negli Stati Uniti e su come gli USA la intendano per gli altri, Putin ha detto che, a suo parere, il problema di fondo della democrazia in USA è costituito dal suo sistema elettorale anarchico.

Tra gli argomenti relativi alla crisi siriana, Putin ha affermato che l'uccisione di Andrej Karlov lo ha portato a riflettere sul fatto che l'abbattimento del cacciabormbardiere russo lo scorso anno possa essere stato compiuto senza il benestare della leadership turca e ha definito la liberazione di Aleppo l'azione umanitaria su più larga scala nella storia recente. In essa, a detta del leader russo, un grandissimo ruolo sarebbe stato giocato da Turchia e Iran, insieme naturalmente alla Russia e agli sforzi del governo siriano.

Riguardo all'Europa, Mosca è interessata alla presenza di un partner autonomo, con cui ci si possa accordare senza il tramite di un terzo paese. Rispondendo alla domanda di un giornalista polacco, Putin ha detto non essere affare russo “come l'Europa debba costruire le relazioni al proprio interno" e ha notato che sussistono due opinioni sull'unità europea: "un'Europa di Stati indipendenti con una qualche piccola sovrastruttura comune" o "uno Stato quasi-federativo". Putin ha però sottolineato come oggi il numero di decisioni vincolanti adottate dal Parlamento europeo sia di gran lunga superiore a quello delle direttive del Soviet Supremo alle Repubbliche dell'Urss. “La centralizzazione è molto estesa” ha continuato Putin, “ma non so se ciò vada a beneficio o meno dell'Europa”. Certo, ha detto ancora, “si vorrebbe un'Europa che parli con una sola voce; si vorrebbe un partner con cui poter parlare.  Ma se così non sarà, cercheremo le opportunità per parlare a livello interstatale, con ciascuno dei partner europei, come del resto già oggi facciamo; alcune questioni le affrontiamo con la Commissione europea, altre a livello nazionale con i paesi europei”. Infine, Putin ha anche detto che Mosca porrà fine alle contromisure di embargo, se l'Europa rinuncerà alle sanzioni.

Nei confronti dell'Ucraina, Putin ha detto di appoggiare l'eventuale abolizione dei visti tra Kiev e la UE, che costituiscono un retaggio della guerra fredda; ma ha messo in guardia da un'abolizione dei visti che non comprenda il diritto al lavoro, perché ciò significherebbe un ingresso in massa di ucraini nei paesi europei, in cerca di lavoro che troverebbero solo a nero.

Riguardo al Donbass, il leader russo concorda col fatto che il “formato normanno” sia poco efficace, ma al momento è l'unico meccanismo e Mosca continuerà a parteciparvi, insistendo nell'immediato sullo scambio dei prigionieri secondo la formula “tutti per tutti”, proposta dalle Repubbliche popolari.

E all'indomani della riunione del Collegio del Ministero della difesa, Putin non poteva mancare di rimarcare le linee principali russe riguardo all'accerchiamento del paese da parte di Nato e USA. "Se c'è qualcuno che spinge per la corsa agli armamenti” ha detto, “quello non siamo noi. E voglio sottolineare che non ci faremo trascinare in una corsa agli armamenti per cui si spendano risorse che non possiamo permetterci". Putin ha ricordato che nel 2011 le spese per la difesa sono state del 2,7% del PIL, del 4,7% nel 2016, ma nel 2017 saranno del 3,3% e per il 2019 scenderanno al 2,8%. Ma, ha sottolineato, “in ogni caso la Russia è più forte di qualsiasi potenziale aggressore” e lo è “in forza della modernizzazione delle nostre forze armate, della nostra storia e geografia e in virtù della condizione della società russa”.

A proposito della quale Putin ha ricordato il “basso livello record” di inflazione: 5,5%, con la prospettiva di scendere al 4%. Accanto a questo, un deficit di bilancio del 3,7% del PIL, rispetto al 2,6% del 2015, con una bilancia positiva del commercio estero di 70 miliardi $ e una fuga di capitali scesa nel 2016 a 16-17 miliardi $ rispetto ai 57 del 2015. Nel sociale, Putin ha definito “modesta” la crescita salariale, ha ammesso la caduta dei redditi reali, dichiarando eufemisticamente che questa “non è una cosa molto buona”, dato che  “porta ad una diminuzione della domanda di consumo e si riflette sugli investimenti"!

Proprio ieri il leader del PCFR, Gennadij Zjuganov, parlava di forte caduta del potere d'acquisto e di “situazione catastrofica per la gente semplice, i cui redditi sono caduti del 20%. Quasi 72 persone su 100 (secondo le statistiche ufficiali) vivono con meno di 15.000 rubli al mese. In che modo potrà crescere il potere d'acquisto. Non c'è risposta a questa domanda”. In effetti, ricorrendo a un metodo che in qualche paese del Mediterraneo si è dimostrato fallace di fronte a consultazioni referendarie, anche in Russia, il prossimo febbraio, tutte le categorie di pensionati avranno una sorta di “bonus” di 5.000 euro: circa la metà di una pensione media. A fronte dell'affermazione presidenziale sui 117 milioni di tonnellate di grano del raccolto 2016, che ha portato 17 miliardi di introiti, Zjuganov ha ricordato come, però, il pane non sia diminuito di un centesimo, mentre la Russia ha comprato all'estero, anche quest'anno, prodotti alimentari per 26 miliardi. Al tempo stesso, mancano investimenti nel settore scientifico, nell'istruzione e nella sanità. “Perciò ho avuto una sensazione duplice” ha detto il leader del PCFR, “da un lato, un'impostazione corretta delle questioni; dall'altro, un potere governativo non in grado di risolvere problemi fondamentali quali quello della crisi, dello stato del patrimonio abitativo, della divisione sociale, con l'1% dei ricchi che detiene l'80% della ricchezza nazionale”.

Questo, in definitiva, può considerarsi il succo duplice del ruolo odierno di Mosca: positivo sulla scena internazionale, nella misura in cui contrasta le mire espansionistiche e aggressive delle forze imperialiste occidentali; “ripetitivo” nelle scelte interne, per la continuazione di quella politica sociale del “arricchitevi” iniziata 25 anni fa con la fine dell'Urss.

 

FP

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