Dopo aver portato l'estremo saluto al feretro dell'ambasciatore russo in Turchia, Andrej Karlov, nel corso della cerimonia funebre svoltasi oggi a Mosca, Vladimir Putin, in qualità di comandante supremo delle forze armate russe, ha presieduto la riunione collegiale del Ministero della difesa.
Al centro della seduta, riporta la Tass, la definizione dei mutati rapporti di forza internazionali, sia lungo le frontiere russe, sia in generale nel resto del mondo e, in base a questo, la determinazione di portare i necessari correttivi alla strategia di difesa russa, per “neutralizzare ogni potenziale minaccia al paese”. Putin ha chiesto che i piani di difesa vengano “sincronizzati con nuovi documenti di pianificazione a lunga scadenza”, ricordando che gli indirizzi indicati sia nella recente nuova dottrina di sicurezza informativa, sia nella strategia di sviluppo scientifico-tecnologico, “interessano tutti gli organi statali, inclusi i dicasteri militari”.
Nello specifico, Putin ha indicato nello sviluppo del potenziale missilistico e della “triade nucleare” russa, la via per superare le cosiddette strutture di difesa antimissile, attuali e future: “è necessario rafforzare il potenziale strategico nucleare” ha detto Putin, “a partire dal complesso missilistico”. Ma anche le forze strategiche non atomiche devono esser “portate a un livello qualitativamente nuovo, in grado di neutralizzare qualsiasi minaccia militare”. Secondo il leader russo, deve esser assicurato anche uno sviluppo equilibrato di tutti i generi e settori militari, con l'espansione di armamenti sofisticati, sistemi moderni di collegamento, intelligence e di lotta radioelettronica.
Putin ha quantificato al 60% la quota di armi moderne nel settore nucleare, con un contemporaneo aumento del livello di preparazione delle truppe, dimostrato anche nelle ultime esercitazioni "Caucaso-2016"; col che, il presidente ha indicato in maniera abbastanza esplicita quale sia uno dei settori che Mosca giudica a maggior rischio, in particolare per le minacce terroristiche, contro cui viene rafforzata la difesa territoriale nei Distretti militari meridionale e del Caucaso settentrionale. Putin ha rilevato anche la positività delle ultime quattro ispezioni improvvise di pronta risposta al combattimento, sottolineando come “i reparti e le unità possano essere spostate rapidamente su lunghe distanze e, nel giro di poco tempo, si possa dar vita a raggruppamenti di forze nelle direzioni strategiche".
Da parte sua, il Ministro della difesa, Sergej Šojgù, ha evidenziato come le attività di spionaggio della Nato, parallelamente al rafforzamento militare dell'Alleanza atlantica, si siano sensibilmente rafforzate lungo tutto il perimetro delle frontiere russe.
"E' aumentato il numero di voli di aerei da ricognizione: in prossimità dei confini russi è cresciuto quasi di tre volte e, nel sud-ovest della Russia, di otto volte" ha detto il Ministro, ricordando anche l'aumento di una volta e mezza dello spionaggio marittimo Nato in prossimità delle acque territoriali russe e il raddoppio delle manovre militari dell'Alleanza. “Invece di di unire gli sforzi nella lotta al terrorismo internazionale” ha detto Šojgù, “la Nato ha qualificato la Russia come principale minaccia e continua a espandere il proprio potenziale militare alle nostre frontiere”.
Di contro, il Ministro ha assicurato che il suo dicastero ha neutralizzato la minaccia costituita dai 150-200 missili alati USA “Tomahawk” puntati verso le frontiere russe, che possono essere lanciati dai sistemi “Aegis” della cosiddetta “difesa antimissilistica” MK41, del tipo di quelli installati nei mesi scorsi in Polonia e Romania. Tali sistemi, ha detto Šojgù, sono costituiti da un'apparecchiatura universale che, con piccole modifiche, permette di ospitare i “Tomahawk”, missili con un raggio d'azione fino a 2.400 km, in grado di raggiungere le frontiere occidentali della Russia in meno di 10 minuti”. “La Sua decisione, Vladimir Vladimirovič, di neutralizzare tale minaccia” ha detto il Ministro rivolto a Putin, “è stata eseguita”.
E' appena il caso di ricordare che l'osservatore militare della Tass, Viktor Litovkin, conta in quasi 400 il numero di missili strategici russi, in grado di portare oltre 950 testate nucleari in qualsiasi parte del mondo e distribuiti in tre armate, forti di 12 divisioni, i cui stati maggiori sono dislocati nelle regioni di Omsk, Orenburg e Vladimir. All'ordine del giorno, l'entrata in servizio (prevista per fine 2018) degli eredi del R-36M2 “Voevoda”, i missili balistici intercontinentali pesanti RS-28 “Sarmat”. Mentre rimarranno in servizio i pesanti balistici “Topol”, nel 2016 sono state attivate 23 installazioni di lancio per i razzi balistici intercontinentali a combustibile solido “Jars” (una modifica del “Topol-M”), con basi sia mobili, sia in silos, in grado di sfuggire a qualsiasi sistema antimissilistico con base nello spazio.
Il reale pericolo di guerra non è una frase d'occasione.
Fabrizio Poggi
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