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Gerusalemme. Tutti contro Israele e Trump, a parole

La Turchia ha lanciato un appello alla comunità internazionale a riconoscere Gerusalemme Est come capitale di uno Stato palestinese. Noi, che riconosciamo Gerusalemme Est come capitale della Palestina, dovremmo incitare gli altri Paesi a riconoscere lo Stato palestinese sulla base delle frontiere del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, inaugurando la riunione dei ministri degli Affari esteri dei Paesi dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica alla quale aderiscono 57 paesi.

Questa riunione precede di qualche ora un vertice dei responsabili degli stati membri dell’Oci che si svolge su iniziativa del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, uno dei più decisi critici della decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. La comunità musulmana non può tacere su questa decisione. Questa decisione presa dagli Stati Uniti è nulla e come se non fosse avvenuta”, ha aggiunto Cavusoglu. L’annuncio di Trump ha scatenato le proteste quasi unanimi di tutta la comunità internazionale, oltre a manifestazioni di protesta in Palestina e in vari paesi del Medio Oriente.

Per il momento anche l’Unione Europea sembra tenere il punto nei confronti di Israele. “Il premier Benyamin Netanyahu ha detto di aspettarsi che altri Paesi spostino le loro ambasciate. Può tenere le sue aspettative per altri, perché dai Paesi Ue questo non avverrà” ha dichiarato l’Alto rappresentante per la sicurezza e la politica estera europea Federica Mogherini, al termine dell’incontro col premier israeliano Benyamin Netanyahu. Ma, come scrive giustamente Michele Giorgio, le dichiarazioni europee non seguite da decisioni concrete sono aria fritta in un quadro dove il tempo gioca sempre a favore del premier israeliano. “Ora assistiamo a questo vortice di condanne e proteste per il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele ma tra dieci o quindici giorni, se non ci saranno sviluppi, la crisi comincerà a sgonfiarsi a non essere più di attualità per i governi occidentali e anche per quelli arabi attenti a non incrinare i rapporti con Israele. E proprio su questo puntano Netanyahu e Trump”, ha affermato lo scrittore e politologo israelo-americano Jeff Halper, autore di “La guerra contro il popolo. Israele, i palestinesi e la pacificazione globale”. E’ evidente che adesso servono atti concreti e non dichiarazioni formali. Ad esempio riconoscendo pienamente lo Stato palestinese e chiedendo garanzie di certezza e sicurezza internazionali dei suoi confini (tra l’altro definiti da Risoluzioni dell’Onu) e di Gerusalemme Est come sua capitale. L’Italia infine dovrebbe disdire la partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme, proprio per delegittimare la decisione unilaterale di Trump e Netanyahu.

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