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Siria. Le tumultuose trattative in corso a Sochi guardano al futuro del paese

Procede con ripetuti stop and go il processo di pace del Congresso di tutti i siriani riunito a Sochi nel tentativo di mettere definitivamente fine alla guerra e delineare il futuro del paese.

Ieri la giornata di lavoro si era aperta in forte ritardo a causa del clima di confusione, delle proteste dell’opposizione siriana filo turca, giunta da Ankara a Sochi. All’aeroporto, scalo internazionale, oltre un’ottantina di oppositori si sono seduti per terra, in segno di protesta contro il logo del Congresso con il bianco il nero il rosso, ma senza il verde, nelle bandiere siriane.

Secondo indiscrezioni raccolte da Askanews, ci sarebbe stata anche discussione tra il ministro degli Esteri Lavrov e l’inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura. Seguita da una telefonata tra lo stesso Lavrov e la parte turca. Poi proprio quando tutto sembrava rientrare nei binari e Lavrov aveva preso la parola per aprire il Congresso, alcuni siriani si sono alzati per criticare i raid turchi permessi da Mosca, su Afrin contro i curdi. Altri si sono alzati per difendere la Russia. Alla fine Lavrov con grande fatica ha potuto riprendere la parola ed ha dato l’idea di poer gestire il difficile processo negoziale.  Diversamente, dall’altra parte dell’Oceano gli Usa avevano diffuso la lista nera, detta anche Lista Putin, dei “sanzionabili” che comprende tutta la nomenklatura russa, compreso lo stesso ministro degli esteri russo Lavrov.

La discussione durante il congresso del dialogo nazionale della Siria a Sochi non è stata facile, ma è normale, ha dichiarato de Mistura. “Prima di tutto, grazie alla Federazione Russa per avermi invitato, anche a nome dell’Iran e della Turchia, a partecipare a questo congresso, il cui compito è di contribuire al processo di Ginevra. Mi rendo conto che la discussione qui oggi è stata tesa, ma è normale in un ambiente democratico, assolutamente normale”, ha detto de Mistura alla fine del congresso.

Il diplomatico ha anche sottolineato la “ampia rappresentanza dell’opposizione” al Congresso intrasiriano di Sochi. “La Siria non può aspettare”, serve un “lavoro delicato” per darle una nuova costituzione, ha detto. E comunque, “l’obiettivo” è l’attuazione della risoluzione n. 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che chiede la natura inclusiva dei negoziati tra il governo e l’intero spettro di forze di opposizione, politiche ed etnoconfessionali in Siria.

Al momento i partecipanti al congresso del dialogo nazionale siriano di Sochi hanno concordato la creazione di una commissione costituzionale, che comprenderà i delegati eletti nel forum, nonché i rappresentanti di quei gruppi che non hanno partecipato al congresso di Sochi: questa commissione lavorerà a Ginevra. Il numero di candidati per la commissione costituzionale – annunciata oggi – è 158 persone. Lo ha detto Makhmoud al Fandì, promotore del formato di Astana, ossia del pregresso dell’iniziativa odierna.

Insomma, all’indomani del fallimento dei colloqui di Vienna sotto l’egida delle Nazioni Unite e mentre ancora divampano le polemiche sull’attacco turco ad Afrin, la Siria continua a manifestarsi come un teatro di crisi irrisolto.

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