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Sorpresa in Iraq. Comunisti e sciiti dissidenti vincono le elezioni

Il mondo è davvero complicato e riserva sorprese davvero uniche. Prendi un paese sconvolto da quasi 30 di aggressione americana, prima con i bombardamenti e poi con l’occupazione militare; diviso per religioni ed etnie (sciiti, sunniti, cristiani, yazidi, ecc); per qualche anno parzialmente in mano allo Stato Islamico col suo strascico di orrori…

Una volta che si torna o si comincia a votare in questo paese, in cui ogni giorno c’è comunque e ancora qualche scontro armato, un attentato, una vendetta, cosa pensate che possa accadere? Chi ha più possibilità di vincere le elezioni?

Chiunque, meno un partito che si chiami ancora comunista…

E invece in Iraq, dove si è votato domenica, pare proprio che abbiano vinto i comunisti, in alleanza con il partito sciita guidato da Moqtada al-Sadr. Lo spoglio dei voti non è ancora concluso, ma secondo la commissione elettorale questa coalizione ha per il momento oltre il 50% dei consensi, mentre quella guidata dall’attuale primo ministro, Haider al-Abadi, è solo al terzo posto.

Un risultato che rovescia le aspettative, per il blocco di Abadi, che si era presentato – e a ragione – come il principale partner sia degli Stati Uniti che dell’Iran, era nettamente favorito.

Al secondo posto c’è la Fatah Alliance di Hadi al-Amiri, una coalizione sostenuta da Teheran, composta per lo più da gruppi di miliziani di Hashd al-Shaabi, che hanno giocato un ruolo chiave nella guerra contro lo Stato Islamico.

Lunedì erano stati conteggiati oltre il 95% dei voti espressi in 10 delle 18 province del paese.

Neanche in Iraq, ovviamente, la legge elettorale è perfetta, anzi… E dunque l’alleanza tra sciiti scontenti, gruppi di sinistra e laici, pur avendo la maggioranza dei voti, non è detto che possa formare un governo. Questo infatti scaturirà dalle trattative che si apriranno dopo l’ufficializzazione dei risultati finali.

Moqtada al Sadr non può diventare primo ministro, dato che non si era candidato, ma avrà certamente un ruolo chiave nel decidere chi sarà il premier.

Tra i principali temi elettorali c’erano le questioni della corruzione, della disoccupazione e della sicurezza. In quest’ultima voce rientrano anche tutti i problemi nati con la guerra, visto che il paese è stracolmo di milizie armate di tutti i tipi.

La commissione elettorale ha registrato comunque un’affluenza del 44,52%, significativamente inferiore alle precedenti elezioni.

A Baghdad, città in cui viene attribuito il maggior numero di seggi, Sadr e l’alleanza Sairoun, del Partito Comunista Iracheno, hanno ottenuto un numero di voti significativamente maggiore rispetto ai suoi rivali.

Secondo la Reuters, la sola Alleanza Sairoun avrebbe raccolto oltre 1,3 milioni di voti, guadagnando 54 dei 329 seggi in parlamento.

Tra i segreti del successo di questa alleanza c’è sicuramente il fatto che Moqtada al Sadr è estraneo all’influenza sia degli Stati Uniti che dell’Iran, ossia i paesi che si contendono il controllo dell’Iraq dopo la vittoria su Isis.

Ma guarda un po’…

Tutti erano convinti che i comunisti in Iraq fossero semplicemente scomparsi, stritolati tra occupazione yankee e integralismo settario. Viene da pensare, indubbiamente, viste le lamentazioni di tanta compagneria sulle “difficoltà” di fare un serio lavoro politico in Italia!

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1 Commento


  • eral9994

    Non vorrei che gli Americani intentassero una nuova guerra contro quel paese, i Comunisti agli Americani sono indigesti

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