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Venezuela. Sei arresti per l’attentato a Maduro. Rivendicazione da Miami

Sei persone sono state arrestate in Venezuela per il sanguinoso attentato durante le celebrazioni di sabato scorso. Sono “terroristi e killer a pagamento” per aver cercato di assassinare il presidente Nicolas Maduro in un attacco con un drone esplosivo, da cui è uscito illeso. Lo ha affermato il ministro della Giustizia e degli Interni Nestor Reverol parlando alla tv di stato aggiungendo che altro potrebbe accadere “nelle prossime ore”.

Uno degli arrestati era perseguito da un mandato di cattura per aver partecipato all’assalto a Fort Paramacay , avvenuto nell’agosto 2017.
Un altro era stato arrestato nel 2014 per aver partecipato agli atti di violenza dell’opposizione conosciuti come “guarimbas”.

Tre soldati rimasti feriti sono ancora in condizioni critiche, altri quattro sono rimasti feriti per proteggere Maduro dall’esplosione che ha coinvolto due droni comandati a distanza, ha spiegato il ministro Reverol in quello che ha descritto come “un crimine di terrorismo”. Il ministro ha anche annunciato che gli “autori materiali e intellettuali dentro e fuori al Paese” sono stati identificati.

Uno dei due droni che volava sulla tribuna dove stava parlando Maduro è stato “disorientato da un segnale di inibizione” e quindi “azionato all’interno del perimetro pianificato dagli assassini”. Il secondo ha perso il controllo e si è schiantato. Ognuno dei droni intercettati trasportava un chilo di esplosivi C4 in grado di provocare danni effettivi entro un raggio di 50 metri. Sono aeromobili pilotati a distanza progettati per il lavoro industriale e in grado di supportare grandi carichi di peso, ha spiegato il ministro.

“Non c’è alcun dubbio sull’origine di queste relazioni di quell’asse di Miami-Bogota-Caracas”, ha detto il ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza. “Quello che è successo questo sabato solleva gli allarmi, dimostrando che abbiamo subito attacchi di diversa scala, c’è una correlazione e una realtà storica che non possiamo lasciar andare”, ha detto Arreaza.

Un gruppo che si è autodefinito “Movimento nazionale dei soldati in t-shirt” ha rivendicato la responsabilità per l’attentato. con un comunicato reso noto dalla giornalista Patricia Poleo, che vive a Miami negli Usa, la quale afferma di “averlo appreso da Youtube”.

 

 

 

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