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Non se ne sentiva proprio il bisogno: una “sinistra con Macron”

Aveva suscitato poche reazioni la sortita di Massimo Cacciari, alcuni giorni fa, in cui auspicava per le elezioni europee del prossimo maggio (un progetto transnazionale che vada da Macron a Tsipras e possa sfidare i sovranisti). Come se “il filosofo prestato alla politica del Pd” fosse solito parlare senza sapere cosa matura nei retrobottega del potere italiano ed europeo.

Quella prospettiva, invece, nel più completo silenzio – fin qui – delle “sinistre” italiche (tanto quella ultra-liberista come Pd-Leu, quanto il cespugliame scomposto che sta solo un po’ più in qua), è una linea concretissima, che va prendendo forma sotto la spinta della paura che le destre nazionaliste e reazionarie possano prevalere.

Timore niente affatto irrealistico, ma affrontato come sempre nel modo più idiota: una “grande alleanza europeista”, senza distinzioni, che – dopo un decennio di neoliberismo e politiche di austerità che hanno impoverito le classi popolari di tutto il continente (Germania compresa) – viene ovunque vista “dalle masse” come il fumo negli occhi.

Facciamo a capirci: se dallo schieramento neoliberista (Macron, Merkel, Juncker, popolari spagnoli, Pd, Spd tedesca, ecc) fosse venuta un’autocritica seria per quanto combinato finora, e dunque – immediatamente, ossia qualche anno fa – una corsa a metter riparo ai disastri sociali creati, un’alleanza del genere (per quanto odiosa a occhi un po’ meno ingenui) avrebbe magari qualche margine per riuscire nell’intento. Ma basta ascoltare i discorsi pronunciati nelle ultime 48 ore da Oettinger, Moscovici e Mario Draghi per rendersi conto che in quel bunker tra Bruxelles e Francoforte si continua a sragionare, come se questa tempesta reazionaria fosse una brezza primaverile di breve durata.

Dunque questa “alleanza” nasce morta sul piano dei risultati possibili e mortifera per qualunque “cosa di sinistra” faccia l’errore di mostrarle, non diciamo simpatia, ma finanche “rispetto”. A quella banda di criminali non si può concedere nessuna attenuante, nel processo che indubbiamente farà loro la Storia: per aver resuscitato il nazionalismo para-fascista.

Ciò nonostante, direbbe un manzoniano esperto, “la sciagurata rispose”. E non una formazione “di sinistra” qualsiasi, ma addirittura quella che ha dovuto più di tutte snaturare sé stessa mettendosi ad attuare le prescrizioni della Troika, contro cui aveva promosso – e vinto! – un referendum popolare: Syriza.

L’articolo che qui sotto vi proponiamo, tratto da Euroactiv, è il risultato di una lunga chiacchierata con l’eurodeputato di Syriza Dimitris Papadimoulis, vicepresidente del Parlamento di Strasburgo, che accetta in pieno e spiega “l’utilità” di un pastrocchio immondo destinato alla sconfitta.

Perché vi consegnamo questa informazione? Non certo per maledire un movimento che tante speranze aveva suscitato e che anche noi avevamo in qualche misura sostenuto, ma per chiarificare – senza possibilità di equivoci – gli “schieramenti” che si vanno costruendo in Europa. Non “sinistra” contro “destra”, non “europeisti” contro “nazionalisti”, ma neoliberisti globalizzati contro liberisti straccioni. Tutti molto feroci e pericolosi.

Più precisamente, è uno scontro tra grande capitale multinazionale (finanziario ed industriale) e piccoli capitali senza sufficiente capacità competitiva. Il nostro “blocco sociale” – lavoratori con qualsiasi tipo di contratto e salario, pensionati, studenti, poveri, migranti, ecc – non ha alcun “alleato” e nessuna prospettiva di miglioramento delle proprie condizioni. Per quante “promesse elettorali” possano arrivare da entrambi i fronti… (e qui in Italia ne abbiamo sentite e sentiamo ancora di ogni, da Lega e Cinque Stelle come dal Pd, che ora fa finta di “buttarsi a sinistra”).

Ma sappiamo anche bene che a quelle promesse una grande parte del nostro blocco sociale ha mostrato di credere, il 4 marzo, magari solo odio giustificato contro chi lo aveva spogliato di diritti, salario, dignità, ruolo.

Un terzo schieramento, popolare non per finta e “di sinistra” per i programmi sostenuti (non chiacchiere e distintivo, insomma) è assolutamente necessario, e per fortuna si sta anche costruendo, scomponendo e ricomponendo quelli che eravamo abituati a considerare “pilastri stabili” di equilibri politici che non esistono più. France Insoumise, Podemos, Bloco de Esquerra portoghese, Aufstehen (che rompe l’immobilismo della vecchia Die Linke), Potere al Popolo, altri soggetti di paesi più piccoli, sono sulla buona strada.

Ma come fanno a distinguersi dalla vecchia “sinistra europeista”, socialdemocratica e complice del neoliberismo più feroce, ed anche dalla destra nazionalista e razzista che promette mari e monti?

Nell’unico modo possibile: a) una messa radicale in discussione dell’Unione Europea (dei suoi trattati, che impongono austerità e non sono modificabili), fino a mettere in conto la sua “rottura”; b) un programma sociale concreto perché recupera – rompendo la Ue – gli strumenti indispensabili per realizzarlo; c) il rifiuto pratico del razzismo e la lotta aperta contro il fascismo (nelle strade e tra la gente, non solo nelle dichiarazioni tv).

E’ il fronte delle forze che si muovono avendo ben chiaro in testa quel “piano B” senza il quale non si può neanche pensare di cambiare alcunché, in questa parte del mondo.

Syriza non farà parte di questo schieramento. Lo dice chiaramente quel che ha fatto in questi tre anni, quel che sostiene il suo europarlamentare più rappresentativo, il “rimpasto di governo” ad Atene, con la fuoriuscita di qualche ministro più “sociale” sostituito da qualcuno più “socialista” (nel senso del Pasok, il Pd greco).

E vedremo, se in questa situazione, qualcuno se ne uscirà proponendo una “sinistra con Macron”…

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Papadimoulis: Un’ampia alleanza pro-UE può bloccare l’estrema destra

La crescente cooperazione tra destra conservatrice e estrema destra potrebbe essere un campanello d’allarme per i democratici, che dovrebbero creare una vasta alleanza pro-UE, dal sinistrorso Alexis Tsipras al centrista Emmanuel Macron, l’eurodeputato Syriza Dimitris Papadimoulis ha detto a EURACTIV .com.

“Dimenticate il business as usual”, ha sottolineato Papadimoulis, vicepresidente del Parlamento europeo e stretto alleato del premier greco Alexis Tsipras.

“Tutti i democratici europei dovrebbero alzarsi dal divano, come è successo con la manifestazione contro il razzismo a Chemnitz, e cercare la via della convergenza attorno a obiettivi comuni sia a livello politico che sociale”, ha detto Papadimoulis, riferendosi alle recenti manifestazioni antirazziste nella città tedesca di Chemnitz.

“In termini di democrazia, le alleanze devono essere più ampie, non solo con Macron, ma anche con i liberaldemocratici (ALDE) ei moderati del Partito popolare europeo (PPE)”, ha aggiunto.

Il deputato greco, che è anche vicepresidente del Parlamento europeo, ha osservato che la candidatura del PPE Manfred Weber alla presidenza della Commissione europea indica uno spostamento del PPE verso destra, cosa che non soddisfa gli stessi membri del centro-destra.

Ha quindi attaccato Weber, affermando che non solo è un buon amico di Viktor Orbán, ma è anche solidale con le azioni di Salvini in Italia e aperto alle idee della francese Marine Le Pen.

“C’è una tendenza pericolosa che è lo sforzo comune dell’estrema destra dell’Europa delle Nazioni e della libertà (ENF) e dell’estrema destra all’interno del PPE, per promuovere l’orbanizzazione del PPE e formare una nuova maggioranza in una direzione euroscettica e super-conservatrice”, ha aggiunto Papadimoulis.

L’eurodeputato di Syriza ha spiegato che nelle questioni relative alla crisi dei rifugiati, all’approfondimento dell’integrazione dell’UE o alla trasparenza del progetto dell’UE, l’alleanza pro-UE dovrebbe essere “il più ampia possibile, da Tsipras a Macron”.

“A livello europeo, Macron potrebbe essere parte di uno sforzo di convergenza più ampio per formare una maggioranza in grado di promuovere alcune idee di approfondimento democratico dell’unificazione europea”.

“L’Europa ha vissuto il dramma fascista e nazista quasi 80 anni fa […] ma la campana della storia colpisce duramente e saremmo sordi se non la ascoltassimo”, ha aggiunto.

Le questioni sociali

Ma quando si tratta di questioni sociali, come la spinta verso meno austerità e più politiche a favore della crescita, Papadimoulis afferma che l’ambito della cooperazione potrebbe essere più ristretto, concentrandosi su tre famiglie politiche: la sinistra, i socialisti e i verdi.

Ma affinché ciò avvenga, tutti questi gruppi devono cambiare. I socialdemocratici della UE dovrebbero essere “più radicali” verso le politiche neoliberiste, perché la loro “subordinazione ha creato in molti paesi grandi sconfitte e dilemmi esistenziali”.

Per i partiti di sinistra ha notato che avevano bisogno di rendere la loro strategia europea più chiara e aperta a più ampie alleanze in grado di creare maggioranze vincenti.

“I Verdi devono riguadagnare il loro radicalismo perduto perché ultimamente in alcuni stati membri hanno scelto una centralizzazione tecnocratica”.

La strategia di Syriza

Papadimoulis ha spiegato che Syriza è stata strategicamente costruita come forza che esprime gli elettori non solo a sinistra, ma anche di centrosinistra.

Tuttavia, il partito ufficiale affiliato al Partito Socialista Europeo, in Grecia, è il Movimento socialista pan-ellenico (Pasok), la cui attuale leadership ha escluso una futura collaborazione con Syriza.

Papadimoulis ha detto che il Pasok ha seguito la retorica del partito dell’opposizione di centro-destra, Nuova Democrazia, e questo porterà a risultati disastrosi per le elezioni.

La settimana scorsa, Papadimoulis ha incontrato il presidente del Pse Udo Bullmann e, secondo i resoconti dei media greci, hanno concordato di rafforzare la cooperazione delle “forze progressiste”.

In un’intervista a Euractiv, lo scorso maggio, il capo del Pse è stato duro con il Pasok, la forza storica di centro-sinistra in Grecia, che è parzialmente responsabile, insieme a Nuova Democrazia, della crisi economica greca. Il socialdemocratico tedesco era abbastanza favorevole a Syriza, affermando che tutte le forze progressiste in Grecia dovrebbero unire le forze per guidare il paese nell’era post-crisi.

Il Pasok era diventato il più grande partito nel 2009 con il 44% dei voti, mentre è crollato al 4,7% nel 2015.

Papadimoulis ha notato che durante la preparazione delle elezioni europee, Syriza sarà ancora più aperta nei confronti del centro-sinistra e del centro democratico.

“Riteniamo che la maggioranza a sinistra, il centro-sinistra e il centro democratico debbano essere espressi sia a livello politico che a livello governativo”, ha affermato.

* EURACTIV.com

10 set 2018

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