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L’Europa franco-tedesca si è riunita ieri, a Camere congiunte

Segnatevi la data, perché anche questa – 25 marzo 2019, mentre Xi Jinping attraversa l’Europa firmando Memorandum e accordi vari – è quasi storica (dov’è finito quell’imbecille di statunitense che affermava fosse “finita”?).

50 parlamentari tedeschi e 50 parlamentari francesi si sono trovati ieri a Parigi per la prima volta in una seduta parlamentare congiunta.

La decisione di creare questo organismo era stata presa, tra le altre cose, nel Trattato di Aquisgrana, firmato a gennaio dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron.

La storica seduta è stata diretta congiuntamente dai due presidenti dei rispettivi parlamenti, Wolfgang Schauble e Richard Ferrand.

50 deputati di ogni paese provengono da quasi tutti i partiti politici, proporzionali al loro numero nei parlamenti nazionali.

Il trattato prevede di convocare in futuro il nuovo parlamento congiunto due volte l’anno (ovviamente in modo alternato nei due paesi).

Il trattato di Aquisgrana è universalmente considerato un superamento de facto delle istituzioni europee, che però mantengono intatto il loro potere sugli altri paesi, considerati “normali”, e mira a rafforzare la cooperazione franco-tedesca in Europa.

Si tratta insomma di un passo sostanziale verso un rafforzamento del “motore franco-tedesco”, assegnando anche formalmente a Parigi e Berlino una leadership continentale cui tutti gli altri dovranno sottostare, volenti o nolenti, altrimenti “i mercati” faranno sentire la loro incazzatura.

Lo scopo del nuovo parlamento è di monitorare “gli affari di interesse comune”, compresi la politica estera, la sicurezza e la difesa, compresa la partecipazione all’assemblea dell’Onu (in cui la Francia, ma non la Germania, è membro permanente del Consiglio di Sicurezza). L’essenziale, insomma, visto che per quanto concerne l’economia e la moneta già funzionano come boa constrictor collettivi i trattati europei e la Bce.

Per ridurre almeno in parte le resistenze politiche nei due paesi, il parlamento congiunto non sarà per ora legalmente vincolante per i parlamenti nazionali di nessuno dei due paesi. Insomma, non potrà prendere “decisioni”, ma elaborerà “consigli” che starà poi alle rispettive maggioranze parlamentari nazionali far rispettare.

Schäuble ha affermato che la nuova organizzazione “sottolinea il nostro impegno a collocare la cooperazione bilaterale in un contesto europeo“. La traduzione pratica non è difficile da capire: “stabiliremo noi la line che tutti gli altri dovranno seguire”. E’ infatti da escludere che i due “motori” intendano rinunciare alla loro presa sugli altri 25 membri Ue. Al contrario, provano a “rafforzarla”, come dicono quasi esplicitamente.

Fa un bel po’ pena, in questa chiave, il povero Matteo Salvini che dopo il raddoppio dei voti nelle elezioni lucane straparla di “e adesso cambiamo l’Europa”. La stanno già cambiando, in effetti, e la sua opinione non interessa nessuno…

Perché, come precisa Schaeuble, “Germania e Francia hanno una responsabilità speciale per l’Europa“. Infatti, “Se il motore franco-tedesco non funzionasse, l’intera Europa rallenterebbe“. Non che tutti stiano tranquilli. Persino il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker aveva lanciato un monito, alla firma del trattato, sul fatto che “una cooperazione rafforzata nei piccoli formati non è un’alternativa alla cooperazione di tutta l’Europa“.

Alternativa no, sovradeterminazione invece sì…

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