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Israele bombarda la Siria. Le ambizioni globali di Tel Aviv un minaccia per la regione

L’agenzia siriana Sana  riferisce  del lancio di missili da parte di aerei da guerra israeliani alle periferie di Homs e Damasco. La contraerea siriana ha risposto abbattendo alcuni missili, aggiunge l’esercito secondo cui l’attacco sarebbe partito dallo spazio aereo libanese. L’ultimo attacco israeliano in Siria, secondo il governo di Damasco, ha ucciso quattro civili, compreso un bambino, e ne ha feriti 21. Un missile della contraerea siriana, pare deviato dal sistema antimissile israeliano, è finito sull’isola di Cipro nella parte turca, fortunatamente senza provocare vittime.

Inutile cercare commenti ufficiali da parte delle autorità di  Tel Aviv. Già in passato in altri casi di bombardamenti sulla Siria, hanno preferito non fare affermazioni ufficiali: “Non parliamo di simili rapporti”, si è limitata a dire la portavoce dell’esercito israeliano.

Negli ultimi anni sono stati centinaia i raid israeliani sul territorio siriano. Ufficialmente gli obiettivi dei raid sono postazioni iraniane, del movimento libanese Hezbollah ma in alcuni casi anche basi dove stazionano le forze russe.

Ma gli obiettivi dei raid israeliani sono anche politici e cioè provocare nella regione  una escalation  militare più ampia con il sostegno degli Stati Uniti che costringa Teheran a ritirarsi dalla Siria. Una politica che però non sta producendo gli effetti previsti: se è vero che l’Iran,  nonostante le sanzioni americane non sta abbandonando la Siria.

A Gerusalemme in questi giorni si tiene un vertice sulla sicurezza regionale senza precedenti. Presenti John Bolton, capo consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, e i suoi colleghi israeliano e russo, Meir Ben-Shabbat e Nikolai Patrushev. Il vertice ha inteso discutere di una serie di problemi regionali, come la situazione in Siria e le crescenti tensioni nel Golfo Persico. “I dettagli rimarranno senza dubbio riservati” scrive il giornale israeliano Israel HaYom

Secondo alcuni analisti filoisraeliani, delle questioni  più importanti è la presenza della Russia in Siria, con Israele e Stati Uniti entrambi preoccupati per il ruolo giocato dal Cremlino nella sopravvivenza del governo di Assad e il coordinamento di Mosca sul campo di battaglia siriano con Iran e Hezbollah

Israele sarebbe interessato a un ritorno allo status pre-2011. Il punto più importante dell’agenda israeliana è la rimozione dalla Siria delle forze iraniane e delle milizie sciite sostenute dall’Iran. Meno urgente, ma non meno spinosa, è la questione della persistente presenza della Russia e del suo ruolo nella regione. “Nessuno dei due obiettivi sarà facile da raggiungere – scrivono gli analisti– La Russia è improbabile che voglia cedere i nuovi punti di forza acquisiti in Medio Oriente, dove si è affermata come potenza intermediaria, mentre l’Iran dal canto suo cerca chiaramente di espandere la sua presenza nella regione, in linea con i suoi disegni egemonici”.

Secondo Jacob Nagel e Jonathan Schanzer un tale meccanismo è “di interesse vitale per Israele, che continua a trovarsi nell’assoluta necessità di intervenire per tempo contro le attrezzature militari iraniane in Siria e le forniture di armi sofisticate dirette a Hezbollah che raggiungono il Libano passando attraverso la Siria”. Gli israeliani continuano a cercare di affermare il loro posizionamento come potenza militare regionale,” ma ora desiderano anche far capire che Gerusalemme può svolgere un ruolo cruciale sul piano diplomatico sia fra gli stati arabi che fra le grandi potenze”. Una ambizione globale da parte di Israele già leggibile in alcuni incursioni strategiche ad esempio in America Latina o su alcuni paesi dell’Europa dell’Est.

Fonti: Nena News, Israele.net

 

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