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I risultati del primo turno delle elezioni politiche in Francia

Secondo i risultati forniti dal ministero dell’interno, il Rassemblement national, alleato con Eric Ciotti, presidente dei Républicains ed in rotta con parte della formazione erede del gollismo, arriva in testa al primo turno delle elezioni legislative con il 33,1% delle preferenze e più di 10 milioni di voti.

Circa un francese su quattro in età adulta ha votato per gli eredi del Front National.

Con circa 5 punti percentuali segue il Nuovo Fronte Popolare (NFP) con il 28% delle preferenza ed in terza battuta la coalizione presidenziale composta da Renaissance (ex-LREM!), Horizons e MoDem con circa il 20%.

Sulle 577 circoscrizioni elettorali in cui è suddivisa la Francia – che comprende l’Esagono, la Corsica, i territori d’oltre mare (Dom-Tom), la Corsica ed i francesi all’estero, l’alleanza dell’estrema destra, che ha cooptato l’ex transfuga Marion Maréchal, il RN con gli alleati giunge primo in 297 casi, il NFP in 159, e la coalizione presidenziale in 70.

Sono 27 le circoscrizioni dei Dom-Tom, mentre 11 spettano ai francesi all’estero e 4 alla Corsica.

Bisogna registrare che in queste elezioni “tripartite” i gollisti che non hanno prediletto la scelta di Ciotti si attestano ad un 10%, e giungono primi in 20 collegi.

Le formazioni “rimanenti” si attestano ad oltre il 7%, e giungono prime in una trentina di circoscrizioni.

La partecipazione al voto è andata poco oltre la previsione dei sondaggi, attestandosi al 66,7%, un dato in assoluta contro-tendenza non solo rispetto le recenti elezioni europee, ma delle elezioni politiche, dando una fotografia più reale della sensibilità politica della popolazione francese.

Accedono al secondo turno, 1397 candidati su 577 circoscrizioni, mentre i deputati già eletti sono 77, il che significa che teoricamente – tranne in caso di rinuncia volontaria ad andare al ballottaggio che deve essere decisa entro domani – una parte delle circoscrizioni saranno delle sfide “a tre”.

Per essere eletti al primo turno, bisogna ottenere almeno il 50% dei voti e il 25% degli iscritti alle liste elettorali.

L’alleanza di destra si assicura già 40 eletti, mentre il NFP 32 (per la maggior parte nell’area metropolitana parigina), mentre meno “concentrati” sono i successi dell’estrema destra che elegge al Nord, a Pais-de-Calais, ad Asine o nel Var.

Gli eletti della coalizione presidenziale al primo turno sono solo 3 – e nessuno dei m ministri uscenti – , di cui uno solo nell’Esagono, nella circoscrizione ad ovest di Parigi, mentre i gollisti solo 1 sempre nell’area metropolitana parigina.

Alle dieci del 30 giugno, come annunciato, ha parlato il Primo Ministro Attal, facendo appello – al secondo turno – a mantenere il cordone sanitario contro l’estrema destra.

Gabriel Attal parla ora di “dovere morale” e intende “essere all’altezza del destino della Francia”. Il “nostro obiettivo è chiaro “, dice: ” impedire al Rassemblement National di avere la maggioranza assoluta al secondo turno, di dominare l’Assemblea Nazionale e quindi di governare il Paese con il progetto disastroso che ha in mente”. E ha continuato, solennemente: “Lo dico con la forza che il momento richiede a ciascuno dei nostri elettori. Non un solo voto deve andare al Rassemblement National. In queste circostanze, la Francia non merita alcuna esitazione. Mai”. E ha invitato i candidati della coalizione Ensemble a ritirarsi se fossero arrivati terzi in un’elezione triangolare, per evitare l’elezione di un deputato di estrema destra.

Ma non è una posizione condivisa da tutta la coalizione presidenziale.

François Bayrou sostiene che le rinunce dovranno essere valutate “circoscrizione per circoscrizione”, mentre Edouard Philippe fa appello a fare barriera sia contro RN, ma egualmente contro la LFI lì dove esprime propri candidati all’interno del NFP.

Intervistato su RTL l coordinatore nazionale de La France insoumise (LFI), Manuel Bompard, ha lanciato un “appello alla mobilitazione” per domenica 7 luglio e a “bloccare” il Rassemblement national.

Su RTL il coordinatore nazionale de La France insoumise (LFI), Manuel Bompard, ha lanciato un “appello alla mobilitazione” per domenica 7 luglio e a “bloccare” il Rassemblement national.

Nonostante un’affluenza più alta rispetto al 2022, “c’è ancora più del 30% degli uomini e delle donne francesi che non si sono recati alle urne” , ha ricordato il deputato uscente, rieletto al primo turno nella 4ᵉ circoscrizione di Bouches-du-Rhône, affermando di appellarsi “innanzitutto a loro”.

Bompard ha denunciato una “cacofonia di espressioni” da parte del campo presidenziale in merito alle istruzioni di voto per il secondo turno, ritenendo che “Emmauel Macron non sia in grado di chiedere nulla” , poiché il suo campo “non ha la possibilità di ottenere la maggioranza assoluta”.

Ha ribadito l’orientamento di Jean Luc Mélenchon il giorno prima, ovvero il “ritiro incondizionato di tutti i candidati dell’LFI che arrivino terzi, nel caso in cui il Rassemblement National arrivi in testa e sia quindi in grado di conquistare ulteriori seggi”. “Non un voto in più, non un seggio in più per il Rassemblement National”, ha insistito.

Nelle 129 circoscrizioni triangolari in cui un candidato di sinistra arriva terzo e un candidato della RN primo,  “ritireremo la nostra candidatura, ovunque sia, in ogni circostanza”, ha dichiarato il leader di La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, sostenuto dagli altri leader dell’alleanza di sinistra.

“Per il momento, nessun ritiro”, ha detto a proposito della circoscrizione in cui il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, è risultato in testa, giustificando che “non è stato il Rassemblement national a [uscirne] in testa”. “Spero che il campo macronista si assuma le proprie responsabilità con la stessa chiarezza con cui le assumiamo noi” , ha aggiunto Bompard.

Alla domanda sul possibile arrivo di Jean-Luc Mélenchon a Matignon, Manuel Bompard ha risposto che “non lo esclude ma non lo impone”. “Ha una certa forma di legittimità, ha detto il deputato, assicurando però di non voler fare “politica fittizia” e invitando ad ascoltare le parole del leader de La France insoumise, il quale afferma di non essere “candidato a nulla”.

Alla “cacofonia presidenziale” si aggiunge la logica dei “ni-ni” reiterata dalla parte dei gallasti dei LR che non hanno fatto la scelta di Ciotti.

Come nel 2022, il partito si rifiuta di partecipare a un fronte repubblicano che senza dubbio lo avvantaggerà a livello locale. Dopo dopo la chiusura delle urne, i Repubblicani (contrari all’onorevole Ciotti) hanno annunciato la loro posizione. “Se non siamo presenti al secondo turno, considerando che gli elettori sono liberi di fare la propria scelta, non diamo alcuna indicazione nazionale e lasciamo che sia il popolo francese a esprimere la propria coscienza”, scrivono in un comunicato stampa firmato da alcune personalità di spicco, tra cui François-Xavier Bellamy, Gérard Larcher, Jean-François Copé, Annie Genevard e Laurent Wauquiez.

Insomma una parte del campo presidenziale (Horizons e MoDem) e la dirigenza dei conservatori non passata “armi e bagagli” con RN si rifiuta di costruire quell’indispensabile diga contro la possibilità dell’estrema destra di accedere al potere, ponendosi quindi con un atteggiamento più “morbido” nei confronti degli eredi del Front Nationale.

Al secondo posto con il 28% dei voti, le quattro principali forze di sinistra – La France insoumise (LFI), il Partito socialista, Les Ecologistes e il Partito comunista uniti sotto il nome di “Nouveau Front populaire” (NFP) – stanno facendo meglio della loro precedente alleanza elettorale, forgiata nel 2022 sotto il marchio “Nouvelle Union populaire écologique et sociale” (25,7%). Ma il loro punteggio in questo primo turno rimane inferiore alla somma dei risultati di ciascun partito alle elezioni europee (31,6%), anche se bisogna tenere conto di una molto più elevata partecipazione al voto rispetto alle europee che non ha nuociuto all’estrema-destra che ha il vento in poppa.

A dimostrazione della scarsa efficacia dell’unione, il leader del Partito Comunista Francese, Fabien Roussel, è stato estromesso nella 20ᵉ circoscrizione del Nord, detenuta dai comunisti dal 1962, a favore di un candidato del RN.

Una sconfitta storica, per la storica formazione comunista francese.

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3 Commenti


  • Giancarlo Staffo

    Scelta impossibile tra Macron e Le Pen il fascismo è nei fatti, guerra, economia di guerra, repressione attacco a salari, pensioni e sanità, la sinistra deve rompere con euroatlntismo


  • Giancarlo Staffo

    Euroatlantismo guerrafondaio affamatore antipopolare di “sinistra” sceglie il liberal fascista Macron, la peggior truffa contro il popolo ed i lavoratori. Meglio non votare affatto


  • Giancarlo Staffo

    La guerra continua e nessuno si oppione

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