Menu

La “sinistra” replica il copione, al teatro Brancaccio

E’ andata secondo un copione già visto, dunque prevedibile, l’assemblea nazionale convocata al teatro Brancaccio di Roma dall’appello di Anna Falcone e Tommaso Montanari (ma ispirato da ambienti di ex Pd) per una “Alleanza Popolare per la democrazia e l’uguaglianza”.

Cercando di capitalizzare sul piano elettorale la rete e l’esperienza dei di Comitati per il NO attivatisi contro il referendum controcostituzionale voluto e perduto da Renzi il 4 dicembre scorso, l’appello ha chiamato a raccolta il disperso mondo della sinistra che va dai fuoriusciti del Pd ai partiti comunisti eredi dell’esperienza del Prc, da Sinistra Italiana a settori della Cgil e dell’associazionismo. L’obiettivo è quello di una lista di sinistra alle prossime elezioni capace di superare le eventuali soglie di sbarramento. Una ipotesi che però aveva lasciato fuori troppe delle questioni dirimenti e lucidamente segnalate nei giorni scorsi da Giorgio Cremaschi anche sul nostro giornale.

L’allontanamento della scadenza elettorale al prossimo anno ha reso meno ansiosa la convocazione e le persone che hanno affollato il teatro Brancaccio (come del resto era avvenuto in passato con esperienze come Cambiare si Può, Alba etc, etc.). Con Massimo D’Alema seduto in prima fila in platea. Copione rispettato. Teatri pieni, aspettative di rivalsa altissime, risultati deludenti,  eppure mai un ripensamento.

Il primo problema, come al solito, sono gli interventi. In queste assemblee “democratiche e orizzontali” alla fine parlano solo quelli che devono parlare. E allora tutti lì ad aspettare “cosa dirà Gotor” (per conto di D’Alema e Bersani), cosa dirà Fratoianni (che è riuscito a non dire che con Pisapia e il Pd non è il caso di riabbracciarsi), cosà dirà Pippo Civati (e qualcuno ancora si starà chiedendo: ma cosa ha detto Pippo Civati?). Ma ci sono anche quelli che non riescono a parlare perché non devono parlare. Lo si è visto con i giovani attivisti del centro occupato “Je so pazzo” di Napoli che prima non venivano fatti entrare (ma altri entravano) e che poi hanno interrotto sul palco la sacralità dell’intervento di Gotor (guarda il video).

Eppure gli attivisti di “Je so pazzo” con una forte dose di ottimismo e ingenuità avevano interlocuito nei giorni scorsi con l’appello di Falcone e Montanari (vedi la lettera pubblicata anche dal nostro giornale).

Ai compagni del Pci è andata anche peggio. La loro interlocuzione con l’assemblea di oggi, molto prudente per la verità, è stata azzerata negandogli addirittura l’intervento in assemblea. Trattamento diverso è stato riservato al segretario del Prc Acerbo che invece è potuto intervenire.

Manuela Palermi, presidente del Pci, ha diffuso su quanto avvenuto un nota piuttosto – e giustamente – critica: “Quando qualcuno non ti permette di parlare, vuol dire che non vuole sentire quello che hai da dire. Il Pci ha risposto positivamente all’appello Falcone/Montanari manifestando, per correttezza politica, la sua posizione. E cioè: nessuna alleanza col Pd, nessuna riedizione del centrosinistra e il mantenimento della proprio autonomia politica ed organizzativa. Per capirci bene tra noi: il Pci non aderisce ad alcun soggetto politico, non si scioglie, ma continua con assoluta determinazione la sua ricostruzione.
Mi pare di capire dalle agenzie di stampa che questi paletti non fanno parte della sinistra che hanno in mente Falcone e Montanari, tant’è che nell’assemblea ci sono state aperture a Pisapia. Qualcuno di voi ricorderà forse la polemica tra me e Anna Falcone proprio su questa pagina a proposito di Pisapia. Quindi abbiamo fatto tutto alla luce del sole, come fa un partito serio” scrive Manuela Palermi., “Noi del Pci siamo convinti che una sinistra unita farebbe bene al Paese, ma non una sinistra che voglia riproporre il centrosinistra e tutti gli errori del passato. Il paese ha altre urgenze che si chiamano lavoro, salario, sanità, scuola, pensioni. Questo per noi conta ed a questo siamo fedeli. Se avessimo parlato all’assemblea l’avremmo detto senza alcun infingimento. Qualcuno, evidentemente, non ha voluto sentire”.

La seconda parte del copione visto oggi al Brancaccio verrà replicata il 1 luglio con l’assemblea convocata dal Campo progressista di Pisapia e dagli ex Pd. Una buona parte di quelli che oggi erano al Brancaccio, sia sul palco che in platea, saranno anche lì, a sentire cosa dice questo, cosa dice quello, a nutrire e alimentare aspettative che al primo tornante decisivo (vedi il recente voto sui voucher) vedono ripresentarsi esattamente le stesse contraddizioni e le stesse ambiguità che hanno portato alla crisi la sinistra esistente e residuale (ed a parametri anagrafici che difficilmente possono attrarre nuove generazioni).

Questo mondo e questa prospettiva non ci interessano né ci riguardano più da tempo.

Ma il 1 luglio noi saremo altrove. Abbiamo un appuntamento ma di segno, contenuto e interlocuzione radicalmente diversi, anzi contrapposti a Pisapia e & company.  A Roma, al centro sociale Intifada (zona Tiburtina) ci sarà l’assemblea costitutiva di Eurostop, un fronte politico e sociale nato per riaffermare come presupposti discriminanti la Ital/Exit da Unione Europea, Euro e Nato e declinare questo contenuto con un programma, una identità e campagne di massa già nei prossimi mesi (tutti i documenti saranno disponibili da lunedi 26 giugno sul sito Eurostop.info). Obiettivo dichiarato: il cambiamento politico e sociale del paese. Con una precisazione niente affatto secondaria, ribadita nel coordinamento nazionale di Eurostop tenutosi sabato: non è e non sarà una ipotesi elettorale, ma un fronte politico e di classe da agire nella società, per ricomporre un blocco sociale antagonista oggi frantumato e dare rappresentanza politica organizzata ai suoi interessi contro quelli del capitale. Senza sconti per nessuno e senza la noia e l’ossessione del certificato di esistenza in vita che abbiamo visto anche oggi al Brancaccio.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

3 Commenti


  • Daniele

    “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa” (Dante – Inferno)


  • manuela palermi

    anche io, anche noi del Pci saremo altrove, compagni. Insieme a voi, a quelle e quelli di eurostop!


  • Mara

    Il problema è sempre lo stesso: apertura a parole ma assenza totale di volontà di farlo. Parlano di una collaborazione tra forze e cittadini, senza sottostare a leader, ma di fatto il leader era già li sul palco e nelle prime file e hanno dimostrato prepotentemente la propria superbia.
    Dicono che hanno preferito dar parola alla “società civile” e non ai politici, ma come?? sul palco sono saliti Civati,Acerbo, Fratoianni eccetera.

    Io faccio i complimenti a chi è andato, rispondendo all’appello, ma con giusto spirito critico. Ha dimostrato buona fede e onestà, questa è la sinistra che vogliamo!
    Mi sa che andrò presto a trovare il PCI nella mia città.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *