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«Ora tocca ad Alemanno»

Nella giornata dei trionfi di Milano e Napoli, galvanizzata dalle notizie provenienti dalle città passate alla sinistra, a Roma va in piazza l’opposizione sociale alla giunta Alemanno. Mentre nelle stanze del Campidoglio inizia la discussione di un bilancio «lacrime e sangue», un corteo di migliaia di persone tra lavoratori comunali e delle municipalizzate aderenti ai sindacati di base (Usb, Cobas e Orsa), movimenti sociali e per il diritto alla casa, studenti e precari aderenti alla rete Roma Bene Comune sfila per le strade di Roma. Una giornata di sciopero metropolitano per opporre «a privatizzazioni e tagli al bilancio, a una diminuzione dei servizi pubblici e a un aumento delle tariffe, una diversa idea di città, lontana da quella attuale, sempre più in mano ai privati» racconta Luca Fagiano del Coordinamento cittadino di lotta per la casa. Oltre al corteo cittadino, partito alle ore 15 dal Colosseo, ieri è stata anche la giornata-laboratorio del primo sciopero metropolitano: a incrociare le braccia sono stati i dipendenti capitolini, le maestre delle scuole d’infanzia, gli operatori sociali e i lavoratori di Ama (rifiuti), Atac (trasporti) – che hanno letteralmente bloccato la città con l’adesione del 70% allo sciopero – Acea (acqua) e di tutte quelle aziende municipalizzate in fase di privatizzazione che Alemanno vorrebbe far rientrare nel piano della Holding Roma Capitale.
«Per questo la vittoria al referendum del 12 e del 13 giugno», spiega Fulvio Vescia, lavoratore Acea dell’Unione Sindacale di Base, «che fermerebbe il decreto Ronchi e di fatto la privatizzazione di Acea, oltre a essere una vittoria per tutti i cittadini, sarebbe una vittoria importante anche per tutti i lavoratori sempre più sottoposti a licenziamenti, precarizzazione ed esternalizzazioni man mano che aumentano le quote private dell’azienda».
Dopo aver costeggiato il Circo Massimo, il corteo di “indignados” invade la piazza antistante il palazzo capitolino, trasformando così la protesta in una vera e propria assemblea cittadina fuori dalle finestre di casa Alemanno. È qui che la notizia dei risultati dei ballottaggi di Milano e di Napoli rafforza la piazza. «Alemanno non può non fare i conti con quello che è successo nelle altre città» afferma Fabio Alberti della Federazione della Sinistra, unica realtà politica in piazza insieme a Sinistra Critica: «Ora il sindaco dovrà fermarsi e ascoltare i bisogni di questa opposizione cittadina che contrasterà fino in fondo un bilancio che taglia i servizi e aumenta le tariffe».
E proprio contro gli aumenti, delle tasse e delle tariffe così come degli affitti, che sono scesi in piazza studenti e precari che insieme alla rete Roma Bene Comune giovedì 26 maggio hanno assediato la sede romana della Gerit-Equitalia «per rivendicare il “diritto all’insolvenza” e lanciare la campagna nazionale “Io non pago”», spiega Cristian di San Precario, per il quale «lo sciopero metropolitano di oggi è un importante laboratorio verso il primo sciopero precario».
A fine manfestazione, mentre una delegazione si prepara a essere ricevuta dall’assessore al bilancio Lamanda e dai capigruppo del Consiglio comunale, gli interventi si susseguono dal camion degli organizzatori. In piazza anche gli attivisti di Action: «l’attuale bilancio», spiega il consigliere comunale Andrea Alzetta, «è a metà tra un patto di stabilità e l’applicazione del decreto Ronchi, un percorso politicamente non sostenibile, che non tutela l’interesse pubblico e che abbandona le periferie». Dopo Milano e Napoli, «è arrivato il momento di liberare Roma» conclude Paolo Di Vetta dei Blocchi Precari Metropolitani. Ma la piazza del Campidoglio guarda anche oltreconfine. «Madrid e Barcellona, oggi, sono il nuovo vento. Un vento iniziato nel Maghreb e ad Atene. Un vento che sta contagiando anche il nostro paese».

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