Menu

Italia. Debito pubblico record ma Tremonti insiste con il “rigore”

Dai dati resi noti dalla Banca d’Italia emerge l’astronomica cifra di 1.890,6 miliardi. Dunque il debito pubblico italiano ha raggiunto per l’esattezza quota 1.890,622 miliardi di euro. Ciò significa che ogni anno vanno pagati più di 80 miliardi di euro di interessi ai possessori dei titoli di stato italiani (nell’87% dei casi si tratta di banche, assicurazioni, fondi di investimento in larga parte stranieri). Il precedente top era stato toccato in gennaio a quota 1.879,992 miliardi. A marzo il debito pubblico era risultato pari a 1.868,265 miliardi, mentre ad aprile dell’anno scorso si attestava a 1.815,385 miliardi. Il 2010 si era chiuso a 1.843,015 miliardi. Nel primo quadrimestre del 2011 si e’ dunque registrato un incremento del 2,58%, mentre l’aumento negli ultimi dodici mesi e’ pari al 4,14%.

A fronte di questa situazione, il ministro dell’economia Tremonti oggi – intervendo alla conferenza della Confartigianato – è tornato a sostenere che l’equilibrio della finanza pubblica è “la prima condizione” da rispettare perché “scassare il bilancio pubblico è una strategia che non è nel bene della gente ed è il prodotto della irresponsabilità”. Il ministro ha respinto le critiche sui tagli nella manovra e ha anche parlato dei fattori che hanno causato la crisi. Secondo Tremonti, tutti i fattori che l’hanno causata “sono ancora in atto” e questo “aumenta la cifra del rischio e dell’instabilità. I fattori che hanno causato la crisi sono ancora tutti presenti, la massa dei derivati finanziari in circolazione è uguale al 2007-2008”, ha affermato il ministro. La riforma fiscale, ha proseguito, “non si può fare in deficit” perché porterebbe “effetti di contraddizione”, ricordando che “una moneta comune vuol dire una responsabilità comune”. Ma, per Tremonti, “la grande questione non è Bruxelles, ma Londra, Bruxelles e l’Asia”.

A inquietare non è solo l’analisi di Tremonti, che con la politica del rigore di bilancio rischia di far precipitare in recessione un paese già recesso, ma le soluzioni che indica come quella secondo cui “fare contratti un po’ più aziendali e meno generali è la via giusta per la produttività del Paese”. Come dire paghi la crisi chi l’ha sempre pagata: i lavoratori

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *