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Alitalia. Migliaia di lavoratori “a fine viaggio”


Tra pochi giorni, con la messa in mobilità dei circa 4600 lavoratori superstiti,  l’Alitalia Linee Aeree Italiane potrà cominciare a chiudere definitivamente i battenti. “Più di 4000 persone, lavoratori di tutte le categorie e di tutti i settori, che alla fine di questa agonia durata 4 anni saranno definitivamente licenziati e si disperderanno in quel mondo di mezzo che si chiama “mobilità” denuncia Francesco Staccioli dell’Usb e anche lui nella lista dei licenziati.
Venerdi prossimo, 12 ottobre, la USB ha organizzato insieme ad altre organizzazioni sindacali, ai movimenti e comitati, una manifestazione al ministero del lavoro e delle politiche sociali in via Veneto. Il 14 ottobre oltre 4000 lavoratori di Alitalia saranno infatti posti in mobilità e si andranno ad aggiungere ad un esercito d’invisibili che solo nel Lazio già conta oltre cinquantamila persone. 
Questa giornata non è il de profundis dei cassaintegrati di Alitalia né tanto meno l’ultimo pianto di dolore: è la manifestazione della rabbia di chi non si arrende ad uscire di scena come “materiale umano” da scartare. E’ il grido di chi non vuole pagare il conto come lavoratore, come sindacalista scomodo, come esubero non ricollocabile, come singolo individuo liquidato insieme alla propria famiglia da un governo latitante.
La grave crisi che interessa da anni il trasporto aereo è la conseguenza di politiche distruttive, e della mancanza di regole. Sono state permesse speculazioni selvagge e piani industriali al ribasso per anni e l’unico risultato è stato la perdita di posti di lavoro, di tutele sociali e di diritti. Noi crediamo che non si può e non si deve, chiudere questo disastro nel silenzio generale, soprattutto quando si continua a parlare di perdite di posti di lavoro anche nell’azienda che avrebbe dovuto essere punto di approdo e prospettiva per i lavoratori provenienti da Alitalia Lai.
La nuova Alitalia CAI che è Compagnia di Bandiera, nonostante le numerose agevolazioni di cui ha beneficiato, continua a perdere utili e ad operare senza fare investimenti per l’espansione del network. Si assiste alla cessione di traffico e attività ad aziende non italiane come Carpatair dopo aver rinunciato a prendere le macchine che avrebbero consentito di fare gli stessi collegamenti oggi “de-localizzati”, con una miopia industriale che lascia basiti. Gli unici obiettivi chiari sono l’abbassamento del costo del lavoro e l’aumento della produttività con la riduzione del numero di occupati, senza l’applicazione di clausola di salvaguardia sociale. Mentre all’orizzonte si prospettano cessioni di ramo d’azienda nei settori operativi della manutenzione.
Gli stessi protagonisti di quel disastro, oggi decidono sul futuro di un settore strategico per il paese senza sentire il bisogno di convocare le organizzazioni più rappresentative del settore che da tempo denunciano lo stato di abbandono del sistema e che hanno già proposto le soluzioni per arginare ulteriori perdite economiche e occupazionali.
Mentre gli scandali della politica imperversano sulle pagine dei giornali, aumenta la rabbia e frustrazione dei lavoratori di Alitalia, Atitech, Almaviva, Sigma Tau, Argol, e di tante altre aziende, questa è la fotografia di un paese senza futuro, di un paese che deve cambiare.
Nessuno può tacere su queste realtà, saremmo cittadini senza coraggio” afferma l’Usb “La storia amara dei cassaintegrati Alitalia – ci porta a una conclusione: fare in modo che tutto questo non accada mai più per nessuno.  Non si può e non si deve più permettere!”

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