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L’Ilva uccide un altro operaio

Un operaio di 54 anni, Angelo Iodice, originario della provincia di Caserta, dipendente della ditta ‘Global Service’ – una delle tante che fano subappalto ed “esternalizzazione” all’interno dell’Ilva –  è morto stamattina travolto sui binari da un carrello. Il lavoratore era impegnato in alcune attività di manutenzione nell’area dell’Acciaieria 1, dove nei giorni scorsi si era verificato uno sversamento di ghisa, quando è stato travolto sui binari da un mezzo meccanico guidato da un altro operaio. Evidente l’assoluta mancanza di sistemi di sicurezza, controllo e comunicazione reciproca tra lavoratori addetti alla stessa – pericolosissima – operazione.

Non è chiaro se la vittima abbia attraversato improvvisamente i binari o se sia stato il conducente del mezzo a non accorgersi della presenza dell’operaio.

Tutti i sindacati hanno immediatamente indetto 24 ore di sciopero, a partire dalle 15 di oggi. Al momento riguarda soltanto i dipendenti diretti dell’Ilva, ma dovrebbe estendersi anche a tutte le ditte d’appalto.

L’incidente di oggi è la fotocopia esatta di quello avvenuto un anno e mezzo fa e costato la vita a Ciro Moccia, addetto alla manutenzione meccanica, e in cui era rimasto ferito Antonio Liddi, lavoratore della ditta esterna, «Emmerre», impegnata nei lavori di ambientalizzazione delle cokerie.

Il procuratore aggiunto Pietro Argentino aveva per quello incriminato 12 persone, tra dirigenti e responsabili dei vari servizi Ilva. Moccia aveva perso la vita a fine turno, nei pressi della batteria numero 9 delle cokerie, chiusa perché in rifacimento in osservanza di quanto stabilito dall’Autorizzazione integrata ambientale.

A cedere erano state in quel caso alcune lamiere sottili poggiate dalla ditta incaricata dei lavori di ristrutturazione sulla passerella utilizzata per spostarsi lungo il piano dove avviene il «caricamento» dei forni, cioè l’immissione di carbon fossile. Lì correva anche, su un binario, una “macchina caricatrice”.

Moccia non avrebbe potuto dovuto trovarsi lì perché il compito di riparare è in questi casi affidato ai dipendenti delle ditte in subappalto. A 18 mesi di distanza, nulla è cambiato nella criminale organizzazione del lavoro all’Ilva.

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