Ascoltare gli interventi che si sono susseguiti dal camioncino con l’amplificazione, è come fare un viaggio dentro i mille volti della crisi. Sotto la sede della Regione Lazio le tante vertenze aperte e le accresciute emergenze sociali si sono alternate per spiegare la loro situazione mentre una ampia delegazione veniva ricevuta, inclusi diversi sindaci del frusinate e del reatino dove gli ex Lsu lavorano nei comuni e rischiano di essere licenziati da qui a poco.
Tutti prendono la parola e raccontano storie che si somigliano drammaticamente: tagli, esternalizzazioni, licenziamenti, sfratti, affitti impossibili da pagare, precarizzazione del lavoro. Dai lavoratori della sanità che oggi hanno anche scioperato nonostante le minacce delle direzioni aziendali agli ex Lsu di tanti paesi della regione, dai senza casa che hanno occupato delle palazzine a Roma ed anche a Cassino agli inquilini sotto sfratto delle case degli enti previdenziali. Ed ancora gli autisti delle aziende di trasporto e gli attivisti del Comitato No Debito. Poco più in là ci sono anche gli operai della Findus che rischiano il lavoro. Sono arrivati con le bandiere di Cgil e Cisl e sono stati accolti con un ruggito dai lavoratori aderenti alla USB. Le responsabilità dei sindacati ufficiali – ultima quella dell’accordo vergogna del 31 maggio – non passano sotto silenzio. Ma la rabbia è per i funzionari sindacali non certo per i lavoratori.
Lo slogan della manifestazione convocata oggi dalla USB è: “La regione va a fondo, la crisi la stanno pagando i lavoratori. È con i lavoratori che dovete discutere di come uscirne”.
I dati del Lazio sono infatti drammatici: record di ore di cassa integrazione, disoccupazione giovanile oltre il 36%, una moltitudine le aziende che chiudono; i prezzi delle case sono alle stelle e mancano le case popolari; i nuovi occupati nel privato o nella pubblica amministrazione sono tutti precari, mentre crescono i lavoratori part-time a bassissimo reddito; abbandono della ricerca, in una regione che, unica in Italia, vanta ben 18 enti pubblici di ricerca; cessione di interi settori dei servizi pubblici ai privati, con aumento della spesa pubblica e peggioramento del servizio e delle condizioni di lavoro. E ancora, sperpero di suolo per fini speculativi, assenza di una vera programmazione industriale, piano di grandi opere completamente inutili, devastanti per il territorio e onerose per la casse della Regione. I beni comuni della cittadinanza sperperati in una miscela esplosiva di cattiva gestione, incapacità e clientelismo. Di fronte a questa situazione per l’USB è urgente un piano complessivo, che dal reddito alla casa, alla reinternalizzazione di servizi e dei lavoratori, al superamento del precariato, fino ad un progetto serio di nuova occupazione nei servizi fondamentali, permetta di invertire la rotta.
Ma l’USB pone anche un altro problema: le risorse. La Giunta Polverini ne ha dissipate parecchie, inclusi i fondi europei. Adesso ci sono più di 100 milioni di residui passivi che se non verranno spesi torneranno nelle casse dell’Unione Europea. E invece potrebbero essere utilizzati per rispondere alle domande sociali che la manifestazione di oggi ha riunificato e presentato in un unico dossier alla regione. Il problema è che le clausole per l’uso dei fondi europei sono spesso blindate. Occorre trovare un partner “nazionale” che metta sul piatto altrettanti soldi per poterli usare. I soggetti pubblici di soldi non ne hanno a causa del Patto di stabilità e dei tagli in bilancio e spesso ne approfittano solo i privati, come le fondazioni bancarie ad esempio. E quindi molti dei fondi europei fanno marcia indietro quando invece potrebbero rivelarsi utilissimi.
Questi sono stati i temi al centro dell’ incontro fra i rappresentanti della Vice Presidenza, dell’assessorato regionale al Lavoro, dell’assessorato alla Casa, della cabina di regia della Sanità ed una delegazione della Confederazione USB Lazio. L’incontro, che si è concluso nel primo pomeriggio, ha aperto una interlocuzione fra la Giunta Zingaretti e l’USB.
L’USB ha chiesto di partecipare alla discussione sul rilancio economico della regione ed un dialogo costante con l’Amministrazione per risolvere le tante emergenza sociali che coinvolgono il Lazio. In particolare, il problema del rinnovo dei contratti ed il rispetto degli accordi assunti dall’Amministrazione sui 1.340 lavoratori LSU; il salvataggio e l’intervento delle Regione per le aziende municipalizzate sulle quali pendono tentativi di privatizzazione (Ciampino, Civitavecchia, ecc.); l’intervento sulla questione abitativa ed il blocco generalizzato degli sfratti e degli sgomberi. Altro intervento di grande urgenza, fermare la spending review nella sanità, con la richiesta di internalizzazione e stabilizzazione di lavoro precario.
L’USB ha inoltre chiesto il rifinanziamento immediato della legge sul reddito minimo e l’allargamento della platea dei fruitori ai lavoratori a basso reddito non iscritti ai centri per l’impiego. L’incontro di è concluso con l’impegno a stilare un protocollo di intesa per una relazione stabile fra l’Amministrazione e l’USB.
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