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La Buona Scuola è ancora in agguato…

E’ dalla scorsa estate che i lavoratori della scuola corrono dietro agli annunci di Renzi e del suo governo sulla possibile controriforma della scuola. La situazione è diventata inaccettabile, specie considerando che di mezzo c’è il futuro di oltre 100 mila precari, dei diritti dei lavoratori e dell’istruzione pubblica di questo paese.
Il governo attraversa una fase di debolezza (lotte di potere interne alla maggioranza, la popolarità di Renzi che continua a calare) e con le proteste di questi mesi contro la “buona scuola” si è visto imporre lo stop alla possibilità di legiferare in materia di scuola a suon di decreti.
Il trucco però è evidente. Martedì verrà varato un testo di legge delega con il quale il parlamento dovrebbe dare al governo pieni poteri per legiferare come vuole. In pratica cambia ben poco. Se poi un parlamento in cui la maggioranza è composta da yesman dovesse decidere di discutere sul serio e nell’interesse del paese sulla scuola pubblica, ecco la minaccia di tornare allo strumento del decreto.
La stampa si sta concentrando sul dramma dei precari appesi ad un filo, ma sappiamo bene che in ballo c’è l’attuazione di tutto il piano di Renzi sulla scuola. Piano che non è stato modificato, alla faccia del tanto sbandierato confronto online, il cui scopo vero era di escludere dalla decisione gli organi collegiali di autogoverno della scuola.
Un piano fatto di tagli di diritti, di contratti bloccati e aumenti di orario, che completa la trasformazione genetica della scuola, in cui gli interessi dei padroni entrano direttamente e senza controlli: dalle Fondazioni private all’alternanza scuola lavoro o con le esternalizzazioni.
Eppoi il “merito” che serve a coprire la dequalificazione anche professionale e di funzione dei lavoratori: docenti spostati da un insegnamento all’altro, personale ATA ridotto a pulitori e passacarte.
Sulle assunzioni, possiamo confermare quanto dice il governo: c’è un miliardo stanziato dalla legge di stabilità. Quello che il governo non dice è che non sono soldi stanziati, ma il frutto di un taglio di un miliardo e 200 milioni ai fondi che già erano destinati alla scuola. Di questi tagli, un miliardo viene messo nella voce stabilizzazioni.
Gli unici soldi freschi? Il 5×1000! Le scuole dei figli dei disoccupati, dei lavoratori dipendenti avranno ancora una volta meno fondi per sopravvivere.
Unica modifica evidente sono gli sgravi fiscali alle famiglie ricche che mandano i figli ai diplomifici privati: una vera vergogna.
E’ più che mai necessario non abbassare la guardia e proseguire le mobilitazioni contro la “buona scuola” e il progetto del governo di una scuola classista e dove i lavoratori vengono messi gli uni contro gli altri. Gli contrapponiamo la rivendicazione dell’immediata stabilizzazione dei precari già in servizio, del rinnovo economico del contratto uguale per tutti e dell’aumento degli organici di ulteriori 250 mila posti.
Dobbiamo proseguire nella costruzione e nel rafforzamento dell’USB, per avere un’organizzazione sindacale conflittuale forte che riconquisti il diritto dei lavoratori a contrattare con il governo e finirla con i sindacati complici che svolgono il compitino del notaio delle scelte dei padroni.
Nelle prossime ore proporremo alle organizzazioni sindacali conflittuali e alternative a Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda un incontro per costruire un momento di protesta comune e forte che dica a parlamento e governo che non ci faremo calpestare e non ci faremo scippare la scuola pubblica. 

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