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Venosa (Pz). L’incendio delle baracche non ferma la lotta dei braccianti

Ma quali diritti civili… La condizione dei lavoratori in questo paese è ormai del tutto sottratta alle regole del “vivere civile”. E non stiamo parlando solo delle immonde condizioni legalizzate dal Job Act, che ripristanano un dominio dell’impresa senza possibilità di contrasto, come accadeva nell’800 o sotto le dittature militari.

Parliamo dei conflitti di lavoro quotidiani, in imprese “legali” come sotto la sferza dei caporali, nele campagne di ogni regione. Se, per esempio, “qualcuno” buca le ruote alle auto dei sindacalisti attivi nella grande distribuzione o della logistica (settori, per ovvi motivi, in questo momento più conflittuali), altrove “qualcun altro” riscopre la pratica del pogrom e dell’incendio.

Quel che è accaduto nella notte tra il 7 l’8 maggio, a Boreano, nel comune di Venosa, in provincia di Potenza, al confine tra Puglia e Basilicata, è emblematico di una condizione diffusa. Una piccola città di baracche, dove vivevano centinaia di braccianti agricoli appartenenti soprattutto alle comunità ivoriane, burkinabè, ghaneane e nigeriane, è stata distrutta da un incendio doloso. Da chi? Non è difficile individuare i mandanti. Quei braccianti si erano da poco cominciati ad organizzare, insieme all’Usb, per costituire una categoria sindacata in grado di contrastare o strapotere dei caporali e conquistare condizioni di lavoro umane, e salari adeguati.

Non è il primo incendio che colpisce questo campo di fortuna, dove i braccianti vivono in condizioni subumane, su materassi di fortuna: «già l’anno scorso ce n’era stato uno – ricorda il sindacalista Aboubakar Soumahoro, responsabile nazionale immigrazione di Usb – ma questo è arrivato a meno di una settimana da un’assemblea che aveva riunito una cinquantina di braccianti che avevano deciso di organizzarsi sul piano sindacale e sociale per la salvaguardia dei loro diritti, per una paga giusta e per migliori condizioni abitative, un percorso avviato grazie anche all’aiuto della chiesa metodista di Venosa».

«La loro condizione prescinde dalla provenienza geografica – spiega Soumahoro – e questo va ricordato per evitare di etnicizzare la questione». Molti episodi, spesso mortali, avevano infatti visto tristemente protagonisti lo scorso anno diversi braccianti – tra cui diverse donne – morti di fatica, caldo, superlavoro.

Il sistema di sfruttamento dei braccianti agricoli coinvolge però soprattutto gli stranieri senza permesso di soggiorno, più vulnerabili e indifesi. E quindi si tratta, con l’aiuto di poche forze attive nel volontariato, nell’indifferenza complice – troppo spesso – degli enti locali, di disegnare una politica di inclusione fatta di servizi, di creare gli strumenti per sviluppare un po’ di autonomia di vita, per contrastare un sistema che mette in gabbia – in tutti i sensi – migliaia di esseri umani. La strada che Usb e la chiesa metodista locale hanno deciso di percorrere insieme passa non soltanto attraverso le azioni nei luoghi della raccolta della frutta, ma anche garantendo spazi e servizi in grado di dare certezze.

Uno di questi è stato lo “sportello” aperto dall’Usb per dare un punto di riferimento visibile. «L’obiettivo dello sportello – ricorda Soumahoro – è anche sindacale: bisogna dare, tanto ai lavoratori quanto ai datori di lavoro, degli strumenti per prendere coscienza di quanto accade sul territorio e di come coniugare diritti e doveri dei lavoratori. Per andare a parlare con il mondo dei datori di lavoro o a parlare con le istituzioni è necessaria una dimensione organizzativa, e l’assemblea della scorsa settimana, che si è svolta alla presenza anche del sindaco di Venosa, rappresentava uno dei punti di arrivo. I lavoratori di Boreano non sono più soggetti passivi, ma sono protagonisti di un percorso per dare una svolta alla propria condizione lavorativa e di vita».

Dopo l’incendio, i braccianti agricoli si sono riuniti in assemblea sulle macerie delle loro abitazioni ed hanno deciso di portare le loro rivendicazioni e la loro indignazione sotto i palazzi della Regione Basilicata

La manifestazione si terrà giovedì 12 maggio a Potenza, sotto la Regione Basilicata, in via Vincenzo Verrastro 4, dalle ore 15.00.

La protesta è maturata dalla constatazione che le amministrazioni coinvolte, Regione Basilicata e Comune di Venosa, continuano a proporre soluzioni inadeguate senza nessun confronto con i braccianti, in particolare sulla programmazione della stagione della raccolta e sulle condizioni lavorative ed abitative.

Abbiamo deciso di dare una svolta, attraverso l’organizzazione sul piano sindacale e sociale, per modificare a una situazione che non ha nulla di emergenziale”, spiega Aboubakar Soumahoro. “Infatti siamo di fronte a un vero sistema, fatto di sfruttamento a tutto campo, con una filiera ben organizzata a discapito dei diritti dei braccianti”.

Intanto ieri si è tenuto un incontro fra il Presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, ed una delegazione di braccianti sostenuti dall’USB.

Il Presidente si è impegnato a far sì che nel prossimo incontro, fissato per il 12 maggio, si riuniscano attorno ad un unico tavolo tutti i soggetti interessati dal problema: i braccianti, l’USB, il Comune di Venosa, la Prefettura, la Questura.

 

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