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Lascio la Cgil e aderisco a USB, con l’entusiasmo di una nuova storia da scrivere!

Sono trascorsi 10 anni dal giorno in cui ho scelto di praticare la militanza sindacale e di esercitare un ruolo di rappresentanza dei lavoratori per la Cgil, in un contesto generale di grande sofferenza per le politiche di costante sgretolamento dei diritti che ho sempre considerato inalienabili.

Il diritto ad un lavoro e ad una retribuzione dignitosa, l’esigenza di conciliare turni ed orari con la mia vita privata, la gioia di poter vedere un collega con contratto precario stabilizzato a tempo indeterminato, la possibilità di progettare il futuro. Sono queste alcune delle ragioni che allora mi spinsero ad intraprendere la strada dell’organizzazione nel sindacato.

Ma nei momenti di confronto con la controparte aziendale ci si rende conto di come l’ossessione per gli utili e la redditività impone spesso e volentieri il peggioramento delle nostre condizioni lavorative. Questo non mi ha stupito, anzi, in qualche modo me lo aspettavo. Ma è proprio per questo che ho sempre creduto, e oggi credo ancora di più, che sia assolutamente necessario costruire percorsi collettivi di contrasto.

Sindacato è una parola che deriva dal greco e vuol dire “insieme per la giustizia”!

Proprio per queste ragioni da delegato RSA della Filcams – Cgil non posso non condividere con i miei colleghi di lavoro un forte sentimento di delusione e una ormai incolmabile distanza dalla Cgil.  Questa mia presa di posizione è frutto di una profonda riflessione e di una necessità di cambiamento non più rinviabile. L’assenza di lotte rivendicative, una posizione sempre difensiva, fa mancare ogni volta che si fa contrattazione un “pezzo” di diritti, a causa anche di scelte che vengono sempre più spesso determinate dal vertice del sindacato, sempre più orientato a garantire le propria compatibilità con l’azienda. Noi lavoratori iscritti e non iscritti spesso siamo considerati solo come numeri da esibire in manifestazioni di pura testimonianza che non aprono mai percorsi di lotta e rivendicazione vera, come se non si volesse disturbare più di tanto il manovratore.

La lotta al precariato è ormai un ricordo sbiadito, se consideriamo quanto poco o nulla si è fatto per contrastare i governi che hanno smantellato lo statuto dei lavoratori e cancellato l’Art.18. È diventato, questo, un sindacato che si lascia imporre passivamente piattaforme di rinnovo contrattuale dalle aziende, un sindacato sempre più “distratto” rispetto alle condizioni di lavoro umilianti in cui versano oggi i lavoratori e soprattutto le lavoratrici, ed incapace di rappresentarne necessità e bisogni. 

Ma nonostante tutto, non c’è alternativa alla lotta e alla partecipazione. È l’unico strumento che ci rimane e che ci restituisce dignità. Mai come ora occorre un Sindacato conflittuale e di lotta, in grado di praticare una contrattazione di riconquista nelle aziende e che rompa le compatibilità imposte dalle imprese.

È per questo che lascio la Cgil ed entro in USB con ottimismo e entusiasmo: un sindacato fatto dai lavoratori, con i lavoratori e per i lavoratori, insieme ai quali tornare a costruire quei meccanismi di solidarietà e di riconquista dei diritti persi sul terreno delle compatibilità coi meccanismi aziendali di Cgil Cisl e Uil.

Nessuna rassegnazione, la mia promessa alle colleghe ed ai colleghi, ma la volontà ferrea e l’opportunità di un nuovo inizio.

Al lavoro e alla lotta!

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