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TLC. Cgil Cisl Uil verso un contratto a perdere

In merito al contratto nazionale delle TLC, USB denuncia con forza il preaccordo siglato ieri 23 novembre presso Asstel, che prevede la miseria di 60 euro lordi di aumento nel 2018.

Tale preaccordo stabilisce poi le linee guida della piattaforma che entro marzo 2018 Fistel Cisl, Slc Cgil e Uilcom Uil si sono impegnate a presentare ad Asstel: welfare aziendale e buoni spesa al posto di salario reale, controllo delle prestazioni lavorative, flessibilità e jobs act. Tutto il contrario, insomma, di tre anni di lotte fatte per un contratto che è scaduto nel 2014.

Rispediamo al mittente, cioè ai sindacati firmaioli e ad ASSTEL, il preaccordo della vergogna. È ora di mobilitarsi di nuovo e con più forza per conquistare un contratto che non porti miserie retributive ma salario vero e diritti intangibili.

Il 23 novembre Asstel, capitanata da un Micheli bifronte, presidente Asstel e responsabile HR di TIM, ha convocato le segreterie confederali a un incontro per discutere il Contratto Nazionale delle Telecomunicazioni.

Il Contratto delle TLC è scaduto a dicembre 2014 e riveste un ruolo ancor più importante di difesa degli ultimi diritti rimasti per i lavoratori TIM, vista la disdetta unilaterale del contratto aziendale, l’applicazione del regolamento interno e il rimando alle clausole normative contenute in quel contratto.

Lo stretto legame tra rinnovo del contratto nazionale e quello aziendale appare evidente.

I mesi di lotte, partite dai lavoratori, hanno scavalcato le sclerotiche gerarchie sindacali confederali e, con l’aiuto fondamentale dei sindacati di base, hanno consentito di non firmare fino ad oggi le scandalose proposte di Asstel e TIM. Tra le organizzazioni sindacali confederali sono iniziati a volare stracci. Se ne sono dette di tutti i colori.

A seguito delle decisioni governative di esercitare la “golden power” e del rincorrersi di voci sullo scorporo della rete, improvvisamente è scoppiata la pace.

Con un comunicato dell’11 novembre le segreterie di CGIL-CISL-UIL ritrovano l’unità a cui segue lo scandaloso accordo sulle mobilità (ma la CGIL non diceva che gli esuberi erano finti ?).

Ma questa rinnovata unità su quali contenuti si basa ?

USB ha evidenziato fin da dicembre 2016 il carattere strumentale delle mobilitazioni confederali, utili solo a una manfrina tutta interna alle compatibilità aziendali. Difatti, pur non cambiando, anzi inasprendosi l’atteggiamento di TIM, da febbraio 2017 non sono state più proclamate agitazioni. Solo i tecnici, in modo spontaneo, hanno continuato la loro lotta. Mesi di lotte buttati al vento. Le volontà di riscossa emerse nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio anche di chi non aveva mai partecipato a uno sciopero o a una mobilitazione sono state brutalmente calpestate.

Il tempo ci ha dato e ci darà ragione: con il supporto dei sindacati complici c’è il tentativo di ASSTEL di svuotare il CCNL, demandando al secondo livello tutti gli strumenti di flessibilità di orari e di salario, di controllo delle prestazioni tramite il controllo a distanza, di trasformazione degli aumenti salariali e dei premi in welfare.

Rendendo strutturali i risparmi conseguenti al minor costo del lavoro e alla maggiore produttività, potrà anche rinunciare all’ultimo ciclo di solidarietà, che ha comportato di contro rigidità di orari e minore produttività.

Come già detto fin dal nostro comunicato di gennaio 2017, USB rimarrà vigile sui prossimi incontri con l’azienda. In qualunque momento e dovunque dovessero tenersi non mancherà di essere presente chiamando i lavoratori a fare altrettanto, per rimarcare soprattutto in questa fase decisiva che :

  1. Non si firmano accordi che contengano riferimenti anche “sperimentali” al jobs act (dai demansionamenti ai controlli a distanza);
  2. Occorre rivendicare un forte recupero salariale.

Basta con rinnovi contrattuali sempre al ribasso che hanno come unico obbiettivo l’attacco al salario e all’orario di lavoro, limitazione del diritto di sciopero,welfare aziendale.

Basta contratti difensivi! Combattiamo e riprendiamoci i nostri diritti.

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