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Non è tutto “oro” quello che luccica

Proseguiamo nella nostra lettura, parziale, di ciò che muove nell’ambito romano, nei settori nei quali è possibile una “presenza” di soggetti o organizzazioni che assumono caratteristiche sia illegali che criminali (sono due sfere di grandezza assai diverse). Recente, ma non ultimo, è stato l’enorme sviluppo del settore delle attività che hanno la dicitura: “compro oro”:

Il giro d’affari medio di un classico negozio «Compro Oro» si può stimare attorno ai 300mila-350mila euro annui; se si considera che oggi i punti di scambio in Italia sono circa 20mila possiamo raggiungere un business potenzialmente illegale pari a 7 miliardi euro. Ed è una cifra che fa gola ai settori interessati sia al riciclaggio di danaro sporco per il loro reimpiego, che  ad attività di usura e strozzinaggio.

E questo solo per quanto riguarda la compravendita legale.

Per quanto riguarda invece gli aspetti illegali – quelli che, per intenderci, il codice penale definisce come “riciclaggio” (art. 648-bis) e “reimpiego di capitali” (art. 648-ter) – legati al “lavaggio” del denaro ed al successivo inserimento di questo nel circuito legale, i profitti sono praticamente indefinibili.

Il sistema sembra essere stato ideato apposta per generare illegalità: per aprire un’attività che non abbia grandi pretese – alla quale basti, per esempio, fare attività di sola “lavanderia” – i requisiti richiesti per legge sono solamente l’apertura della partita Iva e l’autorizzazione da richiedere alla questura. È fatto anche obbligo – al fine di garantire la tracciabilità dei materiali acquistati e venduti – di compilare un registro sul quale annotare merce acquistata e identità del venditore. Ma riportare le operazioni fedelmente, nel paese che ha depenalizzato il falso in bilancio, diventa un mero dettaglio discrezionale. Per cui l’unico vero problema per la criminalità organizzata diventa quello di trovare un prestanome – o comunque un titolare vicino alle famiglie mafiose – a cui intestare l’attività. E con la crisi economica, che toglie sempre più posti di lavoro, il bacino dal quale pescare diventa sempre più ampio. A ciò va anche aggiunto che l’unica prova cartacea obbligatoria da emettere riguarda importi superiori ai 5.000 euro, per i quali – in ottemperanza alla normativa antimafia – bisogna pagare in assegni. Ma basta “parcellizzare” gli acquisti per evitare noie simili.” (Riciclaggio ed economia criminale”, P. L. Vigna)

Il 7 Aprile si è svolta la conferenza stampa convocata da ANOPO, l’Associazione Nazionale Operatori Professionali Oro, in collaborazione con AIRA, l’Associazione Italiana Responsabile Antiriciclaggio,

L’Anopo, tramite il suo rappresentante legale lamenta il fatto che “…la legge sia civile che penale venga continuamente violata…”; “Ci si trova davanti ad una filiera di commercio illegale – La nostra professione è messa a rischio, nonostante le norme vigenti, i “Compro oro” e le attività che non rispettano i requisiti imposti dalla legge commercializzano prodotti per fini industriali provenienti da situazioni ambigue… . Una situazione che avvantaggia, quindi, l’illegalità». a volte l’oro sì luccica, ma è poco trasparente!

Per intervenire e, possibilmente “normare” tutto ciò, ed i problemi che il settore produce relativi anche a fenomeni di riciclaggio e casi delinquenziali correlati con la categoria dei Compro Oro; è stata varata una legge; “Nuova disciplina del mercato dell’oro” (legge del 7.1. 2000, n. 7 pubblicata in G. U. n. 16 del 21 gennaio 2000 ), che regolamenterà il mercato, in attuazione anche della direttiva 98/80/CE; in detta legge però i punti non rispettati sono molti; si commentava così nel convegno summenzionato.

Negli ultimi anni si è assistito ad una affermazione massiccia su tutto il territorio nazionale di questo genere di negozi comunemente denominati “Compro Oro”, specializzati nell’acquisto di preziosi da parte di privati cittadini. Si nota che molti gestori di questi negozi, assumendo le funzioni e le competenze commerciali proprie di un operatore professionale ed, a volte, non rispettando minimamente i requisiti imposti dalla legge, operano quindi in modo del tutto abusivo.

Nei fatti dunque, nulla vieta, anche al titolare di una ditta individuale, di acquistare oreficeria per poi in seguito rivenderla, sia all’ingrosso che al minuto, fermi restando i “paletti” imposti dalla Legge 7/2000.

Purtroppo però, molti gestori di questi negozi, assumendo in toto le funzioni e le competenze commerciali proprie di un operatore professionale, pur non rispettando minimamente i requisiti imposti dalla legge, operano quindi in modo del tutto abusivo.

Abbiamo già detto che il settore in oggetto risulta essere molto appetitoso, con numeri altissimi che fanno gola alle associazioni mafiose ed alle organizzazioni illegali, considerando che il giro d’affari medio dell’intera filiera dei “Compro Oro” si può stimare attorno a 7mld euro annui.

Il Presidente di Anopo dice che: “… ci si trova davanti ad una filiera di commercio illegale.La nostra professione è messa a rischio, i Compro Oro e le attività che non rispettano i requisiti imposti dalla legge 7/2000… non rilasciando scontrini fiscali, non documentando il traffico ne le operazioni effettuate. Creano di fatto una situazione che avvantaggia, quindi, l’illegalità … commercializzano prodotti per fini industriali provenienti da “situazioni ambigue”… e così facendo incrementano anche l’evasione fiscale”.

La doppia valenza dei Compro Oro.

L’oro è da sempre considerato un bene rifugio, negli ultimi anni i Compro Oro sono diventati – per una sorta di proprietà traslativa – attività-rifugio.

L’inizio della crisi economica, ha di fatto creato “boom” di queste attività!

Nell’ultimo triennio le crescite più elevate, +60% si sono avute nel Lazio e in Sicilia (mentre la media nazionale è del +22,5 %. (Movimprese-InfoCamere).

È dunque evidente la doppia valenza che attività di questa natura possono avere per quanto hanno intenzione di creare o organizzare “lobby” malavitose.

Una volta ripulito, infatti, il denaro segue due strade: da una parte viene nuovamente inserito nel circuito dei traffici illegali che terminerà con un successivo “lavaggio”, dall’altro viene investito in settori economici “puliti”, edilizia e movimento terra in special modo, come dimostrano I sequestri di immobili “abusive” di recente costruzione a Roma.

C’è poi un’altra operazione di “lavaggio” di danaro “sporco”, come spiegava nel 1998 il Procuratore Nazionale Antimafia: «… la ripulitura di denaro serve, anche a cercare di ripulire le persone. Si è notato, cioè, che per le operazioni di riciclaggio e di reinvestimento … hanno la tendenza a professionalizzare persone interne al gruppo, il che offre vari vantaggi: la sicurezza del silenzio sulle operazioni di riciclaggio, non solo, ma anche l’inserimento di una persona di fiducia nel circuito finanziario. Ciò fa sì che questa persona si legittimi nel mondo economico e quindi bisogna tener presente che il riciclaggio è una via non solo per ripulire il denaro, ma anche per ripulire l’associato e farlo entrare nel mondo dell’economia».

E magari, dopo qualche anno, ritrovarcelo come Ministro in questo o quel governo, come già molto probabilmente accaduto!!  Ma questa è un’altra storia…

Tutto ciò non vuole essere una demonizzazione del settore, anche se, i gestori, a volte usano qualche piccolo trucco (ad es. ricoprire il fondo del piatto della bilancia con un sottile strato di spugna al fine di alleggerire il reale peso dell’oggetto), per ottenere un guadagno “illecito”, e se tutto ciò non può evidentemente configurarsi come attività criminale nel senso proprio del termine, percò di fatto alimentano quel “cuscinetto” di cui all’inizio.

E se su 20.000 Compro Oro, risultano iscritti al registro degli operatori dell’oro della Banca d’Italia appena 300 esercenti un motivo deve pur esserci, no?

Forse è anche a queste situazioni che si possono accostare alcuni degli episodi sanguinosi e le recenti sparatorie e ferimenti avvenute nella città di Roma.

Roma è da considerare sempre più come un “territorio a rischio”! Dove ci sono bande di ragazzini che aspettano i 18 anni per potersi fare intestare società per 1000 euro al mese. Società, che in due anni andranno al fallimento donando, col “botto”, 50.000 euro a giovani prestanome. Nella nostra città si mettono bombe fuori dai negozi per il raket delle tangenti. Oppure usurai che con “prestiti” di 3/4000 euro, si cancellano i protesti così che è possibile fare il “prestanome”. Roma è malata di un cancro storico dall’epoca dei Papi e dei Principi: l’usura. Si intrecciano politica e criminalità, nei palazzi imponenti, governativi e antichi, e dei misteri dove da dietro le finestre puoi immaginare di tutto e non sbagliare di molto.

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