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Meno tasse, ma solo per ricchi e ricchissimi. Il dumping fiscale di Trump

Quando si sente parlare di riduzione delle tasse, “la mano corre alla pistola”. Infatti le azioni pratiche in questa direzione non agiscono mai su quelle relative ai salari dei lavoratori, alle pensioni o a tasse indirette non progressive come l’Iva. Quando sentite parlare di riduzione delle tasse il coniglio che esce dal cilindro somiglia sempre ad un sconto fiscale per le imprese, le banche e le multinazionali.

L’ulteriore conferma viene dagli Stati Uniti, dove la riforma fiscale a favore delle corporation annunciata da Trump potrebbe scatenare un effetto domino a cominciare dall’Unione Europea. In primo luogo per le ripercussioni sulle multinazionali europee presenti negli Usa, e per quelle statunitensi presenti nella Ue. Al momento l’unica certezza, sono i benefici fiscali per le corporation e le ripercussioni per la raccolta fiscale negli Stati Uniti che vedrà entrare meno imposte dalle grandi e medie società.

L’abbattimento della corporate tax federale dal 35% attuale al 20% non è l’unica misura fiscale, occorre aggiungervi la deducibilità immediata del costo dei beni strumentali per i prossimi cinque anni – in luogo degli ammortamenti – e la possibilità di riportare a nuovo le perdite fiscali senza limitazioni di tempo. La riforma fiscale di Trump garantisce poi l’esenzione al 100% dei dividendi e delle plusvalenze sulle cessioni di partecipazioni, i cui effetti sono – con tutta evidenza – la disponibilità di liquidità intatta da prelievo fiscale. Non bastasse, il transfer pricing prende una piega vagamente nazionalista, gravando con il 20% (excise tax) sui pagamenti effettuati a beneficio delle consociate estere (di società Usa) per l’acquisto di beni e servizi. In pratica una vera offensiva sul piano del dumping fiscale che dovrebbe favorire l’insediamento delle multinazionali negli Stati Uniti a scapito degli altri paesi competitori.

Secondo il piano fiscale trumpiano verranno invece ridotte da sette a quattro le aliquote per le famiglie e gli individui. La più alta rimane al 39,6%, per i redditi milionari delle coppie e sopra il mezzo milione per gli individui. Le altre saranno fissate al 12%, per redditi individuali tra i 24mila e i 90mila dollari, al 25% fino a 250mila dollari, e al 35% fino al milione. La tassa di successione verrà applicata solo su eredità superiori a 11 milioni di dollari, doppie rispetto alle attuali, ma sarà cancellata nel 2024. Per i ceti medi, le deduzioni fiscali saranno raddoppiate a 24mila dollari (per le coppie) o 12mila (per i single); il credito d’imposta per figli a carico salirà del 60% a 1.600 dollari e nascerà un credito per anziani a carico da 300 dollari. (Sole 24 Ore)

Si presenta però il problema di come tutto ciò sia compatibile con i trattati fiscali che gli Usa hanno firmato con gli altri paesi – molti dei quali proprio nella Ue – e di come l’Unione Europea reagirà a questa politica fiscale. In Francia, la scorsa settimana Macron ha preannunciato un programma di riforma fiscale che dovrebbe portare nel breve termine (2020) a un abbassamento del 5,33 % della tassa sui redditi delle società, fino a scendere al 28% (oggi è il 33%). In Olanda il premier Mark Rutte ha promesso un taglio del corporate tax rate al 21% (dal 25) entro il 2021, scendendo sotto la quota simbolica del 50% (passerà al 49,5% dal 52 attuale).

L’Unione Europea fa ancora i conti con la mancanza di una politica fiscale comune, ogni paese ha aliquote e regimi fiscali propri e molti denunciano il dumping fiscale degli altri stati membri (vedi il contenzioso con l’Irlanda o il Lussemburgo per il loro regime fiscale ultrageneroso per le multinazionali).

La perversione di questo dogma del modello liberista – abbattimento delle tasse – sta nel fatto che le minori entrate fiscali nel bilancio degli stati, devono essere compensate da tagli sempre più feroci alla spesa pubblica. Il giochetto consiste nel tagliare molto le tasse a società e banche e qualcosa alle famiglie. Con la conseguenza che a quel punto le famiglie dovranno tendenzialmente pagarsi da sole la sanità, la previdenza sociale etc. Qualcuno avrà i soldi per farlo, la maggioranza invece ne ha sempre meno a disposizione a causa dell’abbassamento delle retribuzioni e dei salari. Si troverà così senza assistenza sanitaria o pensione o istruzione e soprattutto senza un sistema pubblico che ha il compito costituzionale di assicurare la dignità e l’uguaglianza dei propri cittadini. Un sanguinoso imbroglio mascherato con parole suadenti.

 

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1 Commento


  • R.P.Ffm.

    La tassa sulle società é un nonsenso. Spreco di risorse pubbliche e private nell’inseguire imponibili nascosti o nell’escogitare sistemi di elusione. Meglio sarebbe tassare gli azionisti ‘in toto” con sistemi di prelievo alla fonte su dividendi, cedole & co. Ma tant’é! I sistemi facili riscuotono poco successo… un doppione della fallimentare politica proibizionista sulle sostanze, cosi’ cara alle narcomafie. Saluti. R.P.Ffm.

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