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I conti pubblici italiani finiranno nelle mani della Germania. E per l’Italia saranno guai

Quale sarà il futuro dell’Europa e dell’economia italiana? A deciderlo come spesso accade sarà la Germania, il Paese più forte di tutti, ma non così forte come in passato: mai i due principali partiti sono stati così deboli nel Parlamento e nella società. Angela Merkel ha comunque convinto i socialdemocratici a formare una nuova “grande coalizione” strappando un accordo per governare la Germania nei prossimi tre anni e mezzo. Tasse e migranti sono stati i temi incendiari che hanno rischiato di fare deragliare le trattative, un po’ meno si è parlato di un dettaglio. Ma il diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli.

L’importanza del Fme

Nell’accordo preliminare della Grande Coalizione si è conquistato una citazione il Fondo monetario europeo, Fme, che diventerà con il superministro dell’Economia il nuovo strumento per governare l’Unione, e quindi anche noi italiani, in maniera ancora più incisiva di quanto accaduto in passato.

La fine del Qe

Mentre il 31 ottobre del 2019, scadrà il mandato di presidente alla Banca centrale europea di Mario Draghi, salvatore dell’Italia con il Quantitative Easing (Qe) e della patria europea, si sta cominciando a mettere mano al Fondo Salva Stati che diventerà il Fondo monetario europeo (Fme). I lavori sull’istituzione dell’Fme inizieranno quest’anno e l’appuntamento non è certo casuale: il Quantitative Easing della Bce dovrebbe finire tra settembre e dicembre 2018, facendo venir meno l’importante supporto degli acquisti mensili di titoli di Stato di tutti i Paesi dell’Eurozona, in poche parole la stampella che tenuto in piedi i conti dell’Italia.

La novità

Come dice il nome, sarà una sorta di Fmi – il Fondo monetario internazionale, intervenuto nei recenti crac internazionali in cambio di riforme “lacrime e sangue” – ma rivolto esclusivamente ai paesi della Ue. E’ la principale novità introdotta a fine 2017 dalla Commissione europea e che ora ha ricevuto anche l’avallo, sia pure con alcune riserve, della potente Germania entrando nel programma di governo della Grande Coalizione.

Come si salva la stabilità

Il Meccanismo europeo di stabilità (Mese) e il Fondo salva stati sono i due strumenti che hanno tirato fuori dai guai Irlanda, Grecia, Portogallo, Cipro e Spagna, per un totale di 273 miliardi di prestiti erogati ma sono strumenti limitati perché intervengono solo quando il Paese è già in gravi difficoltà e ha perso l’accesso ai mercati per rifinanziare i debiti. Non è escluso che all’Fme venga riconosciuto un raggio di azione più ampio, come al Fondo monetario internazionale. Potrebbe avere quindi il compito della sorveglianza intervenendo prima dell’esplosione di un crisi e non solo ex-post.

Vigilanza sulle politiche fiscali

Cosa chiede però la Germania? Maggiori poteri di vigilanza per il Fme sulle politiche fiscali, cioè un ruolo di controllore dei conti pubblici. Su questo si dovrà ancora discutere ma intanto il Fondo monetario europeo avrà un ruolo di primo piano nell’attività di controllo sui bilanci statali dell’Eurozona.
Ad occuparsi dei bilanci nazionali sarà il superministro dell’euro, il ministro delle Finanze sotto la cui supervisione agirà il Fme. Il fondo non sarà più, quindi, un organismo intergovernativo, come è oggi il Fondo Salva-Stati, ma un’istituzione dell’Unione, come la Banca centrale europea, oggi in mano a Draghi.

Necessaria l’unanimità

Come funzionerà il Fondo? E qui per noi cominciano i dolori. Secondo i piani della Commissione di Bruxelles le decisioni più importanti, come il salvataggio di un Paese, dovranno essere prese all’unanimità. Ma come aprire i rubinetti del credito lo deciderà una maggioranza qualificata, pari all’85 per cento delle quote. Chi ha più del 15 per cento, inoltre, ha il diritto di veto.

Il problema del debito pubblico italiano

Il diritto di veto oggi sarebbe riservato solo a tre attori: Germania, Francia e Italia. Ma la platea dei soci potrebbe aumentare a tutti gli Stati che fanno parte dell’Unione bancaria e l’attuale quota del 17,9 per cento dell’Italia potrebbe scendere sotto il 15 per cento: se dovesse accadere, in caso di difficoltà, l’Italia – sorvegliato speciale di Bruxelles per l’enorme debito pubblico di 2.00 miliardi di euro – sarebbe direttamente nelle mani di Berlino e Parigi. Ecco perché il diavolo si annida nei dettagli e soprattutto nella determinazione della Grande Coalizione tedesca di accelerare il nuovo super-governo dell’economia europea.

*Alberto Negri, oggi in pensione, è stato uno degli analisti internazionali più lucidi de Il Sole 24 Ore.

 

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1 Commento


  • R.P.Ffm.

    Ma come funzionano i commenti? Se navigo sullo stesso articolo con il cellulare ne appaiono alcuni, con il PC ve ne sono altri. Perche´? Non ne capisco la ratio! Effetto JobsAct? Congiura PD? Cordialita´. R.P.Ffm.

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