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Manovra economica. “”Leggera”, ma molto classista

Pensionati tassati e tagliati

GOVERNO Nella manovra c’è una rivalutazione ridotta del 45% per gli assegni dai 1.428 euro
«Manovra inaccettabile», la Cgil chiama in piazza per il 15 luglio. Critiche anche da Bonanni (Cisl). L’Inps conferma: il taglio colpirà almeno 4,4 milioni di persone

La pezza messa dall’Inps in serata è stata peggio del buco, perché l’ente conferma che la stretta sulle pensioni nella manovra del governo c’è, eccome. Dopo le indiscrezioni del Corriere della Sera e dopo che per tutta la giornata opposizione e sindacati – perfino la Cisl – avevano attaccato il piano sulla previdenza, l’Inps tenta di correggere il quotidiano milanese, che aveva scritto di un taglio alle revisioni delle pensioni a partire dai 1.400 euro per il biennio 2012-2013. L’ente precisa, e la manovra sa ancora di più di stangata: «Le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%». Come se i 28 euro in più (che nel titolo del quotidiano milanese non c’erano) cambiassero la sostanza del provvedimento. Infatti, prosegue la nota dell’Inps, «le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo – nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili – saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380». Cioè: chi riceve a partire da 1.429 euro e fino ai 2.380 euro, si vedrà decurtata la rivalutazione di quasi la metà. Oltre queste cifre, dice sempre la nota, «le pensioni oltre 5 volte il minimo – ovvero superiori a 2.380 euro mensili – saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e solo nella quota superiore a 2.380 euro mensili non avranno rivalutazione». E siccome una precisazione tira l’altra, se il giornale aveva scritto che il provvedimento riguarderà 13 milioni di persone, l’Inps minimizza: «I pensionati con redditi pensionistici lordi tra 3 e 5 volte il minimo risultano essere 3,2 milioni, quelli con redditi pensionistici oltre 5 volte il minimo risultano essere 1,2 milioni: cioè complessivi 4,4 milioni, su un totale di circa 16 milioni di pensioni erogate». Ma siamo sempre nell’ordine di milioni, non di qualche migliaio di pensioni d’oro.

«E’ inaccettabile» e «ci opporremo anche con la mobilitazione», spara a zero il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica. Carla Cantone, dello Spi, annuncia una protesta per il 15 luglio davanti a palazzo Chigi. Perfino Bonanni, segretario generale della Cisl, va giù pesante: «Devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni». «Al tempo del governo Prodi – dice Cesare Damiano deputato del Pd e a suo tempo ministro del lavoro – avevamo fermato per un anno l’indicizzazione delle pensioni, ma di quelle otto volte il minimo. E contemporaneamente avevamo destinato risorse alle pensioni più basse attraverso l’istituzione della quattordicesima. Quindi avevamo fatto un intervento redistributivo dall’alto verso il basso». Aggiungendo oggi un aumento di almeno tre mesi dell’età minima pensionabile, la manovra è per Damiano «pesante e colpisce non le pensioni ricche, ma quelle medie. Una misura che conferma il carattere di ingiustizia sociale di questo provvedimento».
Il governatore della Puglia e capo di Sel, Nichi Vendola, è piuttosto chiaro: «La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di regione, di province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari. Guardando ad esempio l’incredibile vicenda del blocco delle pensioni si capisce che si tratta della patrimoniale sui ceti medio bassi del nostro Paese. E’ la patrimoniale sui poveri». E sulla stessa linea è il capogruppo dell’Italia dei Valori in Senato, Felice Belisario: «Il governo, come al solito, mantiene intatti gli interessi dei soliti privilegiati. E’ un vero e proprio insulto colpire da un lato 13 milioni di pensionati, molti dei quali già stentano ad arrivare a fine mese e, dall’altro, pesare con il misurino del farmacista, dilatandoli nel tempo, i tagli dei costi della politica».

 

Tutte le novità della manovra da 47 miliardi

di Marco Mobili

IlSole24Ore

ROMA – La tassa sulle transazioni finanziare dell’1,5 per mille potrebbe uscire definitivamente di scena. Così come la tassazione separata del 35% sul trading finanziario sembra essere destinata a trasformarsi in un’addizionale del 7%.

Giallo, poi, per tutta la giornata di ieri sul superbollo da applicare ai Suv: Berlusconi ha confermato il ritocco al rialzo del bollo per le auto di lusso, mentre poco prima il sottosegretario all’Economia, Luigi Casero, al Tg4, annunciava che il superbollo non sarebbe entrato in manovra. E alla fine del Cdm il ministro Galan tornava a parlare del superbollo.

Le scelte definitive tra le diverse ipotesi alternative messe sul tappeto ieri in Cdm saranno prese soltanto nella mattinata di oggi. Alle otto del mattino, infatti, il gabinetto del ministro Tremonti si riunirà per chiudere il lavoro sul testo del decreto legge. Il provvedimento, limature a parte, è stato approvato ieri dal Consiglio dei ministri con l’obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. E in serata con una nota di Via XX settembre il ministro ha precisato che «siamo già a tre quarti della strada verso il pareggio di bilancio» e che «nel decreto sono contenute tutte le norme di aumento delle entrate e di riduzione della spesa pubblica, in modo da centrare tanto su quest’anno, quanto sul prossimo triennio tutti gli obiettivi di impegno europeo». Non solo. Nel testo della nota viene ricordare che «l’avanzo primario italiano è già maggiore di quello degli altri paesi europei e continuerà a migliorare. Quanto è stato fatto in questi anni e sarà fatto nei prossimi è riportare la spesa pubblica sulla linea di sviluppo del prodotto interno lordo».

Una volta sciolti gli ultimi nodi, anche la quantificazione delle misure sarà definita nel dettaglio. Da fonti del Governo, comunque, l’entità della manovra alla fine si dovrebbe attestare sui 47 miliardi complessivi: per quest’anno l’intervento sarebbe pari a circa 1,5 miliardi; 5,5 nel 2012 e 20 miliardi per ciascuno degli anni 2013-2014.

Per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale la data ipotizzata sarebbe quella di lunedì prossimo. Dopo di che la manovra approderà all’esame di Palazzo Madama per tornare alla Camera prima della pausa estiva e incassare rapidamente il via libera definitivo. La conferenza dei capogruppo di Montecitorio ha già calendarizzato al 25 luglio prossimo l’approdo in Aula del Ddl di conversione.

Nel testo approdato a Palazzo Chigi, rispetto alle prime bozze fatte circolare nei giorni scorsi per il confronto politico all’interno della maggioranza, è comparsa anche una possibile alternativa al ritorno della tassa sui contratti di borsa. La rivolta degli operatori (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) sembrerebbe aver spinto l’Economia a valutare l’ipotesi di introdurre, in luogo del fissato-bollato, un possibile aumento dell’imposta di bollo applicata ai depositi titoli. La norma è tutta ancora da definire, così come la possibile addizionale, ora ipotizzata al 7%, che potrebbe sostituire il prelievo a tassazione separato del 35% sul trading finanziario ipotizzato fino ieri.

Confronto ancora aperto sulla sovrattassa per le auto di grande cilindrata, quelle superiori ai 225 chilowattora. Una categoria indefinita che comprende non solo Suv, ma anche Sav, crossover e monovolume particolarmente potenti.

Le parti più consolidate del testo sono collegate alla stretta sulla spesa pubblica. Tanto centrale con la “spending review” targata Tremonti e i costi standard per i ministeri, quanto locale con la stretta da 9,6 miliardi per regioni, province e comuni. Sul fronte previdenziale arriva l’aumento dell’età di pensionamento delle donne del settore privato ma sarà gradualissima: il primo gradino di soli tre mesi in più è previsto nel 2020, mentre solo nel 2032 si arriverà all’allineamento uomo-donna a 65 anni. Destinato a qualche ritocco il capitolo sulla spesa sanitaria che comunque prevede l’arrivo da qui al 2014 di una serie di ticket che dovranno garantire almeno il 47% della manovra.

Sempre nello schema approdato a Palazzo Chigi, la manovra si è arricchita di alcune novità di rilievo. Tra queste la possibilità per gli under 35 di usufruire di una fiscalità di vantaggio se decideranno di avviare un’attività di impresa. «Una misura efficace e giusta» ha precisato lo stesso Tremonti spiegando che sarà previsto «un forfait fiscale al 5%, il più conveniente d’Europa, che riguarda le imprese fatte dai giovani fino a 35 anni per cinque anni».

Viene confermata per tutto il 2012 la detassazione del salario di produttività definito sulla base di accordi aziendali anche alla luce dell’intesa interconfederale del 28 giugno 2011 tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. Mentre nel pubblico impiego arriva una stretta sulle assenze di malattia. Entro l’anno è prevista la conclusione degli accordi con Regioni e Comuni per sbloccare la vendite delle case popolari ex Iacp.

L’ultima bozza contiene anche il riordino della rete dei carburanti, che costituiva la parte principale del disegno di legge annuale sulla concorrenza fermo nel cassetto. I punti principali sono la liberalizzazione completa del “non oil” (vendita di alimenti, bevande, giornali, sigarette nelle stazioni di servizio) e l’obbligo, entro un anno, di aprire pompe self service con pagamento anticipato in tutti gli impianti (dovranno essere funzionanti anche nelle ore in cui è presente il gestore). Previsti, inoltre, contributi per incentivare la razionalizzazione della rete di distribuzione.

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