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Serbi al voto, bene i socialisti

Serbia: Tadic-Nikolic al ballottaggio, exploit socialisti. A legislative lieve vantaggio conservatori. Tadic certo vittoria

di Franco Quintano, ANSAmed

Ballottaggio il 20 maggio fra il filo-europeista Boris Tadic e il conservatore Tomislav Nikolic per le presidenziali, leggero vantaggio per il partito di Nikolic nelle legislative: è questo l’esito delle elezioni generali di ieri in Serbia, stando ai primi risultati parziali diffusi nella notte a Belgrado. Sia la commissione elettorale (Rik) che il Centro di monitoraggio elettorale CeSID danno il presidente uscente Tadic in leggero vantaggio nel voto presidenziale sul suo principale avversario conservatore Nikolic. CeSID ha indicato percentuali del 26,8% e 25,6% rispettivamente. Più risicato il margine secondo la commissione elettorale, che dà Tadic al 24,81% e Nikolic al 24,71% dei consensi, praticamente appaiati. Terzo alle presidenziali è il ministro dell’Interno Ivica Dacic, che con una percentuale intorno al 16% ottiene un autentico exploit personale. Il ballottaggio del 20 maggio sarà la terza sfida decisiva per Tadic e Nikolic, con quest’ultimo che Š stato già sconfitto due volte al ballottaggio da Tadic nelle precedenti elezioni del 2004 e 2008. Situazione ribaltata invece per le legislative, per le quali il Partito del progresso serbo (Sns) del conservatore Nikolic (un ex ultranazionalista convertitosi a posizioni più moderate e tiepidamente europeiste) viene dato in testa. La commissione elettorale, sulla base di quasi il 26% delle schede scrutinate, dà l’Sns di Nikolic al 23,53% rispetto al 22,09% del Ds di Tadic. Terzo, anche nel voto parlamentare, Ivica Dacic con il suo Partito socialista serbo (Sps) – lo stesso partito di Slobodan Milosevic – che ottiene il 16%, il doppio dei consensi rispetto alle elezioni precedenti del 2008. Anche il CeSID ha fornito risultati parziali analoghi, indicando le stesse forze politiche per i primi tre posti. L’affluenza è stata di quasi il 60%, in leggera flessione rispetto al 61,35% di quattro anni fa. È molto probabile che Dacic – come avvenuto già nelle passate elezioni del 2008 – avrà il ruolo decisivo di ago della bilancia nella formazione del nuovo governo, facendo evidentemente pesare il chiaro successo avuto dalle urne. Secondo gli osservatori è probabile che Dacic, alleato del fronte riformista, appoggi nuovamente lo schieramento democratico e riformista capeggiato da Tadic, a condizione che quest’ultimo vinca il ballottaggio. Non a caso il presidente Tadic, parlando ai suoi sostenitori, ha detto che della formazione del nuovo governo si parler… all’indomani del ballottaggio del 20 maggio. «Non sappiamo ancora chi sarà il nuovo presidente, ma sappiamo bene chi sarà il nuovo primo ministro», ha detto Dacic parlando nella sede del suo partito a Belgrado. Una chiara allusione alla sua ferma volontà di proporsi alla guida di un nuovo governo di coalizione, forte del suo risultato elettorale. Il suo Partito socialista, ha sottolineato il ministro dell’Interno, è in realtà il vero vincitore del voto di ieri in Serbia. «Non ci sono solo Boris Tadic e Tomislav Nikolic», ha osservato Dacic, uomo dalla mano forte che è tra i politici più stimati e popolari del paese. Sicuro di vincere il ballottaggio del 20 maggio si Š detto Boris Tadic, che ha invitato gli elettori a recarsi in massa alle urne nell’appuntamento decisivo. «Sono certo che vinceremo. Al secondo turno si tratterà di decidere fra due politiche molto diverse tra loro. Con la nostra la Serbia andrà più veloce verso l’Unione europea. Da domani ricomincio la nuova campagna. La mia intenzione è vincere, e vinceremo», ha detto Tadic. Fiducioso di battere il presidente uscente si è detto da parte sua anche Nikolic, che nella sua campagna elettorale ha cercato di capitalizzare il malcontento popolare legato alle conseguenze della crisi e di una disoccupazione al 24%. Tadic al contrario ha insistito sulla necessità di portare avanti il programma di riforme già avviato, per non rallentare il cammino europeo della Serbia, che ha ottenuto lo status di paese candidato e che attende di conoscere la data d’inizio del negoziato di adesione alla Ue.

 

 

Serbia, un voto senza sorprese
Osservatorio Balcani 

Pochi scossoni dalle elezioni in Serbia. Con 78% dei voti scrutinati l’unica vera sorpresa è che il Partito radicale, capeggiato da Vojislav Šešelj, rinchiuso presso il Tribunale internazionale dell’Aja, non avrà alcun rappresentante in Parlamento, dato che non supererà lo sbarramento del 5%.
Al contrario, il partito che nacque proprio da una costola dei radicali, il Partito progressista serbo (SNS), ha ottenuto la maggioranza relativa dei voti: 24,1% che sarebbe tradotta se confermata in 73 seggi parlamentari.
Il Partito democratico (DS) ha ottenuto il 22.4% (68 seggi), il Partito socialista (SPS) il 14.4% (44 seggi), Il Partito democratico della Serbia (DSS) e i Liberal-democratici (LDP) rispettivamente il 6.9 e il 6.6%, con 21 e 20 seggi. 

Il partito regionalista Regioni unite della Serbia (URS) avrà 16 parlamentari mentre l’Alleanza degli ungheresi di Vojvodina 5. Gli altri partiti rappresentanti le minoranze ottengono 1 seggio ciascuno.
Per la corsa alle presidenziali il leader dell’SNS Tomislav Nikolić sopravanza di un’inezia quello dei Democratici e presidente uscente Boris Tadić: 25.5% il primo, 25.4% il secondo. Si affronteranno nel ballottaggio previsto per il 20 maggio prossimo.
I risultati degli altri candidati alla presidenza: Zoran Stanković: 6.6%; Vladan Glišić: 2.7%; Vojislav Koštunica: 7.2%; Zoran Dragišić: 1.7%; Jadranka Šešelj: 3.9%; Muamer Zukorlić: 1.3%; Danica Grujičić: 0.7%; Ivica Dačić: 14.2%; Čedomir Jovanović: 5.2%; Ištvan Pastor: 1.7%.


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