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Paura delle parole

“In merito alle ”uscite” odierne del professor Paolo Becchi in diversi mezzi di comunicazione i gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle di Camera e Senato prendono nettamente le distanze da tutto quanto proferito dal docente dell’ateneo genovese. Inoltre si ribadisce che il professor Becchi non e’ un ideologo del M5S, si tratta semmai di un’etichetta attaccata al personaggio sulle cui posizioni deputati e senatori non si riconoscono affatto”. E’ quanto si legge in una nota del Movimento 5 Stelle comparsa ieri sul blog di Beppe Grillo.”

Ma che cosa ha detto il pittoresco professor Becchi? Paolo Becchi, professore all’Università di Genova, ritenuto vicino al Movimento 5 Stelle, parlando nella trasmissione La Zanzara su Radio 24 aveva affermato tra il serio e l’ironico (che è il segno di quella trasmissione non certo entusiasmante) che “La situazione se non migliora peggiora e non so quanto la gente possa resistere, non so quanto il Movimento (Cinque Stelle, NdR) possa frenare la violenza della gente, che è nella natura delle cose”. Aveva poi aggiunto: “Letta che va dalla Merkel è un segnale chiaro. Unica cosa fondamentale è l’Europa e la Bce. Siamo governati ancora dalla Merkel con le banche e i banchieri come l’attuale ministro dell’Economia. Se qualcuno tra qualche mese prende i fucili non lamentiamoci, abbiamo messo un altro banchiere all’economia” ed ancora “Basta guardare la maggioranza che ha ottenuto questo Governo per rendersi conto che gli spari a Palazzo Chigi lo hanno rafforzato. La colpa poi viene attribuita al Movimento 5 Stelle. Così si prendono due piccioni con una fava”. Tutto qui, è tanto è bastato per far scattare l’intero sistema di killeraggio mediatico sulle parole, parole che in questo caso descrivono con sintesi e precisione esattamente quello che è accaduto con la nascita del governissimo di larghe intese imposto da Napolitano e dalla Troika europea. Le reazioni isteriche a queste parole ne confermano in qualche modo la veridicità.

Sorprende e amareggia dunque la immediata capitolazione del Movimento Cinque Stelle sulle parole di Becchi. Il M5S forse è poco avvezzo a fare i conti con gli apparati ideologici dello Stato, apparati che in passato hanno fatto da apripista a quelli repressivi, ma questa è la realtà con cui dovrà abituarsi a fare i conti. Stare fuori dall’inciucio e dalle larghe intese non sarà affatto indolore.

Se alle prime intimidazioni si calano le braghe come negli anni scorsi hanno fatto sistematicamente i partiti della sinistra poi estromessi – nonostante questo – dal parlamento, appare difficile continuare a voler rappresentare e gestire “l’alterità” di un pezzo di paese rispetto ai poteri forti. Esiste un solo modo per resistere al killeraggio mediatico e politico degli apparati ideologici di Stato: tenere duro sulle parole e sui contenuti e non arretrare. Si sono ignorati i giornali e le loro speculazioni per mesi, si dovrebbe continuare a farlo oggi ed a maggior ragione. Dopo che Napolitano ha dato l’ordine di scuderia invitando i mass media a fiancheggiare il nuovo governo e a tacere sulle sue contraddizioni e sui contrasti, la guerra sulle parole e il terrorismo mediatico contro ogni parola dissonante saranno una costante della vita politica e culturale dei prossimi mesi. Meglio esserne consapevoli, meglio ancora non mettersi da subito la mordacchia da soli.

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2 Commenti


  • Francisco

    Pur condividendo il tutto e l’oltre non vorrei passasse inosservato un passaggio che ieri sera da Servizio Pubblico ha chiarito posizioni e tecniche di comunicazione: sui fatti del ’60 furbescamente Becchi ha cercato di mettere il cappello, a nome suo e del m5s, su una fase della nostra storia nella quale i paragoni con l’attuale, come le manifestazioni operaie antifasciste dell’epoca e le “rivoluzionarie” intenzioni del m5s, non sono pertinenti, e soprattutto non hanno nulla in comune.
    Bene ha fatto Cofferati a precisare questa differenza, anche se Santoro gli ha dovuto lasciare la replica obtorto collo, perché da buon grillino ama soffiare sul fuoco della protesta populista e non quella politica.
    Il fatto che Becchi fingesse di non sapere che a sparare furono i gendarmi la dice lunga sulla matrice revisionista che tutti cercano di avallare impunemente.
    L’antifascismo è stato sempre combattuto con le armi e la repressione da questo sistema.
    E’ un po’ come il 25 aprile: dichiararlo morto non significa altro che negare le ragioni storiche della ricorrenza.


  • massimiliano

    Pietro Grasso, presidente del Senato a Sky Tg24: “Servono leggi speciali per controllare il web”

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