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29 giugno. I lavoratori non sono mafiosi. Usb: “Non in nostro nome”

Nel gran polverone di questi giorni, tra mafiosi al servizio di Carminati, cooperative, società, assessori, mazzette, deputati ecc, c’è il “mondo di sotto” che rischia di essere ancora una volta sommerso dalla spazzatura e dal fango prodotti da “quelli di sopra” e dai loro servi, “il mondo di mezzo”.

Rischiano insomma di andar smarriti i lavoratori di quelle cooperative e società che facevano il loro lavoro senza sapere nulla di quel che veniva combinato dai dirigenti. Quelli coinvolti (presidenti, amministratori, una segretaria) sono stati arrestati o sono indagati; i loro nomi e funzioni potete cercarli nella ordinanza emessa dai magistrati. Tutti gli altri non c’entrano nulla, ed è comprensibile che siano indignati per essere accomunati alle pratiche dei loro “capi” e inquieti circa il futuro del proprio lavoro.

Sappiamo e scriviamo da anni che le cooperative sono diventate imprese come tutte le altre, addirittura holding e multinazionali (lo dovrebbe saper bene il signor Giuliano Poletti, che presiedeva la Lega Coop quando andava a cena con Alemanno, Buzzi, Marroni padre e figlio, Casamonica, ecc). Sappiamo dunque bene che proprio lì dentro ha incubato una cultura “praticamente imprenditoriale” incentrata sull’assenza di diritti e salari sotto i livelli contrattuali grazie al trucco del “socio lavoratore”, teoricamente imprenditore di se stesso e praticamente dipendente senza diritti.

Sappiamo anche bene che queste cooperative sono state importanti per ridare un briciolo di ritorno nella società a persone che avevano divuto passare attraverso il carcere; e anche che a molte di queste strutture erano state esternalizzate funzioni essenziali del welfare in dismissione, dei “servizi alla persona” o al “verde pubblico” secondo la prassi del “massimo ribasso”.

Ma non bisogna confondere – appunto – ruoli positivi originari e pratiche negative, dirigenti mafiosi e lavoratori ignari. Qui di seguito il comunicato stilato ieri dai dipendenti della holding coop “29 giugno” e subito un comunicato dei lavoratori della Cooperativa 29 giugno aderenti all’Usb. Una condizione comune ma due visioni non del tutto coincidenti anzi. Per mercoledi è stata convocata una assemblea in Campidoglio di tutte le lavoratrici e i lavoratori comunali e dei servizi esternalizzati – come è il caso della cooperativa 29 giugno. Sarà un momento importante di chiarezza e mobilitazione.

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Il comunicato dei dipendenti della cooperativa 29 giugno

NON SIAMO MAFIOSI

Siamo soci lavoratori, operai, impiegati, quadri della Cooperativa 29 Giugno e del Consorzio Eriches 29 (1.400 persone e famiglie) che vedono accostato il nome della “29 Giugno” a pratiche mafiose e corruttive, vogliamo chiarire che NON È NOSTRO COSTUME CONDIVIDERE TALI ILLECITI ed avendo fiducia nella Giustizia pretendiamo la celere celebrazione del processo che riguarda i nostri dirigenti ed ove fossero condannati siamo determinati ad intraprendere azioni legali volte al risarcimento della Cooperativa.

Siamo sempre stati garantisti ed abbiamo fatto del reinserimento sociale dei detenuti il nostro vanto ma chi tra noi fosse dimostrato aver avuto comportamenti illegali dovrà pagarne le conseguenze penali.

È stato difficile trovare la forza per uscire pubblicamente con questo scritto perché per noi sono giorni di vergogna, smarrimento, incredulità, preoccupazioni, incertezza, ma anche in questa dolorosa occasione vogliamo affermare che tra i principi fondanti della Cooperativa resta immutato il valore dell’accoglienza degli ultimi e saremo sempre pronti a riaccogliere chiunque ne avesse bisogno.

MA IN QUESTO MOMENTO SIAMO PREOCCUPATI DEL NOSTRO FUTURO.

Non ci competono i giudizi penali ma le condanne etiche sì e per questo motivo rinneghiamo le espressioni inqualificabili prendendo le distanze da chi ha usato un linguaggio indifendibile che abbiamo appreso dalla stampa radiotelevisiva: NON È NOSTRO USO RIDURRE A GUADAGNO I CENTRI DI ACCOGLIENZA.

Noi siamo quelli che hanno operato ed operano sui servizi loro affidati per accogliere immigrati, presidiare campi rom, assistere minori non accompagnati, nuclei familiari senza tetto, madri sole con bambini, raccogliere e differenziare i rifiuti solidi urbani, pulire gli uffici, manutenere il verde pubblico.

NOI SIAMO QUELLI CHE PORTANO AVANTI IL LAVORO LORO ASSEGNATO FORTI DELLA NOSTRA DIGNITÀ DI LAVORATORI E DEI MOLTEPLICI ENCOMI PER I SERVIZI SVOLTI FINORA.

NOI SIAMO ALTRO!

Siamo persone che operano nella “29 Giugno” sia per il reddito sia SOPRATTUTTO perché vogliono contribuire al riscatto dei reietti della società o solo anche per vedere più pulita la città, più curato un parco pubblico, conciliando reinserimento personale e finalità sociali.

Non vogliamo credere che le commesse pubbliche a noi assegnate in rapporto di 1 a 20 gare partecipate o che la crescita del nostro fatturato dovuto a molte opportunità a noi offerte da cooperative in crisi finanziaria, siano frutto di pratiche corruttive e merito di cupole mafiose.

Sarà complicato perché già vediamo che gli istituti finanziari si negano, che alcuni committenti revocano le nostre  assegnazioni sulla base di “notizie di stampa”, che i professionisti antepongono gli aspetti formali alla necessità di pagare i prossimi stipendi in assenza dei consiglieri di amministrazione, MA ANDREMO AVANTI, lotteremo fino all’ultimo per non liquidare la “29 GIUGNO” ed i suoi lavoratori.

NOI ancora al lavoro ed al servizio della collettività, siamo costretti a difenderci da fatti a noi completamente estranei che abbiamo appreso dai giornali, vogliamo ribadire con forza la nostra adesione ai valori della cooperazione sociale e sottolineare che non abbiamo alcuna intenzione di cancellare 30 anni di storia e mettere in pericolo il futuro di circa 1.400 famiglie I lavoratori della “29 Giugno” e del Consorzio Eriches 29.

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Qui invece il comunicato dei lavoratori della cooperativa 29 giugno aderenti all’Usb

Non in nostro nome

Siamo lavoratori e lavoratrici della coop. 29 Giugno iscritti al sindacato di base USB. Siamo lavoratori di quella cooperativa la cui dirigenza, in primis il presidente Salvatore Buzzi, è stata arrestata nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di mezzo”. Lavoriamo nei vari appalti che la coop gestisce nei settori della manutenzione, portinerie, verde pubblico, pulizie, assistenza e centri di accoglienza, per conto di tanti organi pubblici e istituzionali quali Comune di Roma, Ministero dell’Interno, Università, Regione, ecc.

Siamo in totale circa 1.300 persone tra soci lavoratori e dipendenti. Abbiamo aspettato un po’ prima di prendere la parola su quanto sta avvenendo a Roma in questi giorni, mentre assistevamo all’ennesima volta in cui è stato lasciato alla Magistratura il compito di fare pulizia.

Abbiamo visto ed ascoltato televisioni, giornali e politici di turno. Siamo rimasti in silenzio per qualche giorno, consci fin da subito che tutto questo avrebbe avuto ripercussioni sulle nostre vite, ma ora è tempo che vengano fuori le nostre parole. Troviamo insopportabile che il nostro lavoro e le nostre storie personali vengano associate al mondo squallido e criminale che sta venendo fuori dall’inchiesta.

Lo vogliamo dire con chiarezza che noi, insieme ai cittadini di questa città, siamo le prime vittime di un sistema mafioso, clientelare e corrotto, che ha condizionato la vita pubblica a Roma.

L’assalto ai soldi pubblici si è mosso di pari passo con lo scardinamento della convivenza civile, in una città lacerata dalle tensioni sociali, acuite dalla carenza e dallo spreco delle risorse destinate al welfare comunale.

Vogliamo dire forte e chiaro che noi non abbiamo preso né dato mazzette, non ci siamo arricchiti, non abbiamo speculato sulla pelle degli immigrati, non abbiamo partecipato a nessun banchetto, né ci riconosciamo con le pratiche di quei farabutti dei dirigenti della coop 29 giugno che, votandosi al dio denaro, hanno fatto affari con politici di destra e di sinistra, mafiosi e fascisti di ogni ordine e grado.

Mentre i nostri dirigenti e i loro amici a libro paga si arricchivano sulla sofferenza degli ultimi di questa città: senza casa, immigrati, rom e rifugiati, noi abbiamo vissuto di bassi salari, non di raddoppi di profitti, e di servizi non sempre di qualità, sempre strappati a budget al di sotto delle necessità, scontrandoci spesso con la cooperativa.

Noi siamo già stati vittime in questi anni di tagli ai salari e alle nostre condizioni di lavoro ed oggi scopriamo che in questa vicenda anche la dirigenza della cooperativa ha svolto un ruolo.

Ed è il segno di quanto questo cancro sia arrivato a contaminare ogni aspetto delle nostre vite, il fatto che ora invece, a pagare per questo, siano proprio quelli che mai sono stati né in alto, né in mezzo, ma in basso, laddove nessuno guarda mai, laddove sopravvivono le speranze di chi fugge dalle guerre e dalla miseria, di chi cerca di sopravvivere con dignità a stipendi da fame in un paese in cui il welfare e i diritti di chi lavora sono orpelli inutili sacrificati in nome di una vecchia modernità, quella del profitto dei pochi sulle spalle dei tanti.

E allora se è sincera l’indignazione e la voglia di pulizia dei tanti politici e committenti che oggi affermano la loro estraneità a quel mondo, ce lo dimostrino con atti concreti.

Si impegnino a tutelare i nostri stipendi, i nostri contratti, i nostri posti di lavoro, i diritti di chi lavora in modo onesto. Si impegnino a garantire un’accoglienza dignitosa agli immigrati, soprattutto ai più deboli come i minori, o strutture adeguate per chi vive il dramma dell’emergenza abitativa. Si impegnino a non far pagare a noi, con ulteriori tagli ai posti di lavoro e ai servizi e ai diritti, il malaffare ignobile di chi sta in alto e in mezzo.

La lettera che è stata scritta il giorno 5 u.s. a firma dei “i lavoratori della 29 giugno” e del Consorzio Eriches 29” non rappresenta i lavoratori della cooperativa e soprattutto noi della USB.

Diffidiamo la cooperativa 29 Giugno a parlare e a scrivere in nostro nome, tra noi lavoratori e lavoratrici e la dirigenza tutta della cooperativa e delle associate si è aperta una distanza incolmabile. Per noi cooperazione sociale significa ben altro.

Chiediamo che si apra un tavolo istituzionale che affronti con serietà tutte le questioni che questa vicenda infame impone: i diritti dei lavoratori, il sistema degli appalti, le politiche emergenziali attraverso le quali si aggirano i controlli, le logiche di spartizione di incarichi dirigenziali, lo sperpero di denaro pubblico.

Siamo venuti a conoscenza che alcune sigle sindacali vanno cercando di carpire la firma dei  lavoratori su strani fogli che propongono le dimissioni da socio-lavoratore o deleghe per il rinnovo di cariche e consigli di amministrazione nelle cooperative coinvolte, o addirittura deleghe in bianco. Consigliamo vivamente tutti i lavoratori a non firmare nulla, in attesa degli incontri che abbiamo già richiesto alle Istituzioni.

 

 

Invitiamo tutti i lavoratori di tutte le cooperative coinvolte all’assemblea che si terrà dalle ore 12 alle ore 15, nella sala della Protomoteca in Campidoglio il giorno 10  dicembre 2014.

 

 

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