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Nazisti ucraini e fascisti italiani, nessuna differenza

Dopo l’attacco subito a Firenze da una libreria legata all’organizzazione fascista Casapound Italia, i nazisti ucraini di Praviy Sektor, esprimono solidarietà ai propri camerati italiani. Questa organizzazione paramilitare è al potere a Kiev dopo il sanguinoso golpe del 2014, a partire dal quale si è resa, già dalla sommossa di piazza Majdan, responsabile di ogni sorta di crimini (sia di guerra che contro i civili ucraini). Si ispira apertamente ai collaborazionisti ucraini che durante la Seconda guerra mondiale fiancheggiarono l’invasione nazista dell’URSS, capeggiati da Stepan Bandera e Juriy Shukhevich.
Il riferimento al comunicato di solidarietà (reperibile all’indirizzo http://pravyysektor.info/…/livij-terorizm-u-evropi-pidirvan…), campeggia sulla pagina di Gabriele Adinolfi, ex (ex?) terrorista di “Terza Posizione” implicato anche nella strage di Bologna, capoccia e ideologo di Casapound.
Niente di nuovo, per chi in questi anni ha saputo leggere fra le righe della subdola propaganda di questa organizzazione, che a dispetto della presunta autonomia, della retorica “antisistema” e della sua sempre impunita attività squadristica -con all’attivo decine di aggressioni, alcune delle quali mortali- ha sempre allignato all’ombra della destra liberista, con spregiudicate alleanze elettorali e compartecipazione ai grassi introiti dei rimborsi.
Dovrebbe apparire normale, a meno di non voler vedere la realtà, che i nazisti ucraini, alle dirette dipendenze della UE e della NATO, vengano in soccorso dei propri compari di malefatte; in realtà questa circostanza, più di altre, rompe con la forza dei fatti ogni sotterfugio di queste canaglie.
Non si tratta, oltretuto, di una solidarietà di facciata: Casapound, per quanto tenti, ambiguamente e per ragioni opportunistiche, di mantenere una posizione non apertamente ostile alla Resistenza novorussa, non è nuova all’intrattenere rapporti con le frange più violente e bestialmente anticomuniste del Majdan. Solo a luglio, sono stati ricevuti nella sede di Milano esponenti del battaglione Azov (capitanati da Nazar Kravchenko), uno dei reparti punitivi in prima linea nel tentativo di stroncare con il terrore e le armi ogni opposizione al colpo di stato, a partire dalla Resistenza del Donbass, fino ad arrivare ai comunisti e agli antifascisti attivi sul territorio controllato dai golpisti.
Al netto di ogni fandonia, quando il padrone chiama, come sempre i fascisti rispondono. Parte della galassia fascista italiana ha tentato di corteggiare, su basi nazionalistiche, “identitarie” o di un generico antiamericanismo (mai antimperialista e di classe!) l’esperienza di emancipazione della Novorossija. Ora Adinolfi richiama i suoi accoliti all’ordine. L’internazionale nera, in Europa, marcia con la NATO, con la UE e con il golpe di Majdan, ancora intento a strangolare e dissanguare il popolo ucraino e a massacrare i civili delle Repubbliche popolari del Donbass con l’artiglieria, incapace di vincere le milizie sul piano militare.
E’ appena il caso di ricordare che anche la destra governativa, collocata temporaneamente all’opposizione, non ha perso occasione, dopo avere al livello locale manifestato la sua simpatia pelosa verso l’apertura di una rappresentanza della DNR (Repubblica popolare di Donetsk) a Torino, con la partecipazione all’inaugurazione di alcuni esponenti di FI, di collocare un suo uomo, il senatore Scilipoti, come vicepresidente della commissione Scienze, Tecnologia e Sicurezza della NATO, e MEMBRO DELLA COMMISSIONE CHE DOVRA’ OCCUPARSI DEI RAPPORTI CON L’UCRAINA. Quale che sia il personaggio, resta poco spazio al riso di fronte allo sfacciato cinismo di questi imbroglioni capitalisti.

Il PD al governo non è il solo ad appoggiare il risorgere del nazismo a Kiev: di nuovo nella storia, gli Adinolfi di turno parlano, anche a nome dei loro padroni, di “spazio vitale”, invaso dalle orde russe. Una contraddizione che unifica tutte le fazioni di borghesia imperialista, e che nei fatti le identifica come irriducibili nemiche di un’esperienza come quella delle Repubbliche del Donbass.

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