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Potere al Popolo contro la Rai, che esercita censura mirata

Il muro di silenzio che circonda Potere al Popolo in questa campagna elettorale ha avuto ieri pomeriggio una prima risposta. Centinaia di attivisti hanno protestato davanti alle sedi Rai di tutta Italia e a Roma, in viale Mazzini, sono stati ricevuti per consegnare la protesta formale.

Una delegazione “qualificata” – il “capo politico” della lista Viola Carofalo, tre ex parlamentari, un ex ministro, l’ex corrispondente da New York, Lucio Manisco, un redattore di Contropiano e un “fantasma” (vedi le foto) – sono stati fatti accomodare in una saletta all’ingresso, prima ancora delle barriere vere e proprie che proteggono il sancta santorum della dirigenza Rai. Un modo “fisico” di ribadire che “a palazzo” questa lista non è affatto gradita.

Ad accogliere la delegazione due figure istituzionali non giornalistiche (l’addetto alle relazioni istituzionali e quello ai rapporti con l’Agcom), che ovviamente hanno ascoltato ribadendo ogni tre per due che “l’autonomia giornalistica” sarebbe tale da non consentire interventi diretti sulle redazioni per “convincerle” a essere un po’ meno distratte rispetto a Potere al Popolo. Una spiegazione obbiettivamente penosa in un sistema, quello Rai, in cui nulla si muove “autonomamente” e tutto viaggia sui binari decisi dal manuale cencelli che regola i rapporti tra i partiti “ammessi al gioco”.

E’ stato presentato il lungo elenco delle occasioni in cui troupe del “servizio pubblico” hanno coperto iniziative di Potere al Popolo (l’incontro a Parigi con Jean-Luc Mélenchon, l’apertura della campagna elettorale romana a San Basilio, varie altre situazioni in diverse regioni) senza che andasse in onda un solo secondo e neanche il nome della lista. Una parte a sé hanno ovviamente avuto l’incredibile atteggiamento di Bianca Berlinguer (50 secondi, con interruzioni, concessi a Viola, intorno alle 23 nel giorno di apertura del Festival di Sanremo) e lo sfottò da baretto esibito da Maurizio Mannoni nei giorni in cui partiva la raccolta delle firme (oltre 90.000 quelle raccolte, tra Camera e Senato, il doppio di quelle necessarie a presentarsi in tutti i collegi d’Italia; unica lista, peraltro, a raggiungere questo risultato).

L’incontro è andato avanti a lungo, anche con cordialità, ma quasi tra sordi. Singolare, per esempio, la risposta alla contestazione sui tempi abnormi concessi in tv ai picchiatori fascisti di Casapound (anche loro fuori dal Parlamento e obbligati alla raccolta delle firme, con risultati assai più modesti): “probabilmente hanno influito alcuni episodi di cronaca”. Tipo il legame amicale con il clan Spada ad Ostia, diventato famoso più per una “capocciata” a un giornalista Rai che non per decenni di controllo malavitoso di un pezzo di territorio (chissà a cosa pensava la polizia, in tutto quel periodo…). E’ stato segnalato che questa motivazione era a doppio taglio, perché di fatto risulta un invito a “produrre fatti di cronaca” di segno opposto ma di eguale “evidenza” pur di ottenere visibilità sulle emittenti pubbliche; che al contrario dovrebbero avere tutto l’interesse a fornire un’informazione non “dopata”.

La conclusione è stata ovviamente molto deludente. I due funzionari “segnaleranno immediatamente” la protesta per vie interne e in forma scritta, ma nessun impegno è stato preso circa il risultato (dar conto di Potere al Popolo nelle trasmissioni di informazione).

Conclusione obbligata: monitoreremo l’informazione in questo weekend e – se non vedremo segnali di sostanziosissima rettifica – torneremo a farci sentire. Alzando di più la voce, per forza di cose.

 

Tutte le foto sono di Patrizia Cortellessa

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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1 Commento


  • Orazio

    Finalmente! Finalmente! Era ora che la sinistra cominciasse a capire quale fosse il motore mediatico del vento reazionario che sta imperversando su tutta l’Europa, giocando sul contesto politico preparato ad hoc dalla finanza internazionale che questo motore manovra a piacimento.
    E’ da tempo che grido, ai quattro venti, che il potere mediatico, di cui sottolineo il ruolo c-e-n-t-r-a-l-e delle sette televisioni generaliste, ha assunto una posizione da dominatore assoluto nelle nostre ‘democrazie’, tale da oscurare non solo Potere al Popolo, ma manifestazioni di migliaia e di migliaia di persone (es. l’ultima di Eurostop) fino a quelle da un milione di persone, rimuovendole o minimizzandole (di fatto ridicolizzandole come vecchio armamentario) nell’arco periferico di alcuni tg, incurante del rispetto, non dico delle idee, ma dei sacrifici che tutte quelle persone in carne ed ossa sostengono per parteciparvi.
    Scrivevo a Landini, ai tempi del divieto di Alemanno di sfilare per Roma (2011): “Il fatto è che ormai da tempo hanno provveduto a svuotare mediaticamente l’impatto sociale di grandi manifestazioni, anche con milioni di persone, manipolando l’informazione anche nei tempi (se ne parla un solo giorno, in un certo modo, e via), neutralizzandone
    il significato e la possibilità di interlocuzione nel paese. Insomma, hanno spuntato progressivamente una delle armi più formidabili dei lavoratori. Ma tutto ciò ancora non basta: la loro ‘lungimirante’ ingordigia pretende che cessi il ‘fastidio’ dei cortei, anche in vista di ulteriori sviluppi delle tensioni sociali in Italia e in occidente.”
    Proponendo poi di: “svolgere le manifestazioni (anche di sciopero) di un certo peso davanti ai cancelli di RAI, MEDIASET e LA7 coinvolgendo queste emittenti, e verosimilmente anche le loro maestranze, in un nuovo gioco di interlocuzione che tenti di ridare alle lotte quella visibilità e quell’impatto che è stato progressivamente e subdolamente eroso da questi oggettivi nuovi centri del potere e del consenso.”.
    E’ questo quello che bisogna fare, da oggi in poi, per ottenere quella visibilità che, al di là e nonostante il radicamento sul territorio della singola forza politica, è indispensabile per la diffusione delle idee.
    E, infine ed importante, smetterla con la differenziazione fra informazione pubblica e privata. I privati (che si sono impadroniti del pubblico etere) facendo informazione (e non solo) svolgono un ruolo pubblico. E a questo devono essere richiamati equiparandoli alla Rai (sempre più pseudo-pubblica) ed esigendo da essi altrettanta attenzione.
    Soprattutto da La7, erroneamente accreditata presso tanti compagni come una tv di ‘sinistra’. E invece…

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