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Il disegno anticostituzionale di Minniti può saltare

Alla fine Marco Minniti potrebbe scoprire di aver esagerato, tramutando così il suo sogno trionfale in un insuccesso penoso.

Il divieto a manifestare imposto alla città di Macerata è irricevibile per una marea di ragioni, che sono diventate evidenti anche a sepolcri imbiancati improvvisamente messi di fronte al rischio di sparire. Ma andiamo con ordine.

Minniti pensava di poter procedere nel solito modo:

a) chiamo il sindaco – anche lui del Partito Democratico, il che facilita le cose – e gli chiedo di fare un appello a evitare manifestazioni;

b) chiamo Cgil, Anpi, Libera e Arci – tutti promotori della manifestazione di sabato e con larghe zone di “contatto” con il Pd – e gli chiedo di ritirare l’appello a scendere in piazza; per essere sicuro di ottenere il risultato aggiungo che Se le forze politiche si rifiuteranno di rinviare le manifestazioni, ci penserà il Viminale a vietarle”;

c) a quel punto gli unici antifascisti che arriveranno a Macerata saranno quelli privi di “copertura politico-istituzionale” – Potere al Popolo, centri sociali, collettivi studenteschi, sindacati di base come l’Usb, ecc – e io potrò procedere a là Cossiga, mettendo in campo un po’ di incappucciati da black bloc e far scaricare dalla polizia valanghe di mazzate, denunce, daspo e fogli di via;

d) in questo modo dimostro di “avere polso”, mi faccio una campagna elettorale sontuosa senza spendere un euro – casualmente Minniti è stato candidato nelle Marche e proprio in quella zona – e prendo voti dal centro e dalla destra.

Il piano era ambizioso e parecchio anti-costituzionale, perché vietare “tutte le manifestazioni” significa di fatto equiparare le adunate fasciste (prima Casapound e poi Forza Nuova) e le manifestazioni in difesa della Costituzione antifascista (che en passant prevede anche lo scioglimento di quelle organizzazioni). Un ministro della Repubblica dovrebbe invece impedire le prime e proteggere le seconde.

La polizia agli ordini di Minniti, in questi giorni, ha però fatto l’esatto contrario:

a) ha protetto la pseudo conferenza stampa dei mazzieri di Casapound a Macerata, scortandoli in una “passeggiata” che è risultata a tutti gli effetti un (piccolo) corteo implicitamente autorizzato;

b) a Pavia poliziotti e fascisti hanno “caricato” insieme, fianco a fianco, gli antifascisti (le bandiere rumene che si vedono nel filmato sono quelle con i simboli della “guardia di ferro” del collaborazionista nazista Codreanu, non certo vessilli di Ps);

c) a Macerata, ieri sera, ha permesso a una striminzita pattuglia di Forza Nuova di inscenare la sua gazzarra senza muovere un dito, tollerando i saluti fascisti e le stronzate al megafono, limitandosi solo a impedire loro l’arrivo nella piazza centrale; ma senza usare neanche un briciolo della “forza” che è solita mettere in campo contro i movimenti di sinistra (i titoli dei giornali mentono, basta guardare i video).

Diciamo, in sintesi, che il ministro Minniti non ha inteso far rispettare neanche la sua pretesa “equidistanza” – già incostituzionale – ma ha lasciato campo semi-libero ai soli fascisti, mentre non lesina minacce contro i compagni. Non è una novità, è una porcata abituale…

Un comportamento così scoperto sarebbe passato inosservato in altri periodi, ma non in campagna elettorale. Molte forze democratiche, sociali e/o politiche, hanno confermato la propria volontà di partecipare comunque alla manifestazione.

L’Anpi nazionale ha innestato una parzialissima marcia indietro, invitando il ministro a non vietare la piazza antifascista:

“L’Anpi nazionale ha deciso di accogliere l’appello del sindaco di Macerata per senso di responsabilità e per sensibilità nei confronti della comunità cittadina. E’ stata una scelta sofferta, ma ponderata e libera. Altra cosa è il divieto di tutte le manifestazioni, che metterebbe di fatto sullo stesso piano quelle fasciste e quelle antifasciste. Per di più, vietare la manifestazione prevista a Macerata per domani, che comunque sarà partecipata, comporterebbe con ogni probabilità tensioni e incidenti. Proprio ciò che il sindaco voleva evitare con il suo appello”. Da cui fa discendere l’invito alle “autorità competenti ad autorizzare la manifestazione di domani e contestualmente invita tutti coloro che vi parteciperanno a far sì che essa si svolga in modo assolutamente pacifico”.

Persino gli ex compari di partito di Minniti – Grasso, Bersani, Speranza, Fassina, ecc – hanno cominciato a bofonchiare qualcosa in dissenso con il Viminale.

Diciamo che si sono accorti che restando zitti avrebbero regalato al ministro – e al Pd – il monopolio del dibattito politico intorno ai fatti di Macerata e quindi si sono mossi (appena appena, per carità) per ritagliarsi un proprio spazio differenziale. Qualcuno ha anche assicurato la propria partecipazione alla manifestazione. Vogliamo prenderli sul serio e li invitiamo a farlo davvero, sventolando davanti ai cordoni di polizia i tesserini da parlamentare in carica, a protezione dei manifestanti.

In ogni caso, noi manifesteremo.

*****

Qui di seguito la nota emanata dalle realtà di movimento delle Marche:

Ringrazio Anpi, Cgil, Libera, Arci e le altre associazioni per avere rinviato la manifestazione del 10 febbraioraccogliendo l’appello del sindaco di Macerata. Hanno fatto un atto di amore verso la comunità. Mi auguro che anche le altre organizzazioni che hanno fatto richiesta di svolgimento manifestazioni accolgano la richiesta del sindaco. Se risponderanno positivamente sarà dimostrazione di responsabilità da parte loro, se così non fosse ci penserà il ministero dell’Interno a impedire che si faccia la manifestazione». (Marco Minniti).

Queste sono le incredibili e gravissime parole del Ministro dell’Interno. È opportuno brevemente riepilogare gli accadimenti delle ultimi folli ore.

Le realtà di movimento delle Marche nel volgere di poche ore, dopo il gravissimo attentato di sabato hanno indetto la manifestazione nazionale che si terrà a Macerata sabato 10 febbraio. Già nel presidio spontaneo tenutosi nel pomeriggio del 4 febbraio la manifestazione è stata annunciata e messa a disposizione di chiunque condividesse la necessità urgente di scendere in piazza dietro lo slogan semplice e chiaro “contro ogni fascismo contro ogni razzismo”.

Il lancio della manifestazione si è immediatamente diffuso determinando larghissime adesioni in tutta Italia e persino dall’estero. Nonostante questa larghissima e immediata risposta la CGIL, per ragioni di posizionamento e opportunismi puramente interni all’organizzazione non solo ha deciso di non partecipare aderendo all’invito del Sindaco ad annullare ogni manifestazione, ma ha anche avviato una gravissima operazione di boicottaggio facendo circolare la notizia falsa che la manifestazione era stata annullata! Le scelte della CGIL sono state, purtroppo, condivise anche dai vertici di ANPI, LIBERA e ARCI.

Nonostante ciò, tanti attivisti di base, sezioni e circoli territoriali di queste organizzazioni hanno espresso la volontà di non abbandonare la piazza di Macerata e di essere, comunque, presenti.

In questo contesto, cogliendo l’occasione creata ad hoc dal sindaco di Macerata e dalle organizzazioni non a caso ringraziate da Minniti per la loro collaborazione, si è inserita l’intimidazione del Ministro dell’Interno e la scelta tutta politica di vietare la manifestazione. Si tratta di una evidente sospensione della democrazia nel nostro Paese, della brusca materializzazione di un fascismo che nelle strade si esprime con le pistole e nelle istituzioni con l’imposizione autoritaria del silenzio. Il divieto dopo una tentata strage fascista di esprimere liberamente e pacificamente la propria indignazione, è un atto che non ha precedenti nella storia della Repubblica. Questo divieto è inaccettabile. L’equiparazione fascismo e antifascismo, razzismo e antirazzismo è inaccettabile. Per questo ribadiamo con fermezza che andremo comunque in piazza per ripristinare l’agibilità democratica e riaffermare quanto sarà scritto nello striscione di apertura del corteo “movimenti contro ogni fascismo ogni razzismo“. Invitiamo quindi a non farsi intimidire dal clima creato ad arte dal Ministero dell’Interno e a raggiungere Macerata per una grande manifestazione popolare. Non è il tempo di stare a casa. Non basta esprimersi sui social. Sono in gioco le nostre libertà fondamentali.

LE REALTÀ DI MOVIMENTO DELLE MARCHE


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