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L’Italia rinnova il Trattato con la Libia. Serraj fa gli scongiuri

Il ministro degli Esteri italiano Moavero, sabato scorso ha incontrato il presidente del Consiglio presidenziale di Tripoli Fayez Al Serraj, il viceprimo ministro Ahmed Maitig, il ministro degli esteri Mohammed Taher Siyala e il presidente dell’Alto Consiglio di Stato Khaled Al Meshri.

Il presidente del governo di Tripoli Serraj e il ministro degli Esteri Siyala hanno ribadito la volontà di riattivare il trattato di amicizia e cooperazione firmato nel 2008 dall’ex premier italiano Silvio Berlusconi e da Muammar Gheddafi ma finito sepolto sotto i bombardamenti (anche italiani) nel 2011.

L’accordo del 2008, in base al quale, in teoria, l’Italia avrebbe dovuto mandare le sue forze armate a difendere la Libia dai bombardamenti francesi e britannici, prevedeva la costruzione di un’autostrada litoranea di 1700 km dal confine tunisino a quello egiziano sul tracciato della via Balbia dal costo di 5 miliardi di dollari in 20 anni.

Il primo lotto dell’opera nel 2013 era stato assegnato all’Impregilo ma la forte instabilità in Libia dopo l’aggressione europea del 2011, aveva costretto l’azienda a sospendere i lavori. Le autorità libiche hanno garantito a Moavero la possibilità che le imprese italiane tornino in Libia anche sulla scorta delle dichiarazioni di interesse emerse dall’ultima conferenza di Agrigento di alcuni mesi fa. Il Sole 24 Ore riporta che la settimana prossima i rappresentanti del consorzio Aeneas, che sta lavorando alla ristrutturazione dell’aeroporto internazionale di Tripoli, effettueranno una missione nel Paese per valutare tempi e modalità dei lavori. Lo stesso sta facendo la Piacentini per i lavori nel porto di Zawara. Nel corso dei colloqui non sarebbe stata sollevata la questione degli insoluti di pagamento per circa 600 milioni di dollari dovuti ad aziende italiane da controparti pubbliche libiche, questione che la Confindustria ritiene pregiudiziale per una ripresa delle relazioni economiche con il Paese. Nel corso dei colloqui le autorità libiche hanno confermato la volontà di proseguire e rafforzare il partenariato strategico con l’Italia che è l’unico Paese Ue ad avere un’ambasciata aperta in Libia.

Sullo sfondo si stagliano però due contraddizioni: la prima è che l’Italia nel 2011 ha tradito il trattato siglato con la Libia, quindi non è da ritenersi un partner affidabile. L’ultimo contraente libico che aveva firmato quell’accordo è stato deposto e lasciato ammazzare. La seconda è che il governo di Tripoli con cui l’Italia ha rinnovato la firma del Trattato controlla neanche un terzo della Libia, incalzata a est dall’esercito del gen. Haftar e a sud ed ovest, dalle milizie tribali.

 

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