Il potere, si sa, aspira sempre al monopolio dell’informazione, oltre che a quello della violenza e dell’economia.
E viene fortemente disturbato, specie in tempi di “competizione globale”, che approssima un clima di guerra, dall’esistenza di un’informazione alternativa. Che ovviamente può essere di buona o pessima qualità, può produrre falsità e informazioni invece controllatissime.
Al potere, però interessa il monopolio. E quando un establishment internazionale – quanto meno europeo, in questo caso – decide di avviare una campagna contro le fake news in realtà sta dicendo che c’è una sola fonte d’i informazione “legalizzata e riconosciuta”: la propria. Per salvaguardare le apparenze della democrazia esistono, come sappiamo, molte testate di informazione mainstream, teoricamente in concorrenza tra loro, ma “stranamente” sincronizzate come fossimo sempre a Capodanno, la sera del messaggio a reti unificate del presidente della Repubblica.
Facciamo un esempio concreto di queste ore, per uscire dalle formulazioni generiche.
In occasione dell’Atto XIV del movimento dei gilet gialli è accaduto che Alain Finkielkraut, di professione filosofo, molto conosciuto in Francia per le sue posizioni fortemente sioniste e anti-palestinesi, sia stato preso a male parole da un folto gruppo di manifestanti.
Il governo francese, nella persona del ministro Benjamin Griveaux (quello che aveva insultato ripetutamente i gilet gialli, sfidandoli a “venirlo a cercare” – e guadagnandosi una ruspa che ha sfondato il portone del suo ministero), ha deciso che Finkielkraut era stato apostrofato come “sporco ebreo”. Insulto chiaramente antisemita, dunque utile a definire l’intero movimento come “fascista”.
La stampa mainstream italiana – a partire dall’ineffabile Corriere della Sera – ha accolto senza fiatare questo format, arrivando addirittura a sottotitolare in modo falso le frasi di un manifestante, traducendo “sionista” con “ebreo”. Come se uno traducesse “colonialista fascista” con “cristiano”.
Lo diciamo per i non addetti ai lavori, scusandoci per lo schematismo: l’ebraismo, come il cristianesimo, è una religione. Che singoli o gruppi di fedeli di quella religione facciano cose riprovevoli e/o disumane non implica affatto che sia quella religione la “causa” di quegli atti (per quanto magari così giustificati da chi li compie). Dunque un ebreo può essere “colonialista fascista” tanto quanto un cristiano o un musulmano o un buddista. Se questa visione colonialista fascista si esercita intorno al “diritto” dello Stato di Israele di annettersi tutti i territori che rivendica, deportando o imprigionando le popolazioni che li abitano, secondo una personalissima visione della Storia, allora si usa definire questo atteggiamento come “sionista”.
Che è ovviamente un insulto politico, mentre “sporco ebreo” è un insulto razzista, di derivazione assolutamente fascista (i fascismi possono confliggere tra loro, visto che si fondano su un “prima noi” decisamente poco pacifista).
Mettere un insulto razzista al posto di uno politico è operazione sporca, infame, propagandistica. Di costruzione del nemico e di demonizzazione di quel nemico. Operazione, tra l’altro, molto pericolosa perché espone al rischio tutti gli ebrei del mondo, come se fossero corresponsabili delle attuali politiche dei governi israeliani.
L’operazione del governo francese, accettata supinamente dalla stampa cosiddetta “democratica” italiota, è così grave che un rispettato giornale francese come Libération si è sentito in dovere di decostruire la fake news governativa e ristabilire la verità.
Qui di seguito la traduzione dell’articolo di Jacques Pezet.
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Scendndo da un taxi nel 14 ° arrondissement, il filosofo Alain Finkielkraut è stato insultato da un gruppo di giubbotti gialli con le parole “sporca merda sionista” e “fascista” .
Interrogazione dell’on. Propaganda del 17/02/2019
Buongiorno,
Abbiamo riformulato la sua domanda iniziale: “Potresti controllare il suono del video in cui Alain Finkielkraut viene insultato? Benjamin Griveaux afferma di aver sentito “sporco ebreo”, ma molte persone sentono chiaramente “Palestina” e non “sporco ebreo“.
La tua domanda è relativa alle immagini filmate dal giornalista indipendente Charles Baudry, e pubblicate su Yahoo News, in cui il filosofo francese Alain Finkielkraut viene attaccato e insultato dai manifestanti durante le dimostrazione gilet gialli del 16 febbraio 2019 a Parigi.
La scena avviene in un angolo del boulevard du Montparnasse e rue Campagne-Premiere, nel 14 ° distretto.
Questi due video, girati da due angolazioni diverse, permettono di sentire la raffica di insulti diretti verso l’accademico.
“Sionista Zelante”, “stai per morire”, “vai a casa in Israele”
Nel video di Yahoo, girato da Alain Finkielkraut, c’è un distinto gruppo di uomini che gli urlano: “Barre-toi, sporca merda sionista. Sporca merda. Nique tua madre. Palestina. Merda omofoba. Sei un razzista, vattene! Fascista militante. La Francia è nostra. Sporco figlio di puttana. Specie di razzista. Specie di hater. Sei un odiatore e stai per morire. Andrai all’inferno. Dio, ti punirà. Il popolo ti punirà. Noi siamo il popolo. Grande merda. Sarai riconosciuto. Specie di sionista. Grande merda. È venuto apposta per provocarci. Zitto!”.
In quello di Charles Baudry, girato da più lontano, sentiamo: “Fascista! Palestina! Vai a casa … Vai a casa in Israele. Vai a casa in Israele. Antisemita!. La Francia è nostra. Rientroa a Tel Aviv. Sei un odiatore. Morirai. Noi siamo i francesi. Vai a casa. Ecco la strada! “
La diffusione di questa aggressione ha scatenato un’ondata di solidarietà a favore di Alain Finkielkraut su internet e da parte dell’intera classe politica, alcuni dei quali ricordano nella loro condanna dell’antisemitismo tutto ciò che li contraddice alle posizioni assunte filosofo conservatore.
Polemica attorno all’insulto “sporco ebreo”
In mezzo a queste accuse di attacco antisemita, altri, come la direttrice di Media, Aude Lancelin, hanno contestato la versione citata in un tweet dal portavoce del governo, Benjamin Griveaux, che ha condannato “il brutale odio per le strade di Parigi contro Finkielkraut, fischiato al grido di “Sporco ebreo”. La giornalista lo ha accusato di inventare “una nuova bugia molto grave per aumentare l’odio nel paese” perché secondo lei l’insulto “E Sporco ebreo” “non e udibile nel video” di Yahoo News.
CheckNews ha rianalizzato più volte i due video. Se alcuni pensano di aver identificato l’insulto “sporco ebreo”, questo non sembra distinto dal rumore della folla. Contattato da CheckNews, il giornalista Charles Baudry non è stato in grado di confermare o contestare questo insulto: “Non ho sentito nulla. Eravamo appena stati gasati. C’era molto rumore. Ho visto Alain Finkielkraut per la strada. Un manifestante ha sorriso e gli ha stretto la mano. Poi un gruppo ha cominciato ad insultarlo. Questo è quando ho iniziato le riprese, ma non posso dire se è stato insultato da “ebreo sporco”. C’era troppo rumore.”
Finkielkraut dice che non ha sentito chiaramente gli insulti
Intervistato su questo attacco da LCI, domenica mattina nello spettacolo Le Brunch de l’actu, il filosofo ha anche detto di non aver sentito chiaramente gli insulti durante l’attacco, e che “è più chiaro sul video che nel momento in cui l’ho vissuto”. Spiega che si è trovato nella dimostrazione per caso e non per provocazione: “Avevo accompagnato mia suocera dopo un pranzo al ristorante. Sono sceso dal taxi, in rue Campagne-Première. Volevo andare a casa. E allo stesso tempo vedo questa manifestazione che scorre, quindi vado ancora a guardare. Non ero lì neanche da un minuto che sono stato effettivamente attaccato molto violentemente dai manifestanti. E chi stava urlando cose che ho sentito male e, mio malgrado, ho dovuto tornare indietro. Il filosofo dice di essere stato scortato via dalla polizia, e mette in evidenza il fatto che “tutti non erano in sintonia, ma la maggioranza delle persone di passaggio, in realtà, mi ha fatto vedere un astio molto anteriore al movimento dei gilet gialle”.
Per quanto riguarda la controversia che circonda l’insulto “sporco ebreo”, Alain Finkielkraut ha detto a LCI che l’insulto di “razzista” lo ha ferito di più: “Il problema ebraico oggi, il dolore che viene loro inflitto, è che sono chiamati razzisti. Benjamin Griveaux ha protestato dicendo che ero stato definito uno sporco ebreo. Comprendo molto bene la sua protesta, sono commosso dalla testimonianza di solidarietà che ha dimostrato, ma non sono stato chiamato sporco ebreo. E non mi hanno mai chiamato uno sporco ebreo. Invece, ogni volta che ho messo il naso fuori in questo tipo di eventi, mi chiamano sporco razzista. […] Quando ti trattato da ebreo, puoi sollevare la testa e poi indossare quell’insulto come una corona; ma quando sei trattato da razzista, d’un tratto sei colpevole del peggiore dei crimini.”
CheckNews ricevuto molte domande sull’attacco, alcuni lettori hanno chiesto perché insulto “sporco sionista” viene presentato come antisemita, visto che possiamo benissimo essere contro il sionismo, cioè contro l’idea di uno stato ebraico, senza essere contro l’ebraismo e coloro che lo praticano. Quando Alain Finkielkraut, accademico e filosofo francese, che vive in Francia, è insultato in piena Parigi da una folla che lo tratta di “sporca merda sionista”, e lo ha invita ad andare a casa a Tel Aviv, ossia in Israele, è perché è percepito come ebreo. È così che Benoît Hamon commenta l’insulto. In un tweet, il leader di Generation-S ha condannato “Senza alcuna riserva quelli che hanno cospirato, insultato e trattato da “sporco sionista” che voleva dire “sporco ebreo”. E lasciare la Palestina separata da questa gratuita violenza antisemita“.
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Il che, diciamo noi, spiega sia la collocazione politica dei cosiddetti “socialisti” francesi – gli “inventori” di Emmanuel Macron – sia la loro sostanziale scomparsa dal panorama politico d’Oltralpe.
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Matteo
Basterebbero le parole “La Francia è nostra, vattene a Tel Aviv” e “siamo noi i francesi” per dire che quelle parole erano francamente razziste, perchè indirizzate a un francese che ha origine ebraiche. Cioè hanno confuso le opinioni sioniste con la sua origine etnico-culturale ebraica. Ora l’ebraismo non è solo una religione, ma anche una identità di tipo etnico e culturale. E spesso si confonde, anche a sinistra purtroppo, critiche legittime allo Stato di Israele, con critiche antisioniste che sfociano in critiche personali, motivate dall’essere “ebreo” dell’interlocutore. Se io filosofeggio per sostenere le politiche di Trump, fossi anche di origine americana, nessuno mi direbbe: “sporco filoamericano tornatene a casa tua”. Ed è questo il problema: perchè ebreo, hanno detto invece a Finkelkraut: “sporco sionista, tornatene a casa tua”. L’amalgama antisemita è evidente, anche senza dire “sale juif”…
Redazione Contropiano
Il groviglio sionismo/ebraismo è antico. Per tutti i popoli e tutte le religioni è possibile distinguere tra identità etnico-politico-linguistico-culturale e fede, tra ambito laico e ambito strettamente religioso, tra istituzioni statuali e gerarchie “ecclesiastiche”.
Là dove questa distinzione è rifiutata si genera quasi automaticamente un problema irrisolvibile. I grandi ebrei del movimento operaio e comunista l’hanno illustrato con grande chiarezza e facendo ovviamente una scelta radicale diversa.
Tra l’altro, l’uomo che pronuncia gli insulti contro il filosofo è di discendenza araba. Etnicamente, dunque, si tratta a tutti gli effetti di un “semita”, al pari di un ebreo…
“Antisemita”, infatti, è un atteggiamento tipicamente razzista e fascista nato all’interno della cultura, come si usa dire, giudaico cristiana, e non in quella musulmana. Dove l’odio per gli ebrei si è sviluppato solo successivamente alla nascita dello stato di Israele e alle stragi di palestinesi.
Quando si salta quella distinzione, insomma, ci si incarta in paradossi linguistici e contraddizioni reali senza via d’uscita…
antonio
essere antisionisti non è la stessa cosa di essere antisemiti!! Piuttosto: alla luce delle ultime vicende e degli sviluppi strategici che Israele sta conducendo da anni – fin dalla sua nascita – chi professa e pratica l’antisemitismo – reso legale tralaltro dalle stesse leggi israeliane – è proprio lo stato di Israele che da anni massacra; tortura e imprigiona popolazioni semite come: palestinesi; arabi israeliani e popoli limitrofi. Scrivo ciò sopratutto per ristabilire una verità ferocemente nascosta, manipolata e camuffata facendo leva sullo storico. oltre che drammatico e indimenticabile “senso di colpa” di nazioni o popoli che all’epoca (quella delle stragi e persecuzioni naziste ovvero: la “shoa”) non erano nemmeno nate e che – molte delle quali – oggi portano avanti, con notevoli successi e impegni, una battaglia di “boicottaggio e sanzioni” (BDS) delle attuali politiche israeliane fatte di: apartheid e bombardamenti contro civili. Ciò dovevo per chiarezza e verità.
Paolo
… ho gridato per anni “Yankee go home!” …
Giordano Bruno
Yankee go home lo gridavi a uno statunitense in Louisiana? Se sì, la Lousiana è dei francesi o ancor prima dei nativi e quindi lo statunitense deve tornarsene a casa propria cioè… la Gran Bretagna? Se no, è un paragone che non regge di chi non si sforza nemmeno di capire.
ndr60
La legge recentemente approvata dalla knesset sancisce ufficialmente (e non più solo nella pratica quotidiana) che Israele è uno stato ebraico e quindi i non-ebrei in quanto tali non hanno gli stessi diritti dei primi. E’ cioè uno stato su base etnica, che garantisce privilegi solo ad alcuni (afferma ad esempio che lo sviluppo di insediamenti ebraici è un valore nazionale e Israele lo incoraggia e promuove). Pertanto definire il signor Finkielkraut “razzista” e “sionista” (visto che, a quanto pare, è favorevole a queste posizioni) è la pura verità o, come direbbe Crozza/Feltri, “E’ fattuale”.
Semmai, potrebbe offendersi a ragione se qualcuno lo chiamasse sporco e lui si fosse appena lavato. E’ anche vero che era appena sceso da un taxi…