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Quaranta anni fa il blitz del 7 aprile.La stagione della repressione di massa

Il 7 aprile del 1979, di cui oggi ricorrono i quaranta anni, venivano arrestati con un blitz della polizia su mandato del giudice Calogero, i compagni e gli intellettuali più noti dell’Autonomia Operaia del nord. Tra essi Toni Negri, Oreste Scalzone, Luciano Ferrari Bravo, Mario Dalmaviva e molti altri. Una seconda fase di questa operazione repressiva con altre decine di arresti, avvenne poi il 21 dicembre dello stesso anno.

Alla base dell’inchiesta e degli arresti, vi era quello che è stato definito come il teorema Calogero (dal nome del magistrato che condusse le indagini) ossia che lo scioglimento di Potere Operaio (uno dei gruppi più influenti della sinistra extraparlamentare degli anni ’70) era stato in realtà fittizio e nascondeva un progetto strategico rivoluzionario comune sia attraverso l’Autonomia Operaia che le Brigate Rosse. Il teorema si rivelò, come tutti sapevano, fasullo e lo stesso dott. Calogero fu costretto ad ammetterlo quasi venti anni dopo.

Obiettivo del blitz, ampiamente concordato tra governo Dc, Pci e magistratura, era in reatà la liquidazione per via giudiziaria e carceraria dell’Autonomia Operaia nel nord del paese, in particolare nel Veneto e in Lombardia.

Lo Stato aveva iniziato così la sua offensiva diretta contro i movimenti che ne avevano contestato radicalmente le scelte e gli assetti durante tutti gli anni ’70.

Con il 7 aprile veniva augurata la stagione dei blitz e degli arresti di massa che durerà ininterrottamente fino al 1982 e con qualche scampolo nel 1984.

Il risultato furono migliaia di attivisti e militanti della sinistra alternativa e rivoluzionaria portati in carcere, spesso rimanendovi per anni in detenzione preventiva in attesa di processo, grazie alle leggi speciali varate da Cossiga che vennero applicate anche retroattivamente.

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Qui di seguito una parte sul blitz sul 7 aprile, ripreso dal capitolo dedicato agli anni della repressione politica  nel libro “Una storia anomala”:

“Dopo il blitz del 7 aprile 1979 contro i leader storici dell’Autonomia Operaia, l’attività contro la repressione, le leggi e le carceri speciali diventa più intensa, anche perché i blitz e gli arresti offrono continuamente materia di intervento.

Anche in questo si registra una divaricazione con l’Autonomia Operaia – che in modo piuttosto velleitario annuncia di voler “accettare la sfida dello Stato”- e l’Opr che non sottovaluta affatto la portata dell’operazione repressiva e cerca con ogni mezzo di allargare il fronte di opposizione e le contraddizioni negli apparati dello Stato.

In un documento interno del luglio 1979, e ormai in pieno “stato di emergenza”, a proposito del clima repressivo in atto nel paese, l’Opr scrive che: “Alla crisi politica non corrisponde però una parallela disorganizzazione delle strutture reali del potere statale. In particolare sul terreno della repressione e dell’organizzazione militare questi anni sono serviti, anche e soprattutto grazie alla politica di “solidarietà nazionale”, a creare una capacità di intervento dello Stato qualitativamente nuova. Il 7 aprile non è, come è ormai chiaro, un episodio di lotta al terrorismo vero o presunto, è invece una impostazione nuova dei rapporti tra lo Stato, i movimenti di classe e le organizzazioni politiche rivoluzionarie che stravolge le regole del gioco “democratico” e reimposta i rapporti istituzionali su nuove basi (…) Questo progetto ha dimensioni ben più ampie rispetto allo scontro tra Stato e BR e fa parte di un progetto interno ed internazionale che vede la riorganizzazione capitalistica strettamente collegata a processi di militarizzazione della società civile e di sviluppo del terrorismo di Stato, nelle sue forme pubbliche e private. In questo senso lo Stato delle multinazionali agisce davvero con un collegamento organizzativo e un indirizzo politico che è ben più solido dei rapporti economici e di governo”.

L’escalation repressiva ormai agiva a tutto campo, colpendo i militanti e simpatizzanti dei gruppi armati ma anche dei collettivi o delle organizzazioni più di movimento. Gli arrestati ormai sono centinaia. Il meccanismo repressivo si affina introducendo nuove leggi speciali nel 1980 e soprattutto la Legge sui pentiti che consente sconti di pena a chi fa i nomi.”

Da “Una storia anomala. Dall’Opr alla Rete dei Comunisti”

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