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Dopo il Brexit: robot al posto dei lavoratori migranti?

La possibilità che dopo il Brexit ci sia una stretta sull’immigrazione e quindi una consistente riduzione del numero di lavoratori migranti potrebbe dare un’ulteriore spinta all’automazione dei processi produttivi in Gran Bretagna.

L’ipotesi viene avanzata in un report del think tank “Resolution Foundation”. Infatti, un terzo della forza lavoro in settori importanti come l’industria alimentare è costituito attualmente da lavoratori provenienti dai paesi dell’UE. Altri settori che vedono una presenza rilevante di lavoratori europei sono l’agricoltura e il lavoro domestico, di cura e assistenza. A seguito del Brexit una quota importante di questi lavoratori potrebbe venire a mancare. Theresa May – possibile candidata a sostituire il dimissionario David Cameron nel ruolo di Primo Ministro- ha infatti dichiarato di non potere essere in grado di garantire la presenza di cittadini UE nel paese in futuro, salvo poi fare una parziale marcia indietro a seguito del vespaio di polemiche creato dalle sue parole.

Il report suggerisce al padronato inglese di non perdersi d’animo: la forza lavoro a basso costo può essere sostituita da efficienti robot! Secondo Resolution Foundation questo aiuterebbe anche l’industria britannica a recuperare la produttività perduta in questi anni, abbattendo al contempo il costo del lavoro.

L’ipotesi non appare così peregrina se si guarda a quanto avvenuto in passato in situazioni di scarsità di forza lavoro migrante (anche se il Brexit, ammesso che diventi effettiva, non impedisce accordi bilaterali con vari paesi o con la stessa Ue a proposito del capitolo immigrazione). Il report cita l’esempio dell’industria californiana della produzione di pomodoro, che è stata pesantemente automatizzata a seguito della fine del programma Bracero, che permetteva l’afflusso di forza lavoro messicana precaria e a basso costo.

tabellamigranti

Intanto le vendite di robot nell’industria europea sono cresciute del 10 per cento nel 2015, secondo un recente ricerca pubblicata dalla International Federation of Robotics.

Rimane, ancora una volta, la contraddizione di fondo: a che servono gli aumenti di produttività se in pochi potranno comprare le merci prodotte dai robot? I numeri ci dicono che l’automazione semi totale di molti processi produttivi non è improbabile in futuro: sta alle forze politiche e sociali che si battono per il cambiamento di questa società cogliere l’enorme spazio politico che questi processi contraddittori aprono.

 

Panofsky

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