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Pagliacciate 2. Ora anche in Emilia Romagna si parla di referendum e autonomia

Il referendum in Catalogna ha scaldato gli animi di molti, a destra e a sinistra, e oltre a Veneto e Lombardia, anche in Emilia Romagna qualcuno avanza proposte di autonomia a 360°. Gia lo scorso luglio, il M5S aveva scavalcato la Lega chiedendo in Regione un referendum consultivo per chiedere ai cittadini se volessero o meno un maggior grado di autonomia per l’Emilia Romagna.

Il paragone è imbarazzante, se si conosce un po la storia della penisola iberica e della Catalogna, ma fatto sta che qualche settimana fa, quando fervevano ancora i preparativi per il voto catalano, la Lega ha proposto una risoluzione in Assemblea legislativa regionale per chiedere la separazione della Romagna dall’Emilia.

Infine, dopo i risultati della Catalogna, ieri il deputato del Carroccio Pini ha dichiarato: ” Se la Romagna debba essere una regione o una provincia con il Pd che vuole fare una provincia decidendolo in casa, noi vogliamo che siano i cittadini ad esprimersi con un voto con la massima democrazia possibile. Penso che il segnale e la lezione di democrazia che è arrivata dalla Catalogna sia il miglior viatico per cambiare le scelte strategiche anche in questi territori”. E durante il dibattito dell’Assemblea in Regione, i consiglieri leghisti hanno manifestato esponendo le due bandiere (dell’Emilia e della Romagna), per chiedere nuovamente una presa di posizione in merito.

Oggi la discussione sulla proposta del presidente PD Bonaccini, sull’obiettivo di ottenere l’ok formale da parte del governo Gentiloni per riportare la discussione sull’autonomia delle due parti della regione alle Camere. Secondo Bonaccini, si parla di una richiesta di maggiore autonomia quindi, mentre per la Lega, si tratta di forzare la mano e chiedere direttamente il parere dei cittadini, paragonandosi quasi direttamente alla storica richiesta di indipendenza della Catalogna, in merito a separare la Regione Romagna da Imola e Rimini.

Dalla discussione di oggi in Regione, l’assemblea ha dato il via libera per l’apertura della trattativa con Governo per una maggiore autonomia in alcuni settori, come lavoro, ricerca, imprese e ambiente, ma anche in materia di infrastrutture e territorio e tutela della salute. Se Bonaccini promette un costante aggiornamento sulla questione, la Lega si è dichiarata comunque già pronta ad avviare una raccolta firme per avviare comunque la consultazione popolare. Nei prossimi tre mesi, quindi, assisteremo in regione cosa sarà in grado di mettere in piedi la Lega, che dovrà comunque vedersela con il “leghismo sinistro” che il PD e anche altre province della regione stanno portando avanti.

E’ tempo che in questo Paese le Regioni virtuose e con i conti in ordine vengano premiate con maggiori risorse per poter meglio assicurare equità e crescita”, si legge in una nota sottoscritta da alcuni presidenti di provincia e dall’Upi Emilia-Romagna. Una dichiarazione che prende molto dagli slogan leghisti sul federalismo e trasforma il grezzo “Padroni a casa nostra” veneto-lombardo, in una versione più elegante e buonista, adatto anche a chi si sente di sinistra e preferisce parlare di “benefici reali alle comunità, di migliori condizioni per il lavoro degli enti locali e di soddisfacimento delle esigenze della quotidianità”.

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