Settanta bus israeliani sono pronti a partire alla volta di Roma, appena noleggiati dall’Atac, insieme ad altri 38 di produzione italiana. Si tratta di autobus usati da Tel Aviv ma, dicono, “in buono stato. Sembra che gli ingegneri dell’Atac abbiano visitato aziende in Olanda e Germania per visionare i mezzi offerti da società di quei paesi e per capire se si trattasse di veicoli di qualità o di “bidoni”. Alla fine, le offerte più convincenti sono state due. Tra questi una azienda israeliana e una italiana. I 70 bus israeliani, impiegati fino a poco fa dalla società dei trasporti di Tel Aviv arriveranno su un cargo e sono stati ottenuti grazie a un accordo con la Pagliani Service (una società che ha sede a Guidonia). Altri 38 veicoli arriveranno dalla società Cialone, in Italia.
Insomma, mentre in tutto il mondo cresce la campagna Bds per il boicottaggio, sanzioni e disinvestimenti verso l’economia israeliana per condannare l’apartheid contro i palestinesi, l’Atac e il Comune finanziano le aziende israeliane in modo decisamente spudorato.
In secondo luogo occorrerebbe portare davanti ad un tribunale tutti i governi che hanno consentito la chiusura di fabbriche come Breda Menarini e Irisbus (ex Iveco, gruppo Fiat) perfettamente in grado di produrre autobus per le esigenze della mobilità nel nostro paese. Sono state fatte chiudere, gli operai e i tecnici sono stati licenziati e adesso gli autobus vanno acquistati o noleggiato all’estero, facendo infine scelte vergognose sui paesi da cui farlo.
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