di Claudio Giangiacomo*
Un bel romanzo di Cronin , raccontando le vicende di due famiglie, descriveva i problemi dei minatori inglesi degli anni venti. Problemi ed accadimenti che le stelle si limitavano a guardare impassibili e disinteressate delle miserie e sofferenze umane.
Trattandosi di stelle, oggetti inanimati lontani migliaia e migliaia di anni luce, il disinteresse è però comprensibile, mentre appare, a chi scrive, intollerabile che lo stesso atteggiamento sia tenuto da coloro che oggi reggono le sorti e l’amministrazione del Comune di Roma.
Eppure è ciò che sta accadendo e di cui ogni giorno nuovi e gravissimi episodi ci costringono a renderci conto.
Episodi in cui però, a nostro giudizio, l’amministrazione comunale, a differenza delle stelle, avrebbe l’obbligo di intervenire anche perché in buona parte frutto di propria responsabilità.
Uno dei casi in cui sicuramente l’Amministrazione dovrebbe intervenire è quello che riguarda 30 famiglie che il 19 aprile p.v. saranno sgomberate dalle abitazioni dove vivono e che hanno quasi completamente pagato.
Abitazioni costruite dalla Costruzioni Edilizie Europee (C.E.E.) nel piano di zona Castelverde nell’ambito di un programma di edilizia economica e popolare ex lege 167/62.
Le 30 famiglie, essendo nelle condizioni per l’accesso all’edilizia agevolata, nel 2003 hanno sottoscritto i relativi preliminari ed hanno iniziato a pagare.
I lavori dovevano terminare nel 2005 ed il prezzo medio di ogni abitazione doveva essere poco sopra i 100.000,00 euro.
A causa di una serie di ritardi, la convenzione con la quale il Comune di Roma assegnava alla CEE il diritto di superficie per la realizzazione di una cubatura residenziale di mc 11.432 virtuali (mc 10.289 effettivi) veniva stipulata solo nel dicembre del 2005.
Il Comune di Roma aveva aderito alla richiesta di concessione della CEE, come si legge nella convenzione stessa, in quanto beneficiaria del finanziamento ai sensi della legge 118/85.
Nel corso dei lavori la società che, a quanto appreso, non è stata beneficiata di alcun finanziamento ai sensi della detta legge (nota prot. 6709 del 13.05.2014 del Ministero delle Infrastrutture) , invece del mutuo agevolato, stipulava esclusivamente un mutuo ordinario con la Unipol ed inoltre modificava il progetto iniziale prevedendo la realizzazione di ben 30 tra posti auto e box in più, senza ovviamente che nessuno dei promittenti acquirenti lo avesse richiesto.
A causa del dissesto finanziario provocato, con molta probabilità, da tale modifica progettuale (si è quasi in aperta campagna – non c’è una strada asfaltata per raggiungere l’immobile e non c’è alcuna richiesta per i 30 tra posti auto e box), nel 2009, a lavori non ancora ultimati, la società veniva sottoposta ad un pignoramento promosso dal proprio ex avvocato. Al pignoramento dell’avvocato seguiva l’intervento della Unipol.
Mentre accadeva tutto ciò le stelle continuavano a guardare ed anche il Comune di Roma.
Il 12.02.2010, dopo il pignoramento, il direttore dei lavori attestava l’ultimazione dei lavori ed il 5 aprile 2011 veniva rilasciato dal Comune di Roma il relativo attestata.
Malgrado avesse attestato nel febbraio 2010 al Comune il termine dei lavori, il medesimo direttore dei lavori con una nota del giugno del 2010 comunicava sia al Consorzio Midicoop che alla CEE che per il completamento dei lavori erano necessari ulteriori 300.000,00 euro.
Da tale data, per quanto a nostra conoscenza, nulla è stato più realizzato ed i lavori di completamento non sono stati effettuati.
Le stelle continuavano a guardare ed anche il Comune di Roma che, pur dando atto della mancata realizzazione delle opere di urbanizzazione non provvedeva nemmeno ad incassare la relativa fideiussione.
Nel frattempo la procedura esecutiva continua ed il G.E. la dott.ssa Sansa della IV sez. immobiliare del Tribunale di Roma con provvedimento del 10.07.2014 ha ordinato lo sgombero di tutte le famiglie; sgombero che dopo vari rinvii è fissato per il 19 aprile 2016 e che peraltro, oltre ai problemi alle famiglie, produrrà notevoli problemi anche alla procedura che, una volta svuotato l’immobile si vedrà costretta a disporne la guardiania per evitare occupazioni. Chiunque ha una minima esperienza di esecuzioni immobiliari sa bene che prima che, anche solo un appartamento, venga effettivamente venduto, passeranno anni e l’eventuale sgombero poteva tranquillamente essere disposto successivamente.
Per tentare di far sospendere la procedura, l’associazione CILD ha promosso un’azione popolare ex art.9 dlgs 18.08.2000 n. 267 sostenendo in sintesi che la procedura prevista dalla legge 865 del 1972 e quindi la concessione alla CEE del diritto di superficie era espressamente connesso alla realizzazione della finalità pubblica di dare attuazione al diritto all’abitazione garantito dalla stessa Costituzione e che quindi il bene stante il preciso vincolo di destinazione e la natura di bene indisponibile del terreno non potesse essere sottoposto a pignoramento.
La banca, peraltro, godeva della garanzia sussidiaria prevista dall’art. 44 delle legge 457/78.
La dott.ssa Sansa ha però respinto l’opposizione e condannata l’associazione anche alla refusione delle spese legali.
Il 19 aprile 2016 quindi le famiglie saranno sgomberate e perderanno tutti i loro risparmi. La maggior parte di loro ha infatti quasi totalmente pagato l’appartamento ma oggi se vuole ottenerlo sarà costretta a ricomprarlo all’asta e nel frattempo andare a vivere sulla strada.
Ed il Comune di Roma? Sebbene il 19 ottobre 2015 l’allora Assessore Caudo avesse espressamente richiesto al Direttore U.O. Edilizia sociale di dare avvio alla procedura di revoca, a tutt’oggi il Comune sta ancora a guardare e le sorti delle famiglie che avevano confidato nei controlli pubblici sull’iniziativa, espressamente previsti dalla convenzione, sembra non interessare a nessuno.
Visto che il Comune di Roma continua a guardare inerte, chi dovrà farsi carico il 19 aprile 2016 delle famiglie che verranno messe sulla strada ?
- avvocato
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ANTONIO IERONE
io sono uno di coloro che vi abito, che ho pagato fino ad oggi 120 mila euro, che alla fine dovrò guardare …anch’io le stelle, ma quelle vere, a differenza di quella gente responsabile che ha permesso tutto questo ed alla legge che permette a questo tipo di ditte edili (srl) che con solo 10 mila euro di capitale ha potuto,( giocare?) con + di 3 milioni di euro di noi promissari acquirenti (contanti) e 3milioni 750 mila euro della banca UNIPOL. con la differenza che la banca è favorita dalla legge a riprendere i soldi prima di noi e poi vanta un”ipoteca di I° grado. (e anche sulla banca ci sarebbe tanto da dire e da pensare).
I nostri soldi sono tra quelle mura che momentaneamente occupiamo …quelli della banca non lo so. Perchè le leggi non ci permettono di portare a termine quello che la stessa legge ha previsto? perchè affossare delle famiglie che procureranno solo altri problemi allo stato? voi direte: non vi preoccupate, anche loro dovranno morire..ma intanto fanno morire noi.
Pierluigi
C’è poco da dire. Viviamo in un paese dove la legge sembra essere a servizio dell’illegalità.
Di fronte all’evidenza, si dovrebbe avere il coraggio di dire basta e non nascondersi dietro ai tecnicismi, ma così non è.
Viviamo in una società malata e purtroppo non abbiamo cure efficaci, che tristezza!
Voglio ringraziare l’Avv. Giangiacomo e l’Associazione CILD per il loro tentativo di ristabilire una base di giustizia.