L’uccisione a sangue freddo del 21enne Abdel Fattah as-Sharif, avvenuta la scorsa settimana a Hebron, non è stata intenzionale. A stabilirlo è stata ieri una corte militare israeliana.
Può tirare un sospiro di sollievo il soldato israeliano che ha ucciso a sangue freddo la scorsa settimana a Hebron il 21enne palestinese Abdel Fattah al Sharif. Sharif, steso a terra agonizzante, aveva poco prima accoltellato un militare israeliano ferendolo leggermente.
Ieri, infatti, una corte militare israeliana ha stabilito che il soldato sarà processato per omicidio colposo e non doloso (come alcuni commentatori avevano ipotizzato) perché ha agito senza intenzionalità. Può essere soddisfatta la difesa che sin dalle prime udienze ha presentato il colpo sparato dal suo assistito come atto di autodifesa: l’imputato aveva paura che Sharif azionasse una cintura esplosiva. Un ordigno, però, che non ha mai indossato. La decisione di ieri rigetta nei fatti le testimonianze di alcuni soldati presenti al momento dell’uccisione del palestinese che in questi giorni avevano riferito alla corte come le intenzioni del militare fossero del tutto diverse: “Il terrorista è vivo e merita di morire” avrebbe esclamato l’accusato prima di premere sul grilletto, secondo la versione fornita da alcuni suoi colleghi.
L’uccisione di as-Sharif, filmata dall’associazione non governativa israeliana B’Tselem, ha avuto ampia eco internazionale. Sulla faccenda era intervenuto anche Christof Heyns, l’inviato Onu per le esecuzioni arbitrarie, sommarie ed extragiudiziarie. Per Heyns le immagini dell’uccisione del giovane palestinese mostrano “tutti i segni di un evidente caso di esecuzione extragiudiziaria”. “Sparare a qualcuno che non è più una minaccia è un omicidio doloso” aveva detto.
La vicenda è arrivata anche negli Usa dove il senatore del Vermont, Patrick Leahy, e 10 membri della Camera dei Rappresentanti Usa hanno firmato una lettera in cui denunciano come le forze di sicurezza israeliane abbiano eseguito negli ultimi mesi “sospette esecuzioni extragiudiziali” di palestinesi. Un’accusa alla quale ha risposto lo stesso premier Netanyahu negando che soldati e poliziotti israeliani abbiano ucciso sommariamente aggressori palestinesi. «L’Esercito e la polizia si difendono e difendono cittadini innocenti applicando i più alti standard morali contro terroristi assetati di sangue che vogliono ucciderli», ha scritto.
E pensare che proprio Netanyahu era stato oggetto di un feroce attacco da parte dell’estrema destra israeliana (a cui lui non è affatto lontano ideologicamente). I ministri ultranazionalisti, infatti, a cominciare da quello dell’educazione Naftali Bennett (Casa ebraica), lo avevano duramente criticato perchè inizialmente aveva condannato «troppo in fretta» un soldato che «ama la sua patria» e che «ha fatto il suo dovere».
da Nena News
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