La sagoma di Jeeg Robot, diventato volontariamente o meno il simbolo del riscatto, campeggia sulla presidenza dentro al centro polifunzionale di Soccavo, anzi del rione Traiano, periferia occidentale di Napoli. Traiano è il rione dove un carabiniere ha spento la giovane vita di Davide Bifolco scatenano una vera e propria rivolta popolare diventata un grido di giustizia.
In questo contesto sabato scorso si è svolta a Napoli una doppia assemblea. Una la mattina convocata dalla Carovana delle Periferie che ha chiamato al confronto le realtà simili, consolidate come San Siro a Milano o nate recentemente come alla Falchera di Torino, insieme a città e periferie diverse come Livorno e Bologna o alla anomalia di Napoli intervenuta con le diverse realtà attive sul territorio. Si è discusso di come dare espressione politica e organizzazione alla “vendetta” con cui le periferie di importanti aree metropolitane hanno dato il benservito ai partiti di regime nelle ultime elezioni amministrative, senza perdere di vista la connotazione sociale di chi ha votato per la Brexit che ha sconvolto come un cigno nero la normalità dei mercati finanziari e dei loro apparati di dominio come l’Unione Europea. Tutti gli interventi stanno sui contenuti. Si capisce che ormai ci si confronta su esperienze e sperimentazioni fatte e non solo su ipotesi di lavoro. Sul piatto la costruzione di una piattaforma comune contro le politiche antisociali del governo a partire dalle esigenze popolari delle periferie, ma anche il come incidere su quelle amministrazioni comunali emerse in queste settimane e che si troveranno a fare i conti con i vincoli di bilancio e i diktat sulle privatizzazioni dei servizi pubblici locali (vedi il decreto Madia). Si accenna ad una alleanza possibile, quella tra gli abitanti dei quartieri popolari, i movimenti sociali e i sindacati conflittuali e le amministrazioni locali che sapranno mettersi di traverso al governo e ai vincoli europei. Una ipotesi di cui non sfugge l’importanza all’assessore Piscopo della nuova giunta comunale di Napoli venuto e intervenuto a nome dell’amministrazione di De Magistris.
Nel pomeriggio invece si è svolta l’assemblea delle realtà napoletane che hanno dato vita a Massa Critica e ai contributi delle altre città (Roma, Pisa, Padova, Taranto, Bari). Sullo sfondo la messa a fuoco dei punti di resistenza e scontro con il governo – a partire da Bagnoli – e il referendum sulla Costituzione imposto dal governo Renzi per ottobre. Si discute sul come dare contenuto sociale alla battaglia referendaria che si interseca con le proposte di mobilitazione che si vanno delineando per l’autunno – dallo sciopero generale alla manifestazione nazionale per il NO nel Referenzum – ma anche di dare valore costituente sul piano di nuove forme di democrazia diretta della gente al no nel referendum. Una effervescenza ben intuibile in quella che molti interventi definiscono come l’anomalia napoletana.
Le città ribelli evocano un immaginario che è ancora presto per essere dichiarato nell’esistente ma che può essere incasellato nel futuro possibile. E’ emersa la proposta di un nuovo momento di confronto il 3 e 4 settembre 2016 a Napoli aperto a tutti coloro che sono interessati a riaprire un processo permanente di opposizione sociale attraversando tutti i momenti potenzialmente conflittuali convocati oggi a partire dagli interventi fatti. “E’ necessario proprio per questo che la rete di città ribelli fatta di realtà di base, reti sindacali e di mutualismo, le assemblee degli abitanti delle città costruisca un proprio vocabolario per affrontare la stagione referendaria a partire da oggi condividendo strumenti, metodi e analisi” recita il comunicato finale di Massa Critica.
Una buona giornata potremmo dire, una assemblea lunga un giorno in cui i contenuti di questa fase del conflitto politico e sociale si vanno delineando con maggiore nitidezza.
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