Avete usato la parola che nessuno pronuncia: lockdown. Perché il tema non è all’ordine del giorno?
Perché il governo è ostaggio di Confindustria. Era già successo a marzo-aprile quando sono state lasciate aperte fabbriche che producono beni non essenziali causando contagi e morti. Oggi il problema è che sono mancate assunzioni e investimenti adeguati in sanità, trasporti e scuola e non ci sono misure economiche adeguate per garantire chi deve fermarsi.
In settori come ristorazione, turismo, sport e cultura tutto ciò che è bloccato deve essere coperto per tutta la durata dell’emergenza. Perciò sosteniamo chi dice: «tu mi chiudi, tu mi paghi».
Chiedete lockdown e reddito…
Esattamente, ma non si può far passare prima il lockdown e poi le misure economiche. È fondamentale che si faccia il contrario. In primavera gli ammortizzatori sociali e la cassa integrazione non hanno coperto tutti.
C’è una fetta enorme di lavoro povero che magari ha anche un contratto regolare, dove però risultano poche ore rispetto a quelle svolte davvero. Di conseguenza la cassa integrazione non supera i 3/400 euro ed è insufficiente.
Quindi diciamo: misure economiche adeguate per garantire la vita delle persone e protezione della salute anche attraverso il lockdown, l’unica formula che può interrompere effettivamente la diffusione del virus.
Come va finanziato il reddito?
Bisogna prendere i soldi da chi ce li ha. Ci sono settori che durante la pandemia sono cresciuti, come il commercio online. Amazon per esempio.
Questa non è una fase in cui ci si può arricchire o si possono moltiplicare i profitti, magari operando senza neanche pagare le tasse come i normali cittadini. L’intervento sui grandi patrimoni è ormai urgente. Se anche il Presidente della Repubblica riconosce che il Covid aumenta le disuguaglianze vuol dire che c’è qualcuno che sta bene e deve dare a chi non ha più nulla.
Bisogna tassare i grandi patrimoni e i profitti di chi in questi mesi ha guadagnato. Poi c’è il tema della riduzione delle spese militari, una questione vecchia che però durante una pandemia ritorna con urgenza.
Cos’è successo a Napoli?
Il mondo del lavoro non tutelato, senza ammortizzatori sociali e quello della piccola e piccolissima impresa si è trovato senza possibilità di sopravvivere. Ha retto con difficoltà nella fase complicata della primavera-estate.
Adesso, di fronte alla prospettiva di una nuova chiusura senza forme di sostegno economico, giustamente si ribella. Non è vero che quella piazza non riconosce con preoccupazione che c’è un virus da combattere.
È una piazza che vuole proteggersi dal virus, ma anche dalla fame che arriva, dalle condizioni economiche insopportabili a cui ci stanno costringendo.
Oggi le parole d’ordine sono: sanità pubblica, per proteggere la popolazione; reddito per tutti, per metterla nelle condizioni di affrontare degnamente questa situazione complicata.
* da il manifesto
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