Menu

Barroso a Goldman Sachs, così funziona la classe dirigente multinazionale

Alcuni, ancora oggi, ritengono che non ci sia una “classe dirigente multinazionale”, slegata di fatto da qualsiasi interesse nazionale ed agente solo in funzione di un potere economico marxianamente impersonale. Quelli che sono rimasti al tempo – ormai quasi soltanto italiano – in cui “capitalista” faceva coppia fissa con “padrone”. E che quindi fanno fatica a vedere il nemico lì dove è effettivamente, mentre continuano a cercarlo e trovarlo in personaggi di poca importanza, nessuno spessore, nessun futuro,

Non che José Manuel Barroso, in gioventù addirittura militante in un gruppo “maoista” portoghese, sia un personaggio notevole. La sua carriera si è interamente consumata dentro quella classe dirigente multinazionale che ha disegnato l’Unione Europea, quindi tutte le istituzioni e i trattati che la costituiscono, in stretta collaborazione con i principali gruppi finanziari e imprenditoriali multinazionali.

Però è proprio per questo la sintesi perfetta di cosa sia oggi un manager del capitale, senza un’impresa propria né proveniente dal mondo delle imprese. Un “non padrone”, ossia un funzionario che comprende alla perfezione (volendo esagerare…) le necessità del capitale e prepara insieme a migliaia di altri le istituzioni che meglio rispondono a quelle esigenze. Ed anche qui bisogna sottolinerare che le esigenze non sono un progetto di lunga durata, un “piano del capitale” (per dirla col linguaggio operaista-complottista), ma appunto bisogni contingenti, di breve-medio periodo, flessibili.

Bene: José Manuel Barroso, ex presidente della Commissione Europea, in carica dal 2004 al 2014, è stato nominato come presidente non esecutivo di Goldman Sachs. Non presidente davvero, insomma, ma figura di rappresentanza, figura di prestigio da esibire nell’attività di lobbying della prima banca d’affari del mondo.

La sua remuneratissima opera è esplicitata quasi senza filtri nel comunicato di Goldman Sachs che annuncia la nomina: «La sua esperienza e capacità di giudizio saranno di grande aiuto per noi e i nostri azionisti». Le sue entrature e conoscenze in mezzo mondo, e soprattutto ai piani alti della Ue, sono di per sé un “valore” da mettere a frutto, capitalisticamente parlando.

Barroso, tra il 2002 e il 2004 Barroso era stato anche primo ministro del Portogallo, giunto a quella carica come segretario generale dei “democratici” (ricorda qualcosa?). Prima di emergere come “leader politico” era stato professore alla Georgetown University di Washington e alla Woodrow Wilson School dell’università di Princeton.

Un personaggio fuori da ogni logica o interesse “nazionalistico”, come si vede, ma che ovviamente ha un luogo di nascita e un passaporto che ad un certo punto diventano importanti per un impiego particolare (premier di quel paese, per esempio, o anche semplice ministro).

Una volta ci si stupiva perché la classe politica degli Stati Uniti veniva direttamente dal mondo delle imprese e lì tornava dopo qualche anno nella stanza dei bottoni di Washington. Ora quel modello è diventato l’unico modo di individuazione di una ristrettissima cerchia di “potenziali leader” per questo o quel paese. Sarà un caso, ma anche Mario Draghi – prima di tornare in Banca d’Italia da governatore – era stato vicepresidente della sezione europea di Goldman Sachs. E sarà un caso anche che si faccia con insistenza il suo nome come miglior sostituto possibile di Renzi, ormai sulla passerella che porta dal ponte di comando all’acqua del mare.

Anche per l’Italia, in quel caso, sarà finita l’epoca dello storytelling e si farà avanti nuovo la dura legge delle “necessità tecniche” legate al pareggio di bilancio. Tecnicismi che favoriranno come sempre qualcuno punendo drasticamente qualcun altro. Lo ammette ormai persino la tessera numero uno del Pd, al secolo ingegner Carlo De Benedetti (vedi https://contropiano.org/news/politica-news/2016/07/10/de-benedetti-ringrazia-renzi-lo-licenzia-081517 e http://www.corriere.it/politica/16_luglio_08/de-benedetti-le-elite-hanno-fallito-l-italicum-cambi-o-votero-no-e711131e-4544-11e6-888b-7573a5147368.shtml).

Un lavoro da far fare a funzionari sperimentati, visti all’opera in decine di anni di onorato servizio. Come Mario Monti, insommma. Tanto per loro un posto da presidente onorario si troverà sempre…

E la democrazia?, direte voi… Beh, nessun potere è perfetto. Neanche la democrazia lo era, dunque se ne può fare a meno…

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *