Fabrizio Rondolino è uno dei tanti giornalisti-consiglieri-per-la-comunicazione che hanno scelto di stare alla corte del potente di turno anziché faticare alla ricerca della notizia. In molti, tra i giornalisti di mestiere, lo ricordano quando faceva parte della “banda dei Lothar” – dal nome del “tuttofare negro e pelato”che accompagnava Mandrake nel fumetto omonimo. Lui, Claudio Velardi (allora capo dello staff) e Marco Minniti facevano corona a Massimo D’Alema nel momento di picco della sua carriera, quando Palazzo Chigi veniva descritta – da Guido Rossi, uno che se ne intende – come una merchant bank dove non si parla inglese. Tutti accomunati dall’assoluta assenza di capelli, mentre l’allora lider Massimo sfoggiava baffetti e capigliatura da mago.
Come intellettuale non viene di certo ricordato per il suo primo e unico libro – un romanzo erotico pubblicato da Einaudi ma ignorato dal pubblico – quanto per il suo rapido passaggio nel campo teoricamente opposto, alla corte di Berlusconi, dove cura programmi di alta cultura come Il grande fratello, Il ristorante e La pupa e il secchione. Lavora per anni a Cnale 5, scrive su Il Giornale, insulta D’Alema ogni volta che può e incensa il suo datore di lavoro (“Più volte B. ha ricordato la gioia che suo padre portava in casa ‘come se avesse il sole in tasca’. È un’espressione molto bella, perché il sole deve riscaldare e rischiarare, ma deve anche restare nascosto in tasca per non accecare chi lo guarda”),
Non si nega neanche un passaggio come “consulente politico” di Daniela Santanché, prima di fiutare il vento e correre alla corte di Matteo Renzi. Da qui all’ingresso nella nuova L’Unità diretta da Erasmo De Angelis (ex verde ed ex redattore fiorentino de Il manifesto) il passo è infine brevissimo.
Sotto quest’ultima cupoletta ha partorito un tweet insulante verso tutti i professori meridionali in questi giorni impegnati a protestare per lo scandalo dei trasferimenti folli decisi da un algoritmo adottato dal Miur. Merita di essere citato per intero: “Se gli insegnanti del Sud che urlano in tv conoscessero l’Italiano, almeno capiremmo che vogliono“.
Meritoria dunque l’iniziativa di un folto gruppo di insegnati centro-settentrionali aderenti al movimento Partigiani della Scuola Pubblica, che inquadra il Rondolino restituendogli la statura che merita. Purtroppo non altissima…
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La “Questione Meridionale” da Gramsci a Rondolino”
Noi, insegnanti del Nord e del Centro Italia esprimiamo solidarietà nei confronti delle colleghe e dei colleghi del Sud che, riunitisi per manifestare a Napoli il 4 agosto scorso riguardo alle anomalie del procedimento di mobilità, sono stati apostrofati dal giornalista Fabrizio Rondolino sulle pagine del quotidiano l’Unità e tramite tweet con espressioni di carattere discriminatorio e razzista, lesive della loro dignità di docenti.
Le anomalie sono rilevate anche dalle Organizzazioni sindacali che, senza procedure trasparenti e pubbliche, vedono trasferiti lontani dal proprio luogo di residenza i docenti di tutta Italia ed in tutta Italia, in una confusione ed illogicità proprie delle azioni casuali e senza criteri di un folle algoritmo.
Desta meraviglia che un quotidiano nazionale, di cui socio azionista è un partito al governo del Paese, possa ospitare nelle sue pagine articoli di un giornalista che si è permesso di istigare la polizia alla violenza fisica sugli insegnanti in occasione di una manifestazione a Roma del giugno 2015 e che non perde occasione di gettare impropriamente discredito diffondendo informazioni non veritiere sul lavoro e la professionalità dell’intera categoria docente e che probabilmente confonde la realtà scolastica per il reality “Grande Fratello” da cui proviene.
Ci appelliamo alla deontologia professionale dei giornalisti perché la campagna diffamatoria nei confronti degli insegnanti italiani cessi al più presto in quanto compito della stampa non è disinformare, ma fornire elementi di conoscenza attendibili. Esortiamo quindi un impegno dei nostri colleghi “dottori” della stampa perché la conoscenza e la verità non vengano sacrificati e asserviti al potere di turno.
Un ultimo riferimento lo vogliamo fare a Gramsci, che del quotidiano L’Unità fu il fondatore con una citazione: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia”.
Noi siamo Partigiani. Abbiamo deciso di stare dalla parte della scuola pubblica statale, dalla parte della Costituzione e della libertà di informazione.
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Manlio Padovan
Bene hanno fatto questi insegnanti a far sentire la loro voce.
Per quanti riguarda F. R. c’è da dire che nulla di buono c’è da aspettarsi da lui e tutti quelli, non sono pochi purtroppo, che amano o hanno amato fare i servi e i leccaculo di un patentato criminale, figlio di un attestato crminale: altro che sole in famiglia!
Mi dispiace tanto per la fine infame de L’unità. Ed oggi non so che leggere. Compro tutti i giorni il manifesto che, non a caso, è tutto papalino; in attesa che esca e sia disponibile un quotidiano veramente comunista.