In uno scenario in cui la regola del “nemico del mio nemico è mio amico” sembra ormai dilagante, centinaia di miliziani ribelli siriani legati al Free Syrian Army (l'Esercito siriano libero, Esl, sostenuto dalla Turchia), si starebbero preparando ad attaccare l'Isis dal territorio turco nella cittadina di confine di Jarablus. Lo riferiscono media locali, aggiungendo che l'assalto dovrebbe partire nei prossimi giorni. L'attacco a Jarablus da parte dell'Esl, sostenuto da Ankara, punta ad impedire che la cittadina venga presa dalle Forze democratiche siriane (Sdf), la milizia curda appoggiata dagli Stati Uniti che solo due settimane fa ha espugnati dai jihadisti la città di Manbij nel nord della Siria.
Si segnalano intanto alcune contraddizioni tra la Russia e l’Iran sull’uso delle basi militari sul territorio iraniano da parte dell’aviazione russa. Il Ministero della Difesa di Mosca in giornata ha chiarito attraverso il generale Igor Konashenkov che: "La base aerea di Hamadan nella Repubblica islamica dell'Iran sarà utilizzata ulteriormente dall'aviazione russa sulla base degli accordi reciproci in materia di lotta contro il terrorismo, e in funzione della situazione in Siria". Il portavoce del ministero della Difesa russo ha aggiunto però che al momento i bombardieri e i jet partiti dall'Iran hanno fatto rientro in patria. "Tutti gli aerei russi che hanno partecipato a questa operazione si trovano nel territorio della Federazione Russa". Dal 16 agosto scorso la Russia aveva utilizzato la base iraniana per la prima volta in quella che Mosca definisce una "campagna anti-terrorismo" in Siria, facendo partite i bombardieri a lungo raggio Tupolev e i jet russi dall'Iran, per attacchi aerei contro lo Stato islamico e Jabhat Al Nusra, ossia i gruppi jihadisti in Siria. Cinque giorni fa, il ministero russo della Difesa aveva confermato il dispiegamento degli aerei in Iran. Mikhail Ulyanov, del ministero degli Esteri russo ha ribadito che Mosca sta esclusivamente utilizzando l'infrastruttura presso Hamadan in Iran come campo di volo, il che non rende necessaria l'approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Diversamente si dovrebbe "procedere in base alla Risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza Onu, che stabilisce le misure di regolamentazione delle forniture di armi all'Iran. In questo caso, non stiamo parlando di forniture di armi o di vendita", ha sottolineato Ulyanov.
Il ministro della Difesa iraniano Hossein Dehghan aveva parlato di frasi "sconsiderate" della Russia che voleva dimostrare di essere una "superpotenza" utilizzando la base iraniana per i suoi raid in Siria e aveva aggiunto che la struttura non era stata data in alcun modo in concessione alla Russia. "È una specie di spettacolo", ha detto. Lo stesso ministro due giorni fa, all'indomani dell'inizio dei raid dei bombardieri russi partiti dalla base iraniana, aveva però affermato che i russi "potranno usare la base per tutto il tempo necessario". I ministri della difesa della Russia, Iran e Siria si erano incontrati a giugno a Teheran proprio per discutere della strategia militare congiunta. Dehghan ha dichiarato oggi che Teheran si aspetta che Mosca onori gli impegni sul resto delle consegne di sistemi di difesa aerea S-300 a settembre. "La parte principale del lotto è stato consegnato. Spero che i sistemi di difesa aerea rimanenti saranno consegnati a Teheran entro il prossimo mese". L’accordo sulle forniture militari russe all’Iran risalee a quasi 10 anni fa (2007). Secondo l’accordo Mosca avrebbe dovuto consegnare a Teheran cinque divisioni di sistemi missilistici S-300 composte da 40 rampe di lancio. Ma a causa delle sanzioni internazionali contro l'Iran la Russia aveva bloccato la fornitura. L'Iran denunciò allora per inadempienza Mosca al tribunale di Ginevra chiedendo 4,2 miliardi di dollari. A Teheran intanto è atteso il presidente turco Erdogan, per una visita che potrebbe cambiare molti degli scenarimediorientali. Le frizioni tra Russia e Iran sembrano per ora rientrate ma sono indicative di un clima in cui nel teatro di guerra in Siria tutte le alleanze sembrano seguire una logica a “geometria variabile”.
Sul piano della tregua ad Aleppo, che avrebbe dovuto partire in questi giorni ma non sembra essere decollata, si segnala intanto che questa settimana a Ginevra, con la presenza dell'inviato speciale dell'Onu per la Siria Staffan de Mistura, potrebbero riprendere i colloqui tra il segretario di stato americano John Kerry ed il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.
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